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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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Di carcere, d'estate. A Massimo Papini, detenuto per non aver avuto paura della parola "Br"

(4 Agosto 2010)

Alla fine di questo mese Massimo compirà gli anni. Non mi ricordo nemmeno quanti, ma ad occhio e croce 35. Da più di dieci mesi Massimo è in carcere, accusato di associazione sovversiva. Br, quella è la sigla, E a distanza di decenni, fa talmente tanta paura che nessuno dice una parola su di lui. Il Tribunale del riesame a giugno gli ha rifiutato la libertà, e lui resta dentro, colpevole di aver amato, a vent'anni o giù di lì, una ragazza che nelle Br, per sua stessa ammissione, c'è finita davvero. Fragile lei, e lui, che le era restato amico, messo dentro per farle pressione. Ai giudici piacciono le parole, ma lei ne ha dette poche: semplicemente, si è uccisa, come il povero Miché. Poteva, quello stesso giudice, liberare Massimo? Ammettere di averlo usato come arma, spuntata e inutile, verso una donna che invano gli avvocati avevano chiesto di portare in ospedale? In un Paese di immemori, di spaventati e codardi, si resta in carcere persino per meno di questo. Si rischia di restarci per anni, con una vita fuori che ti reclama, con il sole alle sbarre che picchia e un desiderio inutile di essere altrove. In una estate diversa da questa li ho conosciuti entrambi. A lei devo il dolore, a lui ancora l'amore, il ricordo di essere stati giovani insieme. Buon compleanno, pischellé...a presto

amici, sempre

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