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Grandi Navi, inchino alle lobby: «Sarà come in Val di Susa»

(9 Agosto 2014)

Venezia. Blitz del “Comitatone”: crociere via da San Marco in cambio di appalti al Porto

grandinavi

La car­to­lina da sven­to­lare in pub­blico è il bacino di San Marco final­mente libe­rato dalle Grandi Navi. Ci pensa il gover­na­tore Luca Zaia a bru­ciare tutti sul tempo con il tweet isti­tu­zio­nale delle ore 15.29: «Deci­sione una­nime, navi oltre 40 mila t fuori da bacino San­Marco e canale Giu­decca». Pec­cato che il com­mis­sa­rio Vit­to­rio Zap­pa­lorto abbia pre­fe­rito aste­nersi da un voto poli­tico per conto del Comune. E che gli ammi­ni­stra­tori di Mira (il vice sin­daco Nicola Cri­vel­laro e l’assessore all’urbanistica Luciano Claut) abbiano boc­ciato la solu­zione della nuova rotta per le cro­ciere in laguna.

Il super-tavolo isti­tu­zio­nale per Venezia ha par­to­rito, in realtà, il via libera al canale Con­torta e spo­sato gli inte­ressi del Porto pre­sie­duto da Paolo Costa (il demo­cratico inos­si­da­bile dall’Ateneo al muni­ci­pio, da Bru­xel­les a Mar­ghera). Un «inchino» su misura gra­zie all’intesa sus­si­dia­ria che passa dal sot­to­se­gre­ta­rio ren­ziano Gra­ziano Del­rio al ciel­lino Dop Mau­ri­zio Lupi, fino a coin­vol­gere i mini­stri Dario Fran­ce­schini e Gian Luca Gal­letti e il leghi­sta Zaia con Roberto Daniele in qua­lità di pre­si­dente del Magi­strato alle acque.

Si applica due anni dopo il decreto Clini-Passera (che vie­tava il tran­sito alle città gal­leg­gianti per turi­sti), ma si spiana la laguna al pro­getto di 4,8 chi­lo­me­tri di scavo già pro­get­tati dal “giro” dei pro­fes­sio­ni­sti legati al Con­sor­zio Venezia Nuova e can­tie­ra­bili dalle imprese di fidu­cia (250–300 milioni di appalti). Non basta, per­ché sullo sfondo si intrav­vede di nuovo il pro­ject finan­cing da 2,5 miliardi del temi­nal por­tuale d’altura che Costa vuole varare ad ogni costo…

Alla vera sal­va­guar­dia della laguna restano le bri­ciole dell’ormai ex Legge Spe­ciale can­ni­ba­liz­zata dal Mose: il “Comi­ta­tone” ha asse­gnato a Venezia 35 milioni per il trien­nio 2014–16. Ogni altro inter­vento dovrà misu­rarsi con la legge di stabilità…

Insomma, il sum­mit di palazzo Chigi si rivela una «por­cata» come sin­te­tizza Beppe Cac­cia. E Gian­franco Bet­tin rin­cara la dose: «Come vole­vasi dimo­strare. Il blitz di Fer­ra­go­sto si è con­cluso come, da facili pro­feti, ave­vamo denun­ciato: con la scelta di sot­to­porre a Valu­ta­zione di impatto ambien­tale il solo pro­getto dello scavo del Canale Contorta-Sant’Angelo. Una scelta com­piuta in assenza di una demo­cra­tica rap­pre­sen­tanza del Comune. Mini­steri ed Enti che sono stati fino al collo con­di­zio­nati dalla cricca del Mose deci­dono ancora una volta sulla testa della città. Si rea­lizza così il sogno di certi poteri forti e di tutti i poteri marci: coman­dare su Venezia senza media­zioni, con­fronti o controlli».

È il metodo delle lar­ghe intese rifor­mi­ste appli­cato al Veneto orfano di Galan &C. Uno schiaffo più che sim­bo­lico e insieme una spe­cie di espro­prio pre­ven­tivo delle Comu­nali 2015. Così Sil­vio Testa, por­ta­voce del Comi­tato No Grandi Navi, non fa troppa fatica a pre­ve­dere: «Se qual­cuno vuole tra­sfor­mare la laguna di Vene­zia in una Val di Susa que­sta è la strada. La lezione del Mose non ha inse­gnato niente a nes­suno. E anche nel con­te­sto vene­ziano Renzi svela il suo volto antidemocratico».

L’8 luglio all’Arsenale al pre­mier “euro­peo” era stato con­se­gnato — per inter­po­sto addetto al ceri­mo­niale — l’appello a girare pagina rispetto alle Grandi Opere tar­gate Man­to­vani & coop come allo scem­pio del turi­smo a bordo dei mostri supe­rin­qui­nanti. Un mese dopo il governo Renzi annun­cia la «libe­ra­zione» del Canal Grande, ma rimette in gioco le stesse lobby inqui­ste dalla Pro­cura della Repub­blica.
Esulta Costa per tutti: «Il solo pro­getto capace di allon­ta­nare le navi da San Marco man­te­nendo l’eccellenza cro­cie­ri­stica vene­ziana è il canale Contorta-Sant’Angelo su cui si avvia da domani la pro­ce­dura di valu­ta­zione ambien­tale, imma­gi­nando di poterlo rea­liz­zare nell’arco di 18 mesi». È il dispo­si­tivo della deli­bera numero 11 del 26 set­tem­bre 2013 (con­trari Alfiero Fari­nea e Luciano Claut) con cui l’Autorità por­tuale cas­sava ogni altra alter­na­tiva all’approdo in Marit­tima. Da ieri è la rotta san­cita dal “Comi­ta­tone”, dal governo e dalla Regione: Venezia deve solo alzare ban­diera bianca?

Ernesto Milanesi, il manifesto

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