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Gli ex alunni della scuola Diaz

Gli ex alunni della scuola Diaz

(15 Novembre 2012) Enzo Apicella
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Informiamo e denuciamo

Il 27 agosto si è chiusa l’inchiesta che ha portato in carcere 16 compagni.

(1 Ottobre 2007)

Dopo il clamore dei mass media, durato settimane, teso a sostenere le tesi dell'accusa e la pericolosità degli indagati, oggi solo qualche riga per comunicare laconicamente le notizie sulla concessione dei domiciliari ...

Informiamo e denuciamo

Il 27 agosto si è chiusa l’inchiesta che ha portato in carcere 16 compagni, nostri parenti e amici, per reato associativo (associazione sovversiva e banda armata). Oggi cinque di essi si trovano agli arresti domiciliari, Alfredo Davanzo è ancora tenuto in isolamento mentre gli altri sono stati dispersi nelle carceri più distanti fino all'Ucciardone.

Dopo il clamore dei mass media, durato settimane, teso a sostenere le tesi dell'accusa e la pericolosità degli indagati, oggi solo qualche riga per comunicare laconicamente le notizie sulla concessione dei domiciliari e assolutamente nulla per dare informazione sulle condizioni in cui gli arrestati si trovano.

Denunciamo a gran voce questo silenzio!
Un silenzio complice anche della evidente negazione del diritto alla difesa attuato con la dispersione degli indagati.

I compagni sono tutti molto lontani dalle loro famiglie oltre che dagli avvocati e ciò comporta pesanti problemi sia economici che di tempo per poterli incontrare.

Sugli arresti domiciliari
I cinque compagni in questa condizione subiscono vessazioni assurde, divieto di comunicare con chiunque e di scrivere e ricevere posta cosa in carcere invece era permessa, allontanamento dalla propria abitazione e in alcuni casi dalla città in cui abitualmente vivevano per evitare la vicinanza al contesto “solidale”. Si è toccato poi il ridicolo con l’arresto/provocazione per “evasione” di uno degli imputati, reo di essersi messo a studiare nel giardino di pertinenza della casa.

Sulla detenzione e sul regime di EIV (Elevato Indice di Vigilanza)
I nostri familiari (dopo sei mesi di isolamento) sono tutti sottoposti a questo regime di sorveglianza speciale, su cui la corte di Strasburgo ha in passato espresso una sentenza di condanna formale. Questo regime non ha regole precise, non ha una durata prestabilita e può quindi essere disposto a piacimento.

La metodologia di applicazione varia da carcere a carcere, a seconda della struttura e delle decisioni del/della direttore/direttrice. Capita così che alcuni facciano solo due ore d’aria al giorno, e con un numero ristretto di detenuti, altri siano tenuti in isolamento totale (e illegale), altri facciano aria e socialità. In generale, tutti i nostri cari, essendo considerati dei “pericolosi terroristi”, subiscono le misure più restrittive. E' un regime in cui l'arbitrarietà e la regola.
Inoltre ogni altro "diritto" previsto dall'ordinamento penitenziario è solo sulla carta.
Dal regolamento recante le norme sull’ordinamento penitenziario, approvato dal Consiglio dei ministri il 16/6/2000

Sulla carta: art.1 “Il trattamento degli imputati sottoposti a misure privative della libertà consiste nell’offerta di interventi diretti a sostenere i loro interessi umani, culturali e professionali”.

Nella realtà: i nostri familiari e molti loro compagni di detenzione sono sottoposti a un regime di carcere duro che impedisce di accedere a corsi di studio attivati presso il carcere o al lavoro. In molte carceri i corsi sono del tutto assenti e l’intervento degli educatori è finalizzato alla mera attività di “osservazione” del detenuto e dei suoi comportamenti.

Sulla carta: Art 7 “Servizi igienici. [...] I vani in cui sono collocati.. sono dotati di lavabo, doccia..”
Nella realtà: In quasi nessun carcere esiste la doccia nella cella. In molte carceri, l’accesso alle docce comuni viene limitato a una o due volte a settimana.

Sulla carta: Art. 37 “Colloqui. I colloqui avvengono in locali interni senza mezzi divisori ...”
Nella realtà: In molte carceri, soprattutto al sud, i “banconi” di legno o di marmo sono tuttora presenti nelle sale colloquio, rendendo impossibile un contatto fisico che non si limiti alle strette di mano. In alcuni casi (Poggioreale, Na), se le sale sono piene, alcuni detenuti hanno dovuto fare il colloquio nella sala riservata ai colloqui in 41 bis, munite di vetri divisori. I regolamenti interni di molte carceri rendono molto difficoltoso l’accesso al colloquio per i familiari, soprattutto se vengono da fuori città; le direzioni degli istituti inoltre si permettono di sindacare sulle autorizzazioni ai colloqui concesse dal magistrato titolare dell’inchiesta e unici titolati a decidere per i reclusi in attesa di giudizio.

Sulla carta: Art 44 “Studi universitari. I detenuti...che risultano iscritti a corsi di studio universitari... sono agevolati per il compimento degli studi”

Nella realtà: Tale diritto viene continuamente violato e sta alla buona volontà del direttore del singolo carcere disporre una condizione che permetta agli studenti reclusi di fare gli esami. Il trasferimento dei prigionieri, nel caso dei nostri cari a centinaia di chilometri dalla città in cui erano residenti e studiavano, rende ancora più difficoltoso il proseguimento degli studi. E’ inoltre assurdo che si spendano montagne soldi pubblici per costosi spostamenti in giornata dei detenuti per svolgere gli esami, quando sarebbe più sensato evitare di trasferirli lontano dal luogo di residenza.

