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“Una stagione all’inferno”

Prodotto da Medici senza frontiere e girato da Alex Tucci. Un rapporto sulle condizioni degli immigrati impiegati in agricoltura nelle regioni del sud italia.

(20 Febbraio 2008)

Fuggono dai loro paesi d’origine, dall’inferno della guerra, dalla fame, dalle disperate condizioni sociali per ritrovarsi nell’inferno del Sud dell’Italia. Li chiamano “stagionali” e sono gli extracomunitari provenienti per la maggior parte dall’Africa magrebina (Marocco, Tunisia, Egitto) e sub-sahariana (Sudan, Eritrea, Nigeria, Senegal, Burkina Faso, Ghana) che si ritrovano a lavorare (senza riconoscimento di alcun diritto) nei campi dove si raccolgono pomodori, meloni, agrumi. Vengono sfruttati dieci-dodici ore al giorno per una paga quotidiana al nero di venti-venticinque euro, vivono in strutture fatiscenti senza servizi igienici e spesso distanti diversi chilometri dai centri abitati.

Questi schiavi della modernità, in prevalenza maschi tra i venti e i quarant’anni, sono “le vittime consapevoli di un sistema economico e politico perverso che li sfrutta e che allo stesso tempo li tollera ma poi li criminalizza”. Agli “stagionali” occupati nelle campagne del Meridione, una equipe di Medici Senza Frontiere ha rivolto un’indagine durata circa sei mesi (da giugno a novembre 2007) da cui sono usciti un rapporto cartaceo e un cortometraggio (portano entrambi il titolo “Una stagione all’inferno”) che fanno male alle nostre coscienze e svelano una realtà drammatica dove il valore della vita è azzerato.

Undici minuti bastano alla video-camera di Tucci per mettere a nudo un nervo scoperto dello società italiana ed entrare nelle viscere di uno scandalo dove degli esseri umani, per guadagnarsi un tozzo di pane, vivono alle stregua delle bestie se non peggio ( chissà quali toccanti parole (sic!) riuscirebbero a cucirci sopra in questo momento il cinéphile Walter Veltroni e il suo stridulo avversario Berlusconi se vedessero le immagini). Un viaggio che tocca, tra le altre, le località foggiane di Ghetto, Borgo Amendola e Stornarella, le campagne di Metaponto e Palazzo San Gervaso in Lucania, di Rosarno in Calabria e Alcamo in Sicilia e che fa scoprire ghetti inverosimili, dove gli stagionali, oltre ad essere schiavizzati, sono nella maggioranza clandestini e non hanno permesso di soggiorno, non riescono a inviare denaro ai propri familiari e soffrono di malattie (gastroenterite, diarrea, lombosciatalgie, micosi) che con il tempo si cronicizzato. Un inferno, appunto, sono le immagini di Tucci che non lasciano spazio alla commozione e a nessuna parola di commento. In pochi minuti con la delicatezza dello sguardo tutto appare oltraggioso a dispetto della dignità umana.

Mimmo Mastrangelo

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