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(8 Febbraio 2011) Enzo Apicella
4 bambini Rom muoiono nell'incendio della loro roulotte causato forse da una stufetta

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(La tolleranza zero)

Non aspetteremo le croci del Ku Klux Klan

(30 Maggio 2008)

Prima vennero per i comunisti, e io non dissi nulla perché non ero comunista.
Poi vennero per i socialdemocratici io non dissi nulla perché non ero socialdemocratico
Poi vennero per i sindacalisti, e io non dissi nulla perché non ero sindacalista.
Poi vennero per gli ebrei, e io non dissi nulla perché non ero ebreo.
Poi vennero a prendere me. E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa.

Martin Niemöller, Berlino 1932

Nelle ultime settimane gli episodi di intolleranza razzista sono in continuo aumento.
I casi di Napoli - con l’incendio dei campi nomadi e il pogrom contro i Rom - e di Roma - con l’assalto di una decina di fascisti ad alcuni negozi del quartiere Pigneto gestiti da immigrati - sono solo i più eclatanti tra gli episodi di violenza fascista quotidiana. Ma ad essere colpiti non sono gli immigrati: sono comunisti, antifascisti, gay, ragazzi qualsiasi come Nicola a Verona il 1 maggio, meridionali, studenti di sinistra dell’Università La Sapienza… chiunque sia considerato da questi manipoli di disadattati e di vigliacchi loro “inferiore” o nemico.
Stampa e partiti sia destra che di “sinistra” si sono affrettati a dire che non si tratta di episodi di matrice politica nonostante gli aggressori avessero sempre simboli e slogan neo-nazisti o fossero militanti di estrema destra. Ma nascondere la valenza politica delle aggressioni significa, in definitiva, coprire le aggressioni stesse.

Questa situazione è evidentemente il frutto avvelenato di un clima di intolleranza e di caccia all’immigrato che un po’ tutti hanno alimentato in questi anni e sul quale neo-fascisti e leghisti fanno qualche passo “oltre”. Persino Amnesty International, che non è certo una associazione estremista, denuncia l’escalation razzista in Italia, un paese che per la sua tradizione culturale e per la sua storia di emigrazione dovrebbe invece caratterizzarsi per la massima tolleranza. Il quotidiano la Repubblica scrive, analizzando il rapporto di Amnesty: “E la critica è “bipartisan” e coinvolge tanto Veltroni quanto Fini”. Giusto, perché nella caccia all’immigrato anche le “sinistre di governo” (cioè non anti-capitaliste) hanno fatto il loro sporco lavoro perseguitando i mendicanti a Pisa, i lavavetri a Bologna, i lavoratori clandestini a Bologna… oppure creando i CPT con la legge Turco-Napolitano.
Quello di oggi è il risultato inevitabile, il dilagare di violenza, ronde, aggressioni.

Siamo nel fascismo ? No, certo, non siamo (ancora) al ritorno del fascismo, ma i fascisti ci sono, non se ne sono mai andati anche se non vanno più in giro con il fez.
Ma perché i “valoroso popolo” di Ponticelli non va ad incendiare le case dei camorristi che hanno fatto centinaia di morti a Napoli negli ultimi anni e che tengono da decenni la città in una condizione a dire poco oscena, come si vede anche dalla vicenda incredibile della “monnezza” ? Sono i Rom a creare il problema “sicurezza” a Napoli ? O non sono forse, i Rom, oggi come molte altre volte, solo l’anello più debole contro il quale sfogare la rabbia, la frustrazione, l’odio… accumulati giorno dopo giorno da una vita quotidiana senza speranza e senza futuro.
È la “guerra tra poveri”, alimentata ad arte per tenere a bada il crescente malcontento dei lavoratori e delle lavoratici creando falsi problemi e falsi nemici in modo che la rabbia venga incanalata gli uni contro gli altri: “divide et impera”, la storia di sempre.

E oggi, purtroppo, anche per molti lavoratori italiani è più facile prendersela con il più debole, come il lavoratore immigrato, scaricando su di lui i suoi problemi; noi dobbiamo spezzare questo meccanismo e possiamo farlo soltanto se lavoratori e lavoratrici italiani/e e immigrati/e si uniscono contro il vero nemico: i padroni e i loro servitori. Sono i padroni che rendono la nostra vita un inferno, non gli immigrati, non i Rom; sono i padroni e i politici che li servono che aumentano le tasse e le bollette, gli affitti, i servizi, che sperperano e rubano i nostri soldi, che distruggono i nostri diritti, che aumentano gli orari, i ritmi e i morti sul lavoro,… il tutto pagandoci sempre meno poiché siamo sempre più precari e quindi sempre più ricattabili…
Sono i padroni e i loro servi che ci tolgono anche solo la speranza di un futuro migliore.

Non aspetteremo le croci del Ku Klux Klan per uscire dalle nostre comunità ed unirci sotto l’unica bandiera che oggettivamente ci unisce, la bandiera della solidarietà sociale, culturale, di classe.
Non rimarremo in silenzio ad aspettare il nostro turno. Uniti, lavoratori italiani e immigrati, possiamo rovesciare la situazione. Divisi, andremo tutti, uno per uno, al macello, italiani e immigrati.

Alto Vicentino, 28 maggio 2008

CENTRO CULTURALE E DI DOCUMENTAZIONE BERTOLT BRECHT - Schio (VI)

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