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(19 Marzo 2013) Enzo Apicella

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C'é chi dice NO!

(2 Ottobre 2007)

L’accordo del 23 luglio tra il governo Prodi e Cgil, Cisl e Uil su lavoro e pensioni, se trasformato in legge, peggiorerebbe notevolmente le condizioni di vita e di reddito dei lavoratori e delle lavoratrici, ancor di più se precari, e assesterebbe un ulteriore colpo al sistema pensionistico pubblico. Questi i punti salienti dell’accordo:

Gli scalini: peggio dello scalone. La trappola dello scalone di Maroni viene diluita nel tempo introducendo un sistema di “scalini” con i quali i requisiti per andare in pensione verranno peggiorati. Dal 2013 occorreranno 36 anni di contributi e 61 anni di età, oppure 35 di contributi e 62 anni di età per andare in pensione. Non solo quindi gli effetti dello scalone rimarranno, per quanto diluiti, ma a regime l’età pensionabile risulterà aumentata rispetto alla stessa riforma Maroni!

L’imbroglio dei lavori usuranti. Per i lavoratori che svolgono mansioni usuranti è previsto un anticipo di 3 anni per l’età pensionabile, ma i fondi stanziati bastano per appena 5000 lavoratori all’anno, bisognerà quindi creare delle liste d’attesa per poter accedere alla pensione. Inoltre quando il sistema andrà a regime anche i lavoratori “usurati” dovranno attendere 58 anni per andare in pensione, quindi la situazione è peggiorativa rispetto a quella attuale.

Revisione dei coefficienti: pensione più bassa per tutti! Dal 1° gennaio 2010 saranno diminuiti fra il 6 e l’8% (a seconda dell’età di pensionamento) i coefficienti di trasformazione, ovvero di altrettanto diminuirà l’importo della pensione rispetto all’ultimo stipendio percepito. Inoltre i coefficienti verranno rivisti ogni 3 anni e fissati per decreto.

Straordinari a tutto spiano! Viene eliminata la contribuzione maggiorata che oggi è caricata sulle ore straordinarie. In questo modo gli straordinari costeranno come le ore ordinarie, con la ovvia conseguenza che le aziende pubbliche e private vi faranno massicciamente ricorso, invece di assumere nuovo personale.

Aumenta il lavoro precario. Alla faccia della tutela dei più giovani, la legge 30 rimane sostanzialmente immutata: i contratti co.co.pro. e lo staff leasing vengono mantenuti; i limiti imposti ai contratti a termine sono ridicoli, perché potranno essere rinnovati dopo 3 anni di occupazione nella stessa azienda: basterà farlo presso l’Ufficio del Lavoro alla presenza di un sindacalista, e non ci sarà nessun obbligo di trasformazione a tempo indeterminato. Nulla cambia per i contratti interinali, che rimangono privi di vincoli. Non è prevista alcuna significativa continuità di reddito, sganciata dalla prestazione lavorativa, per i precari nelle aziende, negli enti pubblici e nelle cooperative.

Respingiamo al mittente l’ennesimo attacco ai nostri diritti! Costruiamo le condizioni per organizzare un grande sciopero generale il 9 novembre per la cancellazione dell’accordo del 23 luglio e della legge Maroni

Votiamo “NO” nelle consultazioni referendarie indette da Cgil, Cisl e Uil

mobilitiamoci per costruire un vasto movimento in grado di far ritirare il Protocollo

Comitato unitario per il NO all’accordo del 23 luglio – Cosenza

Fonte

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