I compagni, come succede anche a tutti gli altri prigionieri, quindi vivono nelle carceri italiane in una situazione di totale arbitrarietà. Le carceri dove lo stato rinchiude persone accusate di aver infranto la legge sono luoghi in cui tale legge è continuamente violata. Quella che viene chiamata "democrazia" viola palesemente ciò che dice di tutelare. Non è un paradosso ma siamo difronte ad una mistificazione. Le legge non è uguale per tutti!

Pensiamo che questi trattamenti arbitrari, al limite della stessa legalità borghese, non siano casuali o riservati unicamente ai nostri cari. Sono stati applicati, ad esempio, in modo massiccio anche ai prigionieri islamici nel silenzio generale e con l'apparente consenso dell’opinione pubblica, anche in quel caso con la scusa della “lotta al terrorismo”. Lo schema è quello consueto di far passare norme restrittive e peggiorative per tutti colpendo prima gli “indifendibili” o presunti tali. Questa logica va contrastata

Non abbiamo più fiducia nella bontà e sincerità della cosiddetta “giustizia” e del sistema penitenziario che dovrebbe punire i “cattivi”. Se così fosse, le galere sarebbero piene di padroni che mandano a morire i lavoratori nei cantieri insicuri o in fabbrica, e invece di loro non ce n'è alcuno, perché per la morte di un operaio al massimo si rischia una multa.

Associazione di Solidarietà Parenti e Amici degli arrestati il 12/2/2007
mail: parentieamici@libero.it
conto corrente postale
80152077
intestato a:
Associazione Solidarietà Parenti e Amici
Bonifici bancari nazionali:
bban-i-07601-12100-000080152077
Bonifici bancari internazionali
iban it-94-i-07601-12100-000080152077


Attualmente i compagni agli arresti domiciliari sono cinque..
Per tutti vige il divieto assoluto di comunicare con altre persone che non siano i familiari più stretti.
Per decisione del gip Salvini a tutti i compagni è stata imposta un’abitazione per gli arresti domiciliari diversa da quella dove abitualmente vivevano, fuori dal comune di appartenenza o adirittura in altre città.
Questa è la chiara dimostrazione di voler tenere i compagni lontani dal contesto quotidiano nel quale sono inseriti e riconosciuti dal movimento di classe anche come sinceri ed apprezzati sindacalisti .

DAL 17 LUGLIO ALESSANDRO TOSCHI SI TROVA AGLI ARRESTI DOMICILIARI A CASA DELLA MADRE.

DAL 28 LUGLIO ANDREA SCANTAMBURLO SI TROVA AGLI ARRESTI DOMICILIARI PRESSO LA CASA DEL PADRE. HA IL PERMESSO DI VEDERE LA SUA COMPAGNA ED I SUOI FIGLI SOLO PER TRE ORE AL GIORNO CON UN ORARIO IMPOSTO DALLE 16.00 ALLE 19.00.

DAL 1° AGOSTO FEDERICO SALOTTO SI TROVA AGLI ARRESTI DOMICILIARI PRESSO LA CASA DELLA NONNA.

DALL’ 11 SETTEMBRE GIAMPIETRO SIMONETTO SI TROVA AGLI ARRESTI DOMICILIARI PRESSO LA CASA DEI GENITORI .

DAL 12 SETTEMBRE ALFREDO MAZZAMAURO SI TROVA AGLI ARRESTI DOMICILIARI PRESSO LA CASA DEI FAMILIARI AD UDINE.

POCO PRIMA DELLA CONCESSIONE DEGLI ARRESTI DOMICILIARI AD ALFREDO ERA STATA NEGATA LA POSSIBILITA‘ DI POTER COMUNICARE, TELEFONICAMENTE, CON LA SUA COMPAGNA AMARILLI ATTUALMENTE DETENUTA NEL CARCERE DI VIGEVANO.

Tutti i compagni che si trovano attualmente agli arresti domiciliari hanno inoltre il divieto di comunicare anche attraverso una semplice lettera.
Questo è chiaramente un altro mezzo per tentare di isolarli visto che durante la detenzione in carcere potevano scrivere e ricevere posta anche fra coimputati e che inoltre, dalla chiusura delle indagini, non vige più la censura sulla corrispondenza dei compagni detenuti.
Queste ulteriori vessazioni non fiaccano di certo la voglia di lottare e di sentirsi uniti a tutti gli altri compagni.
Continua ad essere quanto mai evidente che la solidarietà che si è formata ed è cresciuta intorno agli arrestati del 12 febbraio è per la magistratura molto scomoda perché traduce il riconoscimento dei compagni all’interno nel movimento di classe.
Come parenti e amici degli arrestati continuiamo ad essere in prima fila nel rafforzamento di questa solidarietà, che non vuole essere confusa o tradotta in “umanitaria” proprio per rivendicare l’identità politica dei nostri cari.

Per scrivere a tutti i compagni agli arresti domiciliari :
TOSCHI ALESSANDRO,
ANDREA SCANTAMBURLO,
FEDERICO SALOTTO,
GIAMPIETRO SIMONETTO,
ALFREDO MAZZAMAURO,
potete scrivere ad un unico indirizzo:
“Associazione solidarietà parenti e amici” - Via Varese 10, 35100. Padova

Fonte

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