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Dopo l'assemblea nazionale della rete 28 aprile

La difficile strada per ricostruire una sinistra sindacale in CGIL

(18 Luglio 2005)

L'attuale situazione è caratterizzata dalla necessità di mettere in campo, urgentemente, una prospettiva di lavoro per una sinistra sindacale in Cgil, capace di rappresentare un punto di vista ed una proposta altra dalle derive concertative e dalle cadute degli spazi partecipativi e democratici della Cgil.

I fatti che abbiamo davanti sono:

1. Una Cgil che nella sua maggioranza ha ormai accettato di riprendere in maniera sempre più esplicita il piano concertativo come linea di riferimento strategico e come base per il confronto con gli altri sindacati e con Confindustria. I Toni pesanti e rigidi che tutt'ora si assumono nei confronti del Governo di centro destra sono parte della necessaria tattica verso una parte oggettivamente ostile ma non portano con se una piattaforma di svolta nè tanto meno un rilancio dell'iniziativa contro le subordinazioni della contrattazione che rimangono "moneta di scambio" per le relazioni con Confindustria e con l'eventuale nuovo prossimo quadro politico. Basterebbe a testimoniare ciò la forte discordanza tra le dure parole d'ordine contro il Governo Berlusconi e la storia recente di accordi territoriali e categoriali che hanno di fatto aperto, verso Confindustria, in materia di Legge 30 e di spostamento di quote sempre maggiori della contrattazione salariale verso le sue forme "variabili" e non "consolidate" della retribuzione. Basterebbe a testimoniare ciò la debole posizione Cgil in materia di modello contrattuale e di regole sulla rappresentanza, orientata prevalentemente a non rompere con le pretese neo corporative di Cisl e Uil, condannandosi così, pure la Cgil, a contaminazioni che vanno oltre la già sbagliata concertazione.

2. Lavoro e Società ha ormai deciso di smantellare il proprio ruolo di critica sostanziale e programmatica nei confronti della linea maggioritaria in Cgil. Governata ormai essenzialmente dagli interessi dell'apparato e dal conseguente "realismo pragmatico", l'area programmatica è stata impegnata in questi mesi esclusivamente a dimostrare la propria affidabilità verso la maggioranza e certe forze del centro sinistra, usando ciò come moneta di scambio per una trattativa che le garantisse, anche di fronte allo scioglimento dell'esperienza programmatica-congressuale, di soppravvivere come corrente riconosciuta all'interno della nuova maggioranza.

3. La Rete 28 aprile, presentatasi come un percorso di uscita dai rischi di liquidazione di una sinistra sindacale in Cgil prodotti dallo scioglimento nella maggioranza di "Lavoro e Società", è tutt'ora impantanata dallo scontro interno tra valutazioni di tipo burocratico (più attento alle alleanze interne alla Cgil) e quanti invece assumono come prioritario l'obiettivo di dare una prospettiva alle centinaia di delegati che, nel corso di numerose iniziative territoriali e regionali, hanno espresso chiaramente la loro disponibilità e volontà di riproporre, in Cgil, un punto di vista diverso ed organizzato. L'assemblea nazionale della rete 28 aprile, tenutasi venerdì 15 luglio non ha infatti risposto alle urgenze della situazione ed alla forte richiesta dal basso di organizzare per il prossimo congresso Cgil la discesa in campo di una piattaforma alternativa e di una organizzazione capace di darle gambe e prospettiva.

Non tutti i 5 promotori della rete, sembrano in realtà convinti di sostenere fino in fondo il percorso da loro innescato con l'iniziativa del 28 aprile scorso che portò alla costituzione della "rete". Ma a dispetto di ciò rimangono valide le ragioni che hanno portato molti delegati a parteciparvi ed ad aderirvi.

Ci aspetta infatti un congresso blindato, tutto orientato ad ordinare la Cgil attorno al nuovo quadro di affidamenti che l'accordo tra Lavoro e Società e la maggioranza sta producendo, e tutto orientato a modellare la linea dell'organizzazione per garantire una adeguata pace sociale in caso di vittoria del centro sinistra alle prossime elezioni e, comunque, a ricucire gli "strappi" di questi anni. Quindi bontà della concertazione, e disponibilità a nuovi sacrifici (salariali e normativi) per favorire la gestione e l'uscita dalla crisi di remunerabilità delle imprese. Il tutto basato sull'idea del nuovo "patto sociale" Sindacati, Governo e Confindustria e di regole (nuove) che riducano le inevitabile contraddizioni che questo nuovo Patto produrrà.

In questa situazione l'assenza della messa in campo di una chiara ed esplicita posizione alternativa è da suicidio. Chi non lo capisce è perchè, di fatto, ha rotto ogni legame con la realtà concreta e con la fatica quotidiana di milioni di lavoratori in lotta per la sopravvivenza, per cercare di mantenere attiva una speranza di emancipazione dai vincoli che le leggi del mercato gli impongono, per avere nel loro sindacato una organizzazione capace di rappresentarli e non di utilizzare il loro consenso per agire come "soggettività politica" autoreferenziale ed indipendente dai bisogni che dovrebbe rappresentare. Chi non lo capisce è perchè mette se stesso (ed il suo interesse di ceto sindacale) al di sopra di ogni cosa.

