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(16 Giugno 2002)
Dunque non è ancora tramontato quel truce fascino del potere che, per vent'anni, spinse gli Italiani a rispondere all'appello del tiranno e a riunirsi in "folle oceaniche" per ascoltarne gli altisonanti discorsi?
Rigidamente divisi in classi sociali, privati della dignità di cittadini, camuffati in ordinamenti pseudomilitari, approvavano tutti con urla e battimani quei folli progetti che li avrebbero condotti nella tragedia turbinosa della guerra.
Morirono a milioni, a fianco di un alleato infido che, negli ultimi diciannove mesi del massacro, si trasformò in feroce nemico: sconfitti nelle battaglie, sperduti nelle gelide pianure della Russia, caduti sotto i bombardamenti, consumati dalla fame e dagli stenti.
Non ci fu famiglia che non dovesse piangere un suo componente.
Ma per quanto imposto con la forza, esercitato su delega della classe padrona, quindi gravante sui più poveri e indifesi, il potere evidentemente rende sacro colui che lo esercita: al punto che, a cinquantasette anni dalla scomparsa del tiranno - in fuga ignominiosa, camuffato sotto una divisa nemica - la popolazione ancora si muove ad onorare la sua tomba e a visitare la sua casa.
Si tratta ancora una volta di vergognoso revisionismo: non c'è continuità tra quella storia, che fu spezzata dal sacrificio di centomila partigiani, e la storia della nostra Repubblica che, pur con tutti i suoi drammi e le sue contraddizioni, si mantiene legata a quei diritti e valori che rimangono fissati nella nostra Costituzione.
Oggi sono al potere gli eredi di Salò che con le loro riforme sono convinti di aver riagganciato l'Italia a l suo passato reazionario. Noi pensiamo invece che il movimento di protesta e, in particolare, il grandioso movimento operaio in difesa dell'art. 18, possano costituire l'inizio di una nuova Resistenza che difenda per tutti ciò che i partigiani ci hanno lasciato in eredità. Di questi tempi, in cui l'imperialismo dilaga nel mondo e il governo italiano si mette al suo servizio, su questi valori bisogna ricostruire la Patria.
Perciò invitiamo gli iscritti alla "splendida gita" ad esigere il cambiamento del suo itinerario, assumendo come meta un altro paese, vicino anch'esso a Faenza, Marzabotto, ricco di memorie ben altrimenti sacre.
Partito della Rifondazione Comunista
Circolo "Ottobre" - Basso Vicentino
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