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Il capitalismo non è acqua!

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(2 Ottobre 2007)

Il disegno organico del governo contro i lavoratori

Mentre gli accordi del luglio ’92 e ’93 segnarono l’inizio del modello sindacale concertativo, l’accordo del 20 luglio 2007 sulle pensioni, la successiva intesa del 23 luglio sul mercato del lavoro, gli ultimi contratti firmati del pubblico impiego, dei postali, dei chimici, del turismo aprono la strada al modello sindacale aziendalistico e corporativo.
Questo modello sindacale è stato sostenuto negli anni dalla Cisl, condiviso perché più confacente ai suoi interessi dalla Confindustria. La presenza di un governo di collaborazione di classe, di fronte popolare quale è il governo Prodi, la realizzazione in questo quadro del Partito Democratico, espressione degli interessi del grande capitale e con un radicamento reale nella burocrazia sindacale, ha impresso un’accelerazione a questo processo.
Il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, ha indicato negli accordi di luglio quegli “interventi e misure” del governo che costituiscono “l’attuazione di un disegno organico”. Un “disegno organico” che si è esplicitato in un duro attacco al salario, ai diritti e alle tutele dei lavoratori, in nuove guerre imperialiste a tutto vantaggio dei poteri forti, degli industriali e dei banchieri.

Il pacchetto Damiano va respinto al mittente

Gli accordi di luglio sono un altro tassello, il più grosso, di quegli “interventi e misure” che confermano le leggi Treu e Biagi sulla precarietà, la cessione di attività di impresa, la riforma Dini e lo scalone Maroni sulle pensioni, ma in più queste norme sono state ora concentrate e peggiorate in un nuovo pacchetto Damiano.
Il 20 luglio è stato firmato l’accordo sulle pensioni che, attraverso il sistema degli scalini, riesce persino a peggiorare la legge Maroni portando l’età pensionabile nel 2013 a 62 anni. Inoltre introduce un meccanismo automatico di taglio dei rendimenti pensionistici attraverso la revisione ogni tre anni dei coefficienti. Appena due giorni dopo aver acquisito l’accordo sulle pensioni, il 23 luglio il governo ha presentato alle parti sociali, sindacati e organizzazioni padronali, il Protocollo su previdenza, lavoro e competitività. Questo Protocollo mira ad aumentare lo sfruttamento e l’oppressione del lavoro salariato attraverso la frammentazione aziendale, indotta dallo smantellamento del contratto nazionale, e l’isolamento dei lavoratori, indotto dalla precarietà, di fronte all’impresa, al padronato.
Gli accordi di luglio congiunti alla triennalizzazione dei contratti e alle deroghe aziendali ai contratti nazionali costituiscono la via per abbattere la funzione solidaristica del contratto nazionale. Se questi accordi passassero, senza un’adeguata mobilitazione contro il governo e il padronato, segnerebbero per almeno un decennio i rapporti di classe nel nostro Paese su un terreno più arretrato di quello precedente.

I comitati per il No e per lo sciopero generale

Agli inizi di settembre le segreterie nazionali di Cgil, Cisl e Uil si sono riunite per discutere di come organizzare la “consultazione con voto certificato” dei lavoratori e dei pensionati. Il metodo proposto è quello del precedente e raffazzonato pseudo-referendum del ’95 sulla riforma delle pensioni firmata da Dini, questo significa che in ognuna delle migliaia di assemblee nei posti di lavoro sarà rappresentata una sola posizione: quella di chi sostiene e difende gli accordi di luglio. Questa modalità di svolgimento delle assemblee senza contraddittorio limita fortemente la libertà di espressione e, unità alle "urne aperte" e controllate dalle sole burocrazie, al ricorso al voto pilotato dei settori passivi, rischia di trasformare la consultazione in un plebiscito.
I direttivi unitari di Cgil, Cisl e Uil riuniti il 12 settembre hanno approvato l’intesa del 23 luglio 2007 e dato avvio alla consultazione, mentre per le votazioni, nei luoghi di lavoro e nelle sedi sindacali, è stata stabilita la data dall’8 al 10 ottobre.
Noi riteniamo che i Comitati per il No non devono limitarsi alla denuncia degli accordi di luglio, ma organizzare il controllo dei lavoratori sulla consultazione e far crescere nei luoghi di lavoro la necessità di organizzare dopo il 12 ottobre, al di là dell'esito del referendum, la battaglia per contrastare l'attacco governativo, costruendo lo sciopero generale contro il governo e il padronato.
Il passo successivo deve essere, noi pensiamo, quello di contrapporre al modello sindacale aziendalistico e corporativo, un altro modello sindacale rivendicativo e conflittuale, indipendente dal governo e dal padronato.
Al “disegno organico del governo” dobbiamo contrapporre un altro disegno organico: la mobilitazione per una vertenza generale, sulla base di una piattaforma unificante, che stringa attorno alla classe operaia, in un vasto fronte unitario di lotta, i giovani e le masse popolari, nella prospettiva di un’alternativa di classe, per un governo dei lavoratori.

COMITATO per il NO all’accordo 23 luglio Venezia

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