Questo vale per molti funzionari di Lavoro e Società che hanno ormai deciso di disarmare e di passare alla maggioranza, ma vale anche per quanti, nella rete 28 aprile, dopo aver lanciato un percorso nel quale centinaia di delegate e delegati si sono esposti non senza fatica, hanno prodotto quell' incomprensibile "fermi tutti ... marcia indietro" che è stata l'assemblea nazionale del 15 luglio a Roma.

Che fare ??

Il "buco nero" dell'assemblea del 15 luglio non cambia il quadro delle necessità in campo, anche se ha reso estremamente più difficile dargli soluzione.

Dal punto di vista del merito rimangono aperte due possibilità per introdurre nel dibattito congressuale una posizione in controtendenza alla deriva sindacale dei prossimi anni.

1. Si potrebbe, se la Fiom menterrà le sue tesi alternative sull'autonomia della contrattazione (col definitivo abbandono di ogni prederminazione) e sull'esigibilità da parte dei lavoratori (e non invece per discrezionalità delle organizzazioni) di disporre dello strumento del referenum sulle piattaforme e sugli accordi, sostenere queste tesi, organizzandovi attorno il massimo di consenso possibile e mettendo conseguentemente sotto critica le deboli tesi della maggioranza fino a ridurne il consenso.

2. Oppure (a maggior ragione in assenza di una iniziativa della Fiom fortemente qualificata) utilizzare la possibilità data dallo statuto della Cgil e raccogliere velocemente 400 firme di membri di direttivi territoriali e regionali CGil, e di direttivi nazionali di categoria.

Il grosso limite delle Tesi della Fiom (se presentate) è comunque quello di non essere collegate alla elezione dei delegati, quindi di non produrre quella misura automatica del consenso da loro ottenuto e di non pesare conseguentemente sulla formazione dei gruppi dirigenti della Cgil. Rimarrebbe una importante battaglia politica, capace di segnare il dibattito ma senza garanzia alcuna di intaccare gli equilibri e la rappresentanza nell'organizzazione.
Potrebbe essere l'unica soluzione che ci rimane per tenere aperta, nel breve periodo, in Cgil una battaglia di merito e per mantenere in piedi una rete capace di aggregare attorno alla sua piattaforma il consenso necessario a continuare, anche dopo il congresso, la sua battaglia in Cgil.

Ma molto più chiaro e lineare rimane un percorso congressuale organizzato sul confronto tra due documenti complessivamente alternativi, non solo perchè produrrebbe un collegamento immediato alla elezione dei delegati e quindi sui futuri gruppi dirigenti, ma anche perchè darebbe una base ben più solida ed efficace alla riorganizzazione di una sinistra sindacale in Cgil che, oltre che con questa battaglia congressuale dovrà misurarsi nei prossimi mesi ed anni con rischi di ulteriori cedimenti sindacali.
In questo senso raccogliamo la posizione di Giorgio Cremaschi, purtoppo non chiaramente esplicitata (anche se contenuta) nella sua relazione e nelle sue conclusioni all'assemblea del 15 luglio) di sostenere nei prossimi giorni uno sforzo particolare per provare a raccogliere le 400 firme necessarie alla presentazione di un documento alternativo. Una posizione, questa, che Giorgio Cremaschi esprimerà esplicitamente nel suo intervento al direttivo nazionale Cgil convocato i giorni 18 e 19 luglio per discutere del congresso.

Abbiamo solo 10 giorni (fino al 29 luglio) per provare a raccogliere le 400 firme necessarie. L'impegno sarà quindi enorme ma è l'unica possibilità che abbiamo a disposizione per rompere la blindatura congressuale e per dare forma alla necessità di dare continuità ad una sinistra sindacale in Cgil, strutturata come area programmatica congressuale. Oltretutto, un documento presentato e sostenuto con 400 firme di mebri di direttivi confederali territoriali e regionali e di direttivi nazionali di categoria, qualificherebbe l'iniziativa come nata dal basso e quindi non condizionabile da tattiche di apparato od altro. Un percorso che segnerebbe anche la forma organizzativa che (anche senza il documento) dovremo velocemente costruire. Un'area programmatica strutturata sulla massima partecipazione e non su regole che danno ai funzionari tutto il potere di controllo e di direzione che ha caratterizzato la recente esperienza di "Lavoro e Società".
Torniamo quindi all'impegno in prima persona dei delegati che, anche se privi di un apparato che ormai ha scelto altre strade, possono dimostrare di essere l'ossatura essenziale e insostituibile di ogni battaglia di emancipazione del lavoro.

A questo scopo è stato predisposto il modello su cui raccogliere le firme per la presentazione del documento, provvisoriamente chiamato "per l'indipendenza e la democrazia sindacale" (primo firmatario Giorgio Cremaschi della Fiom nazionale).

Per ogni informazione e comunicazione scrivere a:

coord.naz.rsu@ecn.org oppure a rete28aprile@yahoo.it

Materiali allegati e scaricabili dal sito del Coordinamento Rsu: www.ecn.org/coord.rsu/
- il documento "per l'indipendenza e la democtrazia sindacale" (prima stesura) - Primo firmatario Giorgio Cremaschi (Segreteria Fiom nazionale)
- il modulo per la raccolta delle firme
- il testo delle tesi congressuali presentate da Epifani

Coordinamento RSU

Fonte

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