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Trieste: contro la mistificazione della storia / 3

Lettera inviata ai giornali della sinistra

(1 Febbraio 2003)

Alla redazione de Il Manifesto
Alla Redazione de L'Unità
Alla redazione di Liberazione

Con preghiera di pubblicazione

Gentile redazione
Trieste, laboratorio di tanti esperimenti che hanno avuto poi dei seguiti a livello nazionale, si pone anche oggi all'"avanguardia".
Stà infatti per andare in porto l'iniziativa avviata dall'amministrazione Illy e prontamente ripresa dall'attuale giunta comunale di centrodestra per l'erezione nella centralissima piazza Goldoni di un monumento alle "vittime dei regimi totalitari".
Si tratta dell'ultima e più ipocrita pagina del processo di mistificazione della storia avviato ormai da anni e che ha visto spesso Trieste primeggiare (per motivi che meriterebbe approfondire in altra sede).
In questo caso siamo di fronte alle ricadute della volontà di Illy di portare a termine una iniziativa "pacificatrice" eclatante: dopo la proposta di trasformare il 25 aprile nella festa della riconciliazione, trasformatasi poi nella proposta di istituire una nuova festa dedicata alla pacificazione, si era arrivati alla previsione dell'erezione di un monumento "pacificatorio" nella ristrutturanda piazza Goldoni. Oggi quell'idea sta per concretizzarsi, visto che la Giunta Comunale ha deliberato l'affidamento dell'incarico per la redazione del progetto finale ed esecutivo che prevede la costruzione anche del monumento in questione.

Ma quale è il significato di questo monumento? Dietro la vaghezza della dedica il monumento dovrebbe di fatto ricordare - assieme - da un lato tutti coloro che vennero assassinati dal fascismo e dal nazismo perché oppositori del regime oppure ritenuti "razzialmente" pericolosi, inutili o inadatti (ebrei, zingari, asociali, malati mentali, …), e dall'altro invece coloro - i c.d. "infoibati" - che vennero uccisi nella resa dei conti alla fine della guerra da quello che viene definito "il totalitarismo comunista" nella sua versione "slavocomunista" e/o "titoista".

La questione del monumento ci riguarda anche personalmente, perché apparteniamo a famiglie che di "vittime del totalitarismo" fascista e nazista ne hanno avute, alcune anche più di una:
- Blasina Giusto, di Trieste, militante del movimento di liberazione sloveno, impiccato il 23.4.1944 in via Ghega a Trieste
- Braicovich Ermanno, di Trieste, militante del movimento di liberazione sloveno, ucciso e cremato alla Risiera di S. Sabba a Trieste
- Ukmar Giovanni, di Prosecco (Trieste), partigiano, fucilato a Opicina (Trieste) il 3.4.1944
- Cok Leandro, di Trieste, caduto come partigiano
- Cok Ferdinando, di Trieste, caduto come partigiano
- Ermanno Malalan, di Trebiciano (Trieste), comandante del 1° battaglione della brigata Kosovel, caduto il 26.9.1943 presso Comeno

Si tratta indubbiamente di persone che rientrano a pieno titolo tra coloro che il monumento in questione dovrebbe ricordare.

Assieme ai nostri cari il monumento dovrebbe però ricordare anche le vittime del c.d "totalitarismo comunista" nella sua versione "titoista", in particolare le già citate "vittime" delle foibe.
Tra questi sono numerosi i personaggi come l'agente di PS nonché membro della banda Collotti, nota per le sevizie sui prigionieri, Santo Camminiti (che è ricordato, assieme ad altri membri della Banda Collotti, nella grande lapide che nell'atrio della Questura di Trieste ricorda i poliziotti caduti in servizio), lo squadrista Arrigo Chebat e la SS triestina Ottocaro Crisa.
E questo non intendiamo tollerarlo.
Non intendiamo tollerare che i nostri cari siano ricordati assieme a coloro che combattevano, che li hanno perseguitati e uccisi. Perché sarebbe per loro una beffa, una irrisione al loro sacrificio.

