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Comitato 23 Settembre

(7 notizie dal 22 Aprile 2021 al 23 Dicembre 2022)

Il comitato 23 settembre, che si è costituito in occasione di un processo per femminicidio, fonda la sua azione nella consapevolezza che la condizione attuale della stragrande maggioranza delle donne è caratterizzata dal patriarcalismo e dal sessismo nei rapporti familiari e sociali, dal supersfruttamento, dalla precarietà e dalla discriminazione sui luoghi di lavoro. A queste comuni condizioni va aggiunto il razzismo nei confronti delle donne immigrate.
Questi fattori spesso combinati fra loro costituiscono la specificità della condizione femminile in Italia e, pur nella diversità delle situazioni, nel mondo, e sono essenziali al funzionamento del sistema in cui viviamo, il capitalismo. I loro effetti potranno essere combattuti efficacemente solo grazie alla autodeterminazione delle donne e la loro scesa in lotta nel quadro di una mobilitazione globale di tutti gli sfruttati e gli oppressi.
La stragrande maggioranza delle donne vive la propria condizione nell’isolamento e nella solitudine, a volte nell’illusione di poter raggiungere individualmente un equilibrio personale in un contesto generale di precarietà e impoverimento, perdita dei diritti conquistati e aggressione sociale alla propria dignità personale.
Noi vogliamo impegnarci a combattere questo isolamento con un’opera di denuncia degli attacchi, su piccola e su larga scala, che le donne subiscono quotidianamente nei nostri territori e nel mondo, e di controinformazione su tutte le forme di resistenza e di lotta che esse mettono in atto.
La conoscenza della molteplicità e della portata di questa resistenza che ha riempito le piazze nei quattro angoli del pianeta, e i risultati ottenuti da queste mobilitazioni non potranno che rafforzare la determinazione delle singole donne a reagire e a lottare collettivamente.
Lo scopo del nostro comitato è quello di promuovere, sostenere e collegare le lotte delle donne contro tutti gli aspetti della loro specifica oppressione.
Siamo consapevoli che la realizzazione di questo obbiettivo è resa difficile da molti fattori. Dobbiamo confrontarci con l’aggressione ideologica e pratica delle classi dominanti, con la resistenza passiva degli organismi sindacali e politici che a parole dicono di essere “dalla parte delle donne” e ignorano o considerano con superficialità questo aspetto della lotta di classe, e con le tendenze attualmente maggioritarie del movimento femminista locale, che ha mostrato negli anni di privilegiare tematiche legate alla soggettività delle singole donne e delle persone LGTBQ. Il valore delle esperienze di vita e di lotta delle singole donne può essere potenziato dalla ricerca degli elementi comuni su cui convergere e lottare, la forza che ne scaturisce è l’arma fondamentale contro ogni discriminazione legata alle scelte soggettive che ogni individuo fa.
Noi non confidiamo nelle istituzioni. Sappiamo che lo Stato non è e non sarà mai un alleato delle lotte delle donne, e questo sulla base dell’esperienza, per la quale ogni diritto conquistato è stato immediatamente messo in discussione dallo stravolgimento delle leggi e dai provvedimenti governativi, oltre che da una incessante campagna ideologica delle destre e del pensiero dominante. Noi respingiamo una lotta per la parità che mira a conquistare per le donne una uguale quota di potere senza mettere in discussione come e negli interessi di chi si esercita, nella nostra società, questo potere.
Nel rivendicare la piena appartenenza della lotta delle donne sfruttate e in vario modo oppresse nel mondo alla lotta di classe, noi respingiamo la concezione ottusa dello scontro in atto che vede il mondo degli sfruttati capaci solo di rivendicazioni economiche e su questa base relega la specifica oppressione delle donne ad elemento culturale e secondario.
Noi combattiamo il controllo sociale e l’appropriazione sistemica del lavoro di riproduzione sociale, che alle donne è destinato in quanto donne, e che è la base della loro oppressione sessuale, economica e sociale ed è uno degli elementi indispensabili alla esistenza del sistema capitalistico.
Nella fase di crisi acuta che stiamo attraversando la condizione di oppressione e supersfruttamento è destinata ad aggravarsi enormemente, con l’aumento del carico di lavoro domestico e di cura, dati i tagli ad ogni forma di welfare , con l’aggressione alla se pur limitata autonomia della donne data dal lavoro extradomestico, messo in discussione dal dilagare dei licenziamenti, con l’aumentare dell’isolamento legata allo smart working, con il continuo riproporsi del controllo sociale e individuale sulle donne reso palese e ai continui attacchi all’autodeterminazione e alla salute delle donne e dall’aumento della violenza domestica.
Noi ci proponiamo, partendo dalle lotte parziali che sono in atto su tutti questi fronti di lotta, di mettere in luce il collegamento che esiste tra tutte le forme di oppressione e sfruttamento e di favorire l’autoorganizzazione delle donne che vi partecipano.

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