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(29 Ottobre 2011) Enzo Apicella
Klaus Regling è a Pechino per cercare 100 miliardi di dollari per il fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf) di cui è Direttore

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    il nostro no e' la lotta di classe!

    Non votare, non partecipare, non delegare, non farti fregare il referendum e’ da boicottare

    (2 Ottobre 2007)

    Vogliamo essere chiari.
    Noi non voteremo al referendum dell’8-9-10 ottobre, cosi’ come non abbiamo votato e non voteremo per nessun referendum ne’ tantomeno ad alcuna delle frequenti tornate elettorali.
    Noi non parteciperemo ai “comitati per il no”, per motivi generali e specifici.
    I motivi generali stanno dentro il nostro rifiuto a farci veicolo di ulteriori corruzioni ideologiche ed illusioni nel corpo di classe, gia’ privo dei pur minimi strumenti di coscienza e lotta; in sostanza, non siamo affatto convinti che la “partecipazione” democratica serva a cambiare alcunche’ ne’ che la sanzione giuridica possa darsi senza il peso di rapporti di forza favorevoli conquistati con la lotta.
    I motivi specifici hanno a che fare con la truffa insita in questo referendum: quelli che oggi vogliono consultare i lavoratori sono gli stessi firmaioli degli accordi di luglio come di mille contratti bidone, gli stessi scippatori del t.f.r.; oggi, i papponi del sindacato fanno lezioni di democrazia in un referendum dalle carte truccate che dara’ i risultati gia’ concordati con i padroni alle spalle dei lavoratori.
    Non si puo’ piu’ continuare a fare le comparse in un film dal finale gia’ visto.
    Non si puo’ piu’ continuare a far finta di decidere quando tutto e’ gia’ stato deciso.
    Ma, oltre le inutili urne sindacali, qual’e’ l’indigesto arrosto che i padroni europei stanno “imponendo” al loro “governo amico” ed a noi?
    Dopo la deregulation di ogni diritto e normativa, dopo lo scippo della liquidazione e gli scalini pensionistici, adesso l’attacco frontale e’ al contratto nazionale che si vuole annullato in mille negoziazioni decentrate di regole diverse ( vedi recente contratto chimici ) ed infarcito dalla generalizzazione dei contratti di “inserimento”comunque a tempo determinato.
    E’ un programma di attacco frontale al lavoro salariato, cui non si contrappone alcun programma di parte proletaria.
    Invece di coltivare rinsecchiti orticelli politico-sindacali, invece di produrre pompose quanto disertate indizioni verticistiche, autoreferenziali e di testimonianza, invece di inseguire improbabili visibilita’ mediatiche, bisognerebbe andare alla sostanza del problema : come invertire il lungo riflusso dell’iniziativa di classe, come superare il corporativismo della vertenzialita’ frammentata e costruire momenti di lotta unificanti che si pongano direttamente sul terreno europeo della risposta di classe, del recupero salariale, della battaglia contro la precarieta’ capitalista.

    coordinamento per l’autonomia di classe

    Fonte

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