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In Italia: i salari sempre più giù, ritmi di lavoro sempre più su

In 6 anni salari reali in aumento in Europa tranne che da noi

(18 Aprile 2004)

Rapporto Eurostat sulle retribuzioni degli operai dell'industria manifatturiera: ai primi posti Irlanda, Regno Unito e Olanda

Ultimi e nettamente distaccati, nell'Unione europea, in quanto a potere d'acquisto dei salari. Dal '96 al 2002 le buste paga dei lavoratori italiani non sono assolutamente aumentate in termini reali. Questo significa che due anni fa gli operai dell'industria compravano con il loro stipendio la stessa quantità di beni e servizi di sei anni prima, a fronte però di un sensibile aumento della produttività (ovvero: carichi di lavoro più gravosi e, dunque, più fatica). Negli ultimi due anni, poi, la situazione è tutt'altro che migliorata. Anzi: nel biennio 2002-2003 il potere d'acquisto dei salari - anche quelli di fatto - è addirittura diminuito. Le cause individuate dagli economisti sono la stagnazione economica, l'aumento dell'inflazione, la mancanza di una politica dei redditi, ma anche la perdita di potere contrattuale da parte dei sindacati.

I dati sulla mancata crescita dei salari reali (lordi e netti), che hanno riportato l'attenzione sulla "questione salariale" e messo in discussione l'efficacia dell'accordo sulla politica salariale del luglio '93, sono confermati dall'Eurostat, l'istituto europeo di statistica. Che, dal suo speciale osservatorio, aggiunge a quello dello stop del potere d'acquisto dei salari italiani, un dato particolarmente inquietante: l'Italia è all'ultimo posto, distaccata di molti punti, nella classifica dell'Europa dei 15 in tema di crescita del potere d'acquisto: dal '96 al 2002, il potere d'acquisto delle tute blu, già molto basso (nel '95 i salari lordi hanno toccato il loro minimo storico), è cresciuto infatti meno che in tutta Europa, cioè è rimasto al palo. Questo vale, in particolare, per i lavoratori single senza figli e per le coppie con due redditi senza figli. L'aumento del potere d'acquisto è, invece, soltanto del 4 per cento per la coppia con due redditi e due figli e del 7 per cento per la coppia con un reddito e due figli.

Il confronto con gli altri paesi dell'Unione europea è preoccupante. Per le medesime tipologie familiari, il potere d'acquisto (i redditi reali netti) aumenta negli stessi sei anni in Irlanda tra il 32 e il 36 per cento. In Germania l'aumento è compreso tra il 10 e il 14 per cento, in Francia del 23 per cento per tutti, in Gran Bretagna tra il 20 e il 30 per cento. L'aumento medio europeo sta tra il 17 e il 18 per cento. Da noi, ripetiamo, la crescita sta tra lo 0 e il 7 per cento.

"Il confronto con il resto d'Europa conferma - si legge in un intervento dell'economista Davide Dotti sul sito "lavoce.info" - conferma la sensazione diffusa di declino relativo delle retribuzioni. La moderazione salariale seguita all'accordo sulla politica dei redditi del luglio '93 ha probabilmente giocato un suo ruolo".

La lunga stagnazione dei salari reali, aggiunge l'economista, può spiegare anche la notevole crescita occupazionale: al contrario che negli anni Ottanta, le imprese hanno trovato più conveniente privilegiare processi produttivi ad alta intensità di lavoro, piuttosto che investire in nuovi impianti. Nello stesso tempo è emerso un problema di redistribuzione del reddito. "L'incremento della quota dei profitti sul reddito nazionale che dura da oltre un decennio - dice ancora Dotti - non è stato bilanciato dalla crescita degli investimenti fissi". Il che, in parole povere, vuol dire che gli industriali non solo non hanno aumentato i salari in linea con la produttività, ma si sono intascati gli utili senza reinvestirli nelle aziende. Riusciranno i sindacati, che chiedono una nuova politica dei redditi, a recuperare il terreno perduto?

(da Repubblica, di Riccardo De Gennaro, 18 aprile 2004)


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Blog-Pensiero

Se gli operai aspetteranno che i sindacati recuperino il terreno perduto ... più che stringerla, la cintura, se la dovranno mangiare!

s.b.

Fonte

  • capireperagire.blog.tiscali.it

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