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(Iraq occupato)

Iraq: muore la speranza

(15 Settembre 2007)

Secondo un sondaggio realizzato in tutto l'Iraq dalla BBC, e che non risulta essere stato diffuso da alcun media italiano, sono triplicati gli iracheni che appoggiano la resistenza. Ma si vive male e due su tre non sperano più in un domani migliore.

Il pretoriano David Petreus, il comandante in capo George Bush, l'amico nemico primo ministro iracheno Nouri Al Maliki, insistono nel cercare di convincere l'opinione pubblica mondiale che le cose in Iraq vanno sempre meglio e gli italiani ancora ricordano l'ex primo ministro Silvio Berlusconi millantare che oramai in Iraq l'ultima cosa che non funzionasse fossero i semafori.

In realtà le cose vanno sempre peggio in un paese dove il 70% dei bambini e adolescenti sta vivendo il quarto anno consecutivo senza scuola. Lo conferma oggi un sondaggio commissionato dalla britannica BBC e da altri tre media e realizzato dall'impresa statunitense D3 System che ha intervistato 2.000 cittadini nelle 18 province del paese.

Solo il 26% degli iracheni si sente sicuro. Lo stesso sondaggio, realizzato tre anni fa, riportava che il 40% si sentiva sicuro. Ma il dato più drammatico e che registra un vero crollo è quello delle aspettative. Tre anni fa, dopo un anno di guerra, ben il 64% della popolazione pensava che le loro vite sarebbero migliorate. Oggi appena la metà, il 35% conserva speranze di un futuro migliore. Due iracheni su tre dunque, non hanno speranze per il futuro.

Tre anni fa appena il 17% degli iracheni giustificava le azioni (che in Occidente vengono definite terroriste) contro le truppe d'occupazione. Oggi il dato si è triplicato. Il 51% della popolazione irachena approva gli attacchi dei resistenti contro gli invasori. C'è da supporre che si tratti di una cifra ribassata dalla opportuna reticenza su un tema sensibile.

Poi si passa alla difficile quotidianità di quasi 2000 giorni vissuti sotto occupazione militare straniera. Praticamente tutti, il 93%, sono preoccupati dalla mancanza di energia elettrica in un paese che, come è noto, galleggia sul petrolio. L'80% è disperato per la mancanza di lavoro.

Dal sondaggio emerge che i sunniti siano sensibilmente più pessimisti degli sciiti. E' comprensibile. Ma la maggior parte degli iracheni (56%) non crede di star vivendo una guerra civile e addirittura il 94% desidera che il paese rimanga unito. Quest'ultima è una buona notizia, una delle poche in quattro anni di occupazione militare straniera.

Gennaro Carotenuto
http://www.gennarocarotenuto.it

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