Nè intendiamo tollerare che i nostri cari vengano utilizzato per mistificare la storia a scopo propagandistico. Perchè è questo l'unico scopo di quel monumento. Mistificazione che inizia dall'utilizzo di termini vaghi e ambigui quali "vittime" e "totalitarismo". I nostri cari non sono stati vittime di nulla, se non di qualche spiata, ma hanno scelto di combattere per degli obiettivi in cui credevano, consapevoli dei rischi che ciò comportava.
E' esclusivamente per i motivi per cui combattevano che la collettività può ricordarli. Il resto sono affari privati dei loro discendenti.

Il "nostro" monumento dovrebbe invece ricordare delle persone non per i motivi positivi per cui sono morte, ma solo perché sono morte. Con l'aggiunta del piccolo particolare che alcune delle persone a cui è dedicato il monumento potrebbero essere gli assassini materiali di altre "vittime dei totalitarismi". Quindi il monumento ricorderebbe assieme assassini e assassinati. Equiparando così gli obiettivi ed i motivi per cui combattevano i nostri cari e quelli per cui combattevano squadristi, aguzzini, SS e altri personaggi del genere. E tentando di far passare questi ultimi quali vittime di una presunta "intolleranza ideologica", come dei pacifici dissidenti uccisi solo per le loro opinioni.

Si tratta evidentemente di un'altra mistificazione, perché come i nostri cari non si sono limitati ad avere delle opinioni, ma agivano, ed è per le loro azioni che sono stati assassinati, così chi stava dall'altra parte è stato ucciso per le sue azioni, e non per le sue opinioni.
Il termine totalitarismo, preso a prestito dalla storiografia e peraltro ritenuto da buona parte degli storici tutt'altro che scientificamente valido, serve invece solo ad attribuire esclusivamente a delle ideologie le colpe di quanto accaduto.
Cercando così di mendare di ogni colpa i mandanti di Hitler e Mussolini, coloro che i loro programmi e la loro pratica li conoscevano molto bene, e che proprio per questo li hanno appoggiati e finanziati, perché da loro si attendevano ed hanno avuto lauti profitti.
Perché Mussolini e Hitler al potere non ci sono andati per intervento della Provvidenza, ma grazie al denaro dei vari Agnelli e Krupp.

Dietro gli intenti "pacificatori" c'è invece la volontà, mettendo sullo stesso piano gli sgherri nazisti e fascisti e chi li combatteva, di far passare l'idea che chiunque abbia combattuto non semplicemente per il ritorno all'epoca prefascista, ma per una società profondamente diversa, era un criminale.

E tutto questo viene fatto per il presente, perché i monumenti sono dei messaggi per l'oggi, non per il passato. Un presente tutt'altro che pacificato, in cui le ragioni ed i motivi per cui hanno combattuto i nostri cari sono tutt'altro che esauriti.

Siamo decisi ad impedire con tutti i mezzi che il monumento riguardi anche le persone da cui con orgoglio discendiamo e ci siamo già attivati in tal senso inviando una lettera-appello ai quotidiani della nostra città, ad alcuni giornali in Slovenia, all'ANPI e all'ANED nazionale e alle loro sedi in Friuli - Venezia Giulia e alle organizzazioni degli ex partigiani in Slovenia. Ci rivolgiamo ora anche ai vostri lettori per informarli di quanto sta accadendo in quanto riteniamo che la cosa è grave e avrà conseguenze anche a livello nazionale.

Rimaniamo a disposizione per qualsiasi chiarimento.

Potete contattarci:

- telefonicamente i sig. Sandi Volk allo 3495015941 e il sig. Pavel Volk allo 3400802508.
- all'indirizzo di posta ellettronica volk.sandi@libero.it.
- all'indirizzo postale Pavel Volk, vicolo degli Scaglioni, 21, 34141, Trieste.

Dicembre 2002

Neva Blasina - Volk
Tea Volk
Pavel Volk
Sandi Volk
Giorgio Braicovich
Emilia Cok
Mara Blasina
Luciano Malalan
David Malalan

Fonte

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