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Ungheria: attacco contro la libertà d’espressione

Un nuovo episodio della “caccia alle streghe” anticomunista in Europa

(18 Settembre 2007)

Il Presidente del Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese, Gyula Thurmer, ha inviato una lettera ai partiti comunisti di tutti i paesi, chiedendo solidarietà per il nuovo attacco sferrato contro i comunisti nel suo paese. Nell’associarci alla solidarietà che già si sta manifestando nel mondo verso i coraggiosi militanti comunisti ungheresi impegnati a difendere l’esistenza del loro partito, ci auguriamo che anche i rappresentanti istituzionali delle forze democratiche e di sinistra presenti in Italia facciano la loro parte, innalzando una vigorosa protesta nei confronti delle autorità di un paese che, oltretutto, fa parte dell’Unione Europea.

Si ponga immediatamente fine alla persecuzione in atto!

06/09/2007
La redazione di "Resistenze.org"

Cari compagni,

L’intero Presidium del Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese si trova sotto la minaccia della condanna a due anni di prigione. Venerdì 21 settembre 2007, il Tribunale cittadino di Szekesfehervar giudicherà la causa intentata contro il Presidium del Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese (HCWP). Il Presidente Gyula Thurmer ed altri sei membri del Presidium sono accusati di “diffamazione pubblica”. Secondo il Codice Penale Ungherese essi potrebbero essere condannati ad un massimo di due anni di carcere.

Chiediamo la vostra solidarietà. Vi chiediamo di condannare la persecuzione politica contro il nostro partito. Vi chiediamo di organizzare in settembre manifestazioni davanti all’Ambasciata ungherese del vostro paese, esigendo la fine della persecuzione contro i comunisti e che vengano garantiti i diritti costituzionali del popolo.

I retroscena del caso

Nel giugno 2005, appena dopo le elezioni per il Parlamento Europeo, l’ex vicepresidente del Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese, Attila Vainaj, avviò un’ampia offensiva politica ed ideologica contro la leadership del partito, chiedendo un cambiamento radicale della sua linea politica. Le caratteristiche di fondo di tale posizione consistevano nell’esigere dai comunisti la cooperazione e la collaborazione con il Partito Socialista Ungherese, che governava l’Ungheria dal 2002. Egli riuscì ad ottenere sostegni in quelle città e località, dove i membri del nostro partito collaboravano con i socialisti nelle amministrazioni locali.

La maggioranza dei membri del Comitato Centrale e la maggioranza dei membri del Partito respinsero la posizione di Attila Vajnai e dei suoi sostenitori, considerandola una piattaforma politica che pretendeva di mettere in discussione l’intera esperienza politica del partito; di distruggere l’unità del partito, e di trasformarlo in una forza riformista e in un fedele alleato dei socialisti al governo. Il Comitato Centrale confermò la tesi, secondo cui il Partito Socialista Ungherese è un partito capitalista con una tipica politica neoliberale. Esso non ha niente a che fare con i programmi e i valori della Sinistra.

Il Comitato Centrale decise l’espulsione di Vajnai e dei suoi sostenitori dal partito il 12 marzo 2005. Alcune settimane più tardi, il 2 aprile 2005, il Comitato Centrale convocò il 21° Congresso del partito per il 4 giugno 2007, allo scopo di risolvere la crisi politica.

L’opposizione interna, capeggiata da Attila Vajnai, si appellò allora al Tribunale di Budapest, chiedendo l’invalidazione delle risoluzioni del Comitato Centrale del Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese.

Il Tribunale di Budapest invalidò le risoluzioni del Comitato Centrale l’8 giugno 2005, riconfermando l’appartenenza di Vajnai e dei suoi sostenitori al partito e a tutti gli incarichi dirigenti ricoperti in precedenza e annullando così tutte le decisioni prese dal partito nel 21° Congresso.

La conseguenza è stata la quasi totale paralisi dell’attività per alcuni mesi, che ha impedito un’adeguata preparazione delle elezioni parlamentari di aprile 2006. Sì è determinata una situazione molto difficile per l’intero partito e l’insieme del movimento operaio.

Il Presidium del Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese ha espresso la propria opinione in una dichiarazione. Esso ha affermato che la sentenza è stata una sentenza politica, che non ha precedenti nella storia legale degli ultimi due decenni. Il Presidium ha dichiarato che la sentenza rappresenta una risposta vendicativa al referendum promosso dal nostro partito contro la privatizzazione degli ospedali (il referendum si è svolto nel 2004 e circa due milioni di elettori hanno votato contro la privatizzazione del sistema sanitario).

Il Tribunale di Budapest ha richiesto al Presidium del partito di ritirare immediatamente la propria opinione e di dichiarare che la sentenza non aveva niente a che fare con la politica. La leadership del partito ha rifiutato di farlo.

Il presidente del Tribunale di Budapest ha poi deciso di chiamare in giudizio l’intera dirigenza del partito. Sul caso ha indagato la polizia nel febbraio 2006 (proprio alla vigilia delle elezioni parlamentari) ed il Presidium è stato incriminato per “diffamazione pubblica”.

La posizione del Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese

Il Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese è convinto che questa sentenza violi la Costituzione ungherese. L’articolo 61 della Costituzione concede a chiunque la libertà di esprimere la propria opinione.

Pensiamo che lo scopo della persecuzione sia quello di attaccare il nostro partito. Nel 2005, la sentenza del Tribunale di Budapest ha impedito che il partito si mobilitasse perché la crescente insoddisfazione del popolo entrasse in parlamento.

Ora, nel momento in cui ci stiamo consolidando, alcuni circoli politici vogliono liquidare il partito.

Ciò è parte di una vasta campagna anticomunista in corso in Europa. A Praga, l’Unione della Gioventù Comunista è stata messa al bando; a Budapest, la tomba dell’ex leader comunista Janos Kadar è stata profanata; a Tallin, il monumento agli eroi sovietici è stato smantellato. Adesso, due anni di prigione minacciano i dirigenti comunisti ungheresi.

Ribadiamo che i comunisti ungheresi continueranno la lotta, e che nessuno potrà intimidirli. In questa dura situazione chiediamo il vostro sostegno e la vostra solidarietà.

Fraternamente,

Traduzione dall’inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Gyula Thurmer
Presidente del Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese

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