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Suicidi in carcere e diritti umani intermittenti

(16 Maggio 2012)

Pop Virgil Cristia, rumeno, 38 anni, è morto suicida in un carcere italiano. Era in sciopero della fame da 50 giorni.

L’abbiamo scoperto solo oggi. Sappiamo che quest’uomo protestava in carcere... da quando è morto. Con ricoveri psichiatrici alle spalle, rifiutando il cibo rivendicava la sua innocenza, chiedeva di vedere un giudice, di essere ricoverato in un ospedale.

E’ il 22° suicidio in carcere dall’inizio dell’anno ad oggi.

Dal 1990 al 2009, 1 suicidio ogni 924 detenuti, 1 tentato suicidio ogni 70 detenuti, 1 sciopero della fame ogni 11 detenuti, 1 rifiuto terapie mediche ogni 20 detenuti.

Dal 2000 al 2009 i detenuti suicidi sono stati 560 (Centro Studi di Ristretti Orizzonti)

I suicidi nelle carceri italiane sono così frequenti da non far notizia –dicono-, noi comunque dubitiamo che sarebbero notizia anche se fossero più rari, negli USA e in Europa... ugualmente queste morti non sono una notizia.

Perchè le morti in carcere possano essere notizia occorre vivere a Cuba... lì sì che con uno sciopero della fame (vero o raccontato, poco importa) si va sui media di tutto il mondo, lì sì che si può digiunare per avere una cucina personale in cella (invece che per vedere un magistrato), lì sì che si riesce a morire benchè curato e alimentato in ospedale, lì sì che da condannati reclusi si diventa rapidamente vittime ed EROI...

Peccato per Virgil Cristia, rumeno, emigrato, disperato, malato, in Italia... grande Paese ricco, democratico e civile.

Perugia, 15 maggio 2012

AsiCubaUmbria

Fonte

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