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“I soliti quattro imbecilli”

(21 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.webalice.it/mario.gangarossa

Fino a qualche anno fa la morte di un qualsiasi militare impegnato in un conflitto neocoloniale era occasione di lutto nazionale, sottolineato da decine di servizi televisivi strappalacrime e titoloni sui giornali. Ora non più.

La guerra è stata metabolizzata, è diventata una routine, e gli articoli di commiato non guadagnano più le prima pagine dei quotidiani. E’ stato così per il 30° soldato morto in Afghanistan, per cui non si è andati oltre la stanca ritualità che è comunque dovuta a chi è caduto per proteggere i profitti di qualche multinazionale.

Due frasi ipocrite, qualche lacrima di coccodrillo e perché no, visto che non guasta mai, un bel minuto di silenzio allo stadio con cui tentare di ripulirsi la coscienza. Purtroppo per lorsignori, però, c’è ancora chi alla banalità del male non si vuole rassegnare e proprio non ci sta ad essere arruolato in questo nuovo senso comune nazionalista.

Ieri i tifosi del Livorno hanno fischiato il minuto di silenzio per il tenente del Col Moschin attirandosi le ire funeste dei ministri Matteoli e La Russa. Quest’ultimo, inviperito per cotanta offesa all’amor patrio, ha parlato dei “soliti quattro imbecilli”, inventandosi poi di sana pianta una reazione negativa da parte del resto del pubblico dell’Armando Picchi.

Ancora più imbarazzante il commento del sindaco del PD (il partito con cui qualcuno si sta per alleare, NdR) che ha continuato a parlare di un ragazzo morto in una “missione militare di pace” reiterando l’uso di quell’ossimoro che tanto piace ai centrosinistri ma che ormai anche i generali italiani ritengono inutile. Perché la guerra è guerra.

Associandoci idealmente ai fischi dei compagni livornesi ci domandiamo però, visto che due li abbiamo già individuati, chi siano gli altri due imbecilli di cui parlava il ministro della difesa.

20 settembre 2010

Militant

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