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Campania: 9000 metalmeccanici a rischio

(10 Aprile 2005)

I più "fortunati" sono gli 8.300 addetti Fiat che, in due scaglioni, andranno in cassa integrazione guadagni (Cig) solo per una settimana a maggio e i 3.400 che li imiteranno a giugno.

Per altri 8.998 metalmeccanici campani il futuro è fatto di mobilità, Cig senza ritorno e prospettive di chiusura di attività delle aziende di cui sono dipendenti.

Le settimane di cassa integrazione in Fiat costituiscono la punta dell'iceberg di una situazione compromessa da scelte sbagliate di governo e imprenditori all'epoca delle grandi privatizzazioni, cui ha dato il colpo di grazia la carente politica di investimenti in ricerca e innovazione.

Così a Pomigliano, tra il 2 e il 19 maggio si fermeranno per una settimana ciascuno prima i settori che costruiscono i modelli 47 e 56 (5.100 persone in Cig), poi gli addetti al modello 156 (3.200); dal 17 luglio, infine, i 3.400 lavoratori che si occupano del modello 147.

Ovvero, compreso l'indotto, si fermano quasi la metà dei 70mila metalmeccanici della Campania.
Le zone più a rischio sono la provincia di Caserta, quella di Salerno e, in parte, Napoli e l'area ad essa collegata.

Nel salernitano è esemplare il caso Finmatica, con tutti i 140 lavoratori in Cig per il fallimento, analogo a quello della Etheco con tutti i 130 dipendenti in mobilità per lo stesso motivo.

Nel casertano, poi, restano i rebus della Ixfin di Marcianise, con 914 famiglie che seguono con il fiato sospeso le scelte della nuova proprietà, e della Marconi, con 200 in Cig dei 750 lavoratori; senza contare l'amministrazione straordinaria che riguarda 750 persone alla Finmek Access di Santa Maria Capua Vetere e 90 alla Costelmar di San Marco Evangelista; o la crisi finanziaria che ha investito la Silia di Pignataro Maggiore, con i suoi 350 dipendenti.

Anche la provincia di Napoli non offre un quadro rassicurante.
Alcune aziende - come la Selca di Pomigliano d'Arco (47 dipendenti, di cui 30 in Cig e il resto in mobilità per accompagnarle al pensionamento dopo la messa in liquidazione giudiziaria), o la Montefibre di Acerra (180 lavoratori in Cig) rischiano di scomparire.

Altre hanno forti perdite occupazionali, come la Ergon Automotive di Pomigliano (526 addetti, 134 in mobilità totale con aggiancio alla pensione); o nessun futuro, salvo salvataggi in extremis, come la Metalfer di Torre Annunziata, 90 lavoratori senza più commesse.

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