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Il senso della missione

(26 Settembre 2007)

“Il senso della missione non cambia”: questo il primo commento espresso dal presidente del Consiglio, Romano Prodi, in relazione alle notizie provenienti dall'Afghanistan dove un blitz anglo – italiano ha liberato due agenti italiani del SISMI,uno dei quali ferito gravemente mentre si registrava l'uccisione di uno degli accompagnatori e una vera e propria strage tra i rapitori.

“Il senso della missione non cambia”, quando tutti gli osservatori ammettono lo stato delle cose in atto nel Paese, dove il governo Karzai controlla a malapena alcuni palazzi della capitale ed i focolai di guerra si allargano vistosamente, arrivando a coinvolgere (come era nelle previsioni, da mesi: previsioni formulate anche dal ministro degli Esteri, D'Alema) la provincia dell'Herat di competenza del “nostro” (si fa per dire, ovviamente) contingente.

La destra plaude al blitz, anche se Fini fa notare come sia necessario ormai superare l'ipocrisia delle attuali regole d'ingaggio ( troppi “caveat” ha detto il presidente di AN, nel corso del suo intervento alla Camera) passando ad un più chiaro e coerente spiegamento bellico sul terreno da parte del “nostro” (sempre tra virgolette) apparato bellico presente in Afghanistan.

A sinistra che cosa succede? I Comunisti Italiani chiedono il ritiro delle truppe, mentre Rifondazione Comunista si rifugia (come è ormai suo uso e costume a tutti livelli) nell'ignavia, reclamando un non ben identificabile “processo di pace” (in quale sede avviare le trattative, con chi, con quale obiettivo? Ecco alcuni dei quiz che si potrebbero proporre a questi campioni del propagandismo generico).

Ritiro delle truppe, d'accordo, ma come primo passo per una proposta del tutto alternativa di politica estera che deve considerare la pace nella zona, come obiettivo di un processo molto articolato che deve partire dalla Palestina, per passare al Libano ed arrivare all'Irak: si tratta di una questione di carattere globale, che deve essere considerata come tale avendo al primo posto, nell'avanzare alcuni elementi di riflessione, la necessità di equilibrio internazionale rispetto alla superpotenza USA e le condizioni materiali di vita dei popoli coinvolti, derubati delle proprie materie prime, ridotti in sudditanza dalla presenza di eserciti stranieri sul loro territorio, impediti a sviluppare i loro peculiari elementi di confronto politico dalla “esportazione della democrazia”che avviene sui cingoli dei carri armati.

Il “senso della missione” italiana è quello, chiaro e inoppugnabile di una missione di guerra: qui sta la differenza tra una richiesta di immediato ritiro della truppe italiane avanzata da chi condivide questa analisi che ho cercato di tirare giù molto rozzamente ma che pure mi permetto di definire sufficientemente realistica e chi chiede il ritiro delle truppe strumentalmente, per ragioni di propaganda, e poi continua a sostenere quel governo per il quale – appunto - “il senso della missione rimane inalterato”.

Insomma: se mai ce ne fosse stato bisogno la dimostrazione dell'ennesima contraddizione del centro – sinistra e della debolezza colpevole, del vero e proprio smarrimento che colpisce la cosiddetta “sinistra radicale di governo”.

Savona, li 24 Settembre 2007

Franco Astengo

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