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Un altro 23 luglio nero per i lavoratori

(29 Settembre 2007)

La critica all'intesa sulla previdenza si allarga.

Il referendum fatto dopo gli accordi e' un metodo antidemocratico che perpetua il potere delle oligarchie sindacali e dimostra la loro distanza dai problemi concreti dei lavoratori.

Quello che segue e' il commento ed il contributo di un gruppo di ferrovieri degli impianti manutenzione di roma magliana trastevere ostiense, tuscolana e di macchinisti del deposito locomotive di roma san lorenz

Siamo lavoratori delle ferrovie, profondamente turbati dalla modalità con cui i sindacati stanno gestendo l’informazione sull’accordo governo-parti sociali del 23 luglio scorso denominato: “PROTOCOLLO SU PREVIDENZA, LAVORO E COMPETITIVITA’ PER L’EQUITA’ E LA CRESCITA SOSTENIBILI ”.
Da quello che abbiamo potuto capire soltanto dalla lettura dei giornali e nei momenti di discussione tra di noi, con tale piattaforma posta a base del negoziato, si attueranno determinate scelte legislative su materie come lo stato sociale ed il lavoro, e pertanto la prima considerazione che poniamo è: come si può discutere di materie così importanti per i lavoratori e nello stesso tempo escluderli dalla discussione?
Ci siamo sentiti infatti dei meri spettatori durante tutta l’estate, un periodo dell’anno in cui è fisiologico l’allentamento dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro; la confusione è grande, siamo rimasti appesi a quelle notizie giornalistiche con sensazioni altalenanti su quale sarebbe stato il destino delle nostre legittime aspettative di tutela sociale, senza poter intervenire in merito.

Quelle stesse aspettative che erano ben definite nel programma del governo Prodi, un programma sostenuto da gran parte di lavoratori alle ultime elezioni:

- abolizione della legge di riforma delle pensioni 243/04 ( c.d. legge Maroni)
- superamento della legge 30/04 di riforma del mercato del lavoro (c.d. legge Biagi)
- politiche per l’ampliamento dei diritti sociali e civili.

L’unica nostra speranza in questi mesi, è stata che i sindacati mantenessero posizioni di responsabilità verso i lavoratori, attuando quei punti programmatici, che peraltro scaturiscono dai documenti congressuali delle nostre OOSS (soprattutto della CGIL), sentiamo oggi sempre più vana quella speranza.
Se da una parte ci appare evidente che il bilancio complessivo del protocollo del 23 luglio scorso è negativo per il lavoro e lo stato sociale, dall’altra tanto più ci sembra umiliante l’atteggiamento di quel sindacato che vuole un pronunciamento di approvazione dei lavoratori e lo vuole a tutti i costi, negando ogni possibile dialettica nella consultazione. Dunque la nostra critica è:

nel merito

- sulle pensioni, invece che semplicemente abolire la nefasta legge Maroni, si è operata una vera e propria riforma che se possibile la peggiora;
- sul lavoro, invece che almeno, superare la legge 30, ne sono confermate le direttive più precarizzanti, e con la decontribuzione del salario derivante da contrattazione di secondo livello e degli straordinari si è ceduto l’incedibile; la centralità del contratto nazionale e quel che restava della capacità di controllo sindacale sugli orari di lavoro

sul metodo

- non è accettabile che l’unica possibilità di pronunciamento per i lavoratori sia una consultazione calata dall’alto dagli apparati sindacali, in tutta fretta e fino ad ora in assenza di un coinvolgimento effettivo dei lavoratori stessi, così come non sono accettabili le palesi manifestazioni di mancata democrazia interna alle organizzazioni che stanno caratterizzando la gestione di questo delicato passaggio politico sindacale (valga su tutte la questione FIOM, la lettera intimidatoria al comp. Segretario Nicola Nicolosi), e che quali siano i vantaggi e gli svantaggi di questo protocollo, va garantita la pluralità delle posizioni nelle assemblee (se e dove ci saranno), perché ognuno possa dare la sua interpretazione e dire secondo lui a chi vanno gli uni e a chi gli altri, e magari invitare i lavoratori a votare NO.

GRUPPO FERROVIERI IMPIANTI MANUTENZIONE DI ROMA MAGLIANA TRASTEVERE OSTIENSE, TUSCOLANA E DI MACCHINISTI DEL DEPOSITO LOCOMOTIVE DI ROMA SAN LORENZO

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