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(18 Novembre 2009) Enzo Apicella
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Acqua, beffa per i cittadini di Anzio e Nettuno

(17 Agosto 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Alessandro Fioroni, Valerio Perogio - Agenziami

Tariffe aumentate del 300%, mancati interventi sulla rete idrica e un accordo che favorisce il privato
La raccolta di firme per il referendum contro il decreto Ronchi, ha scoperchiato un vaso di Pandora che ha messo in mostra come sul territorio nazionale l'opera dei privati nella gestione del servizio idrico, a volte non è trasparente, a volte non porta quei benefici che, in cambio del profitto, si sarebbero dovuti verificare. E se il pubblico è stato carente nella gestione, laddove operano i privati le tariffe sono aumentate a dismisura, i buchi nella rete idrica sono rimasti e viene messo a rischio il significato stesso di bene comune sacrificato sull'altare del guadagno. Succede in molti casi, come nelle cittadine costiere laziali di Anzio e Nettuno dove opera la società Acqualatina che fa parte della multinazionale francese Veolia.

La raccolta di firme ha scoperchiato un vaso di Pandora che ha messo in mostra come sul territorio nazionale l'opera dei privati a volte non è trasparente, a volte non porta quei benefici che, in cambio del profitto, si sarebbero dovuti verificare nella gestione del servizio. C'è da dire che fino ad ora il pubblico non ha certamente brillato per efficienza, le perdite di circa il 30-40% delle acque trasportate dagli acquedotti denotano una mancanza di interventi di ammodernamento clamorosa.

Laddove però operano i privati le tariffe sono aumentate a dismisura, i buchi nella rete idrica sono rimasti e viene messo a rischio il significato stesso di bene comune sacrificato sull'altare del guadagno. Succede in molti casi, il Lazio ne è un esempio eclatante, basta pensare a Aprilia, in provincia di Latina, dove da anni è in corso una battaglia contro la società Acqualatina di proprietà della multinazionale francese Veolia.

Acqualatina gestisce poi anche il servizio idrico delle due cittadine costiere di Anzio e Nettuno, in queste due località i comitati che lottano contro la privatizzazione hanno messo in luce aspetti poco chiari che coinvolgono anche le amministrazioni comunali.

Il protocollo d'intesa

E' Fiorenzo Testa del Comitato Acqua pubblica di Nettuno a raccontare che il 16 luglio di quest'anno, presso il Comune di Anzio si sono incontrati i sindaci di Anzio e Nettuno, il presidente della Provincia di Latina Armando Cusani e il responsabile della segreteria tecnica organizzativa dell'Ato 4. Al tavolo non erano presenti però gli esponenti di Acqualatina. «Quel giorno – ricorda Testa - è stato firmato un protocollo d'intesa che contiene due punti fondamentali: la gestione del pregresso delle bollette mandate ai cittadini di Anzio e Nettuno e che sono oggetto di contestazione, e lo stanziamento di un fondo suddiviso fra i due comuni, 50.000 euro Nettuno e 100.000 Anzio, per i cittadini morosi indigenti». In realtà la morosità si riferisce alle bollette mandate al momento del passaggio dalla precedente gestione dell'Acquedotto di Carano a quella di Acqualatina. Queste bollette sono contestate perchè ammontano a cifre spropositate, senza una base di calcolo definita. I sindaci nell'accordo si sono impegnati a fare in modo che Acqualatina non richieda gli interessi sulla morosità, inoltre i comuni interverranno rispetto ai cittadini indigenti.

La beffa

Fino a qui si potrebbe pensare ad un'azione tesa al sostegno delle fasce povere della popolazione e cioè quello che un'amministrazione coerente con il proprio mandato dovrebbe fare. Ma non si spiega perchè « i comuni – dice Testa - debbano applicare una moratoria sugli interessi e sulle sovratasse visto che l'errore delle bollette è stato commesso da Acqualatina». Insomma la società privata ha spedito bollette presunte nel momento di confusione determinato dal passaggio da una gestione all'altra, e invece di rimediare per l'errore commesso nei confronti dei cittadini si potrà avvalere dei soldi pubblici, praticamente i cittadini pagano due volte.

La convenzione con Acqualatina

A monte c'è il fatto che per tutto ciò che concerne i servizi pubblici, le decisioni devono essere prese dal Consiglio comunale, di conseguenza anche la convenzione con Acqualatina doveva essere oggetto di una seduta apposita «ma questo non è mai avvenuto» come ricorda l'esponente del comitato. Tra l'altro questo passaggio è stabilito dalla legge regionale numero 6 che dice come i comuni, attraverso i rappresentanti dei cittadini, debbano discutere circa la gestione del servizio idrico.

L'aumento delle tariffe

A Nettuno ed Anzio i cittadini si sono ritrovati a pagare bollette salatissime, con l'aumento fino al 300%, ad una società privata senza mai aver potuto decidere niente. Tra i residenti della cittadina la consapevolezza è molta. «Diciamo che c'era un accordo tacito tra la precedente gestione e il pubblico – raccontano - per cui si pagava pochissimo. Ora molti sono intenzionati addirittura a tornare al pozzo pur di togliersi dal servizio di Acqualatina».

I mancati interventi

«Il passaggio alla gestione privata dell'acqua – spiega ancora Testa - era stato giustificato dal fatto che il privato avrebbe dovuto fare degli investimenti sulla rete idrica, cosa mai avvenuta, bloccati dalla Conferenza dei sindaci di anno in anno. Così anche investimenti declassati rispetto al loro valore iniziale non sono stati fatti. Questo riguarda sia lavori di manutenzione che ampliamento della rete».

Lo dimostrano ancora le testimonianze di alcuni residenti delle zona periferiche, le più penalizzate, come coloro che abitano a Piscina Cardillo. Diverse famiglie della zona senza acqua pubblica e che per bere devono comprare l'acqua minerale. Ma la mancanza di interventi strutturali riguarda anche la manutenzione dei depuratori, infatti basta una pioggia un po' più forte del normale e a Nettuno cominciano a saltare tutti i tombini. Ciò significa che il deflusso delle acque reflue non è più contenuto dalla rete. Poi con l'aumento della popolazione, che nel periodo estivo arriva fino a 150.000 persone, i depuratori non riescono a reggere il deflusso delle acque.

Le direttive europee

Secondo il governo italiano la legge Ronchi è stata fatta per dare seguito a una direttiva europea, la 2/60 Ce della Ue, che sembrerebbe imporre la privatizzazione dei servizi pubblici ma che all'articolo 14 prevede un elemento fondamentale e cioè l'informazione e la consultazione dei cittadini. Cioè proprio quello che viene contestato dai comitati, tenuti fuori dalla porta al momento della firma del protocolla tra i comuni e i rappresentanti dell'Ato4. Poi c'è la famosa direttiva Bolkestein che in realtà, sebbene spinga in senso privatistico, non riguarda la liberalizzazione di servizi di interesse economico generale ne la privatizzazione di enti pubblici che forniscono servizi.

La delibera del Consiglio comunale

Pochi giorni prima della firma del protocollo, il comune di Nettuno aveva discusso ed approvato una delibera di iniziativa popolare, scaturita dalle richieste dei cittadini, dove l'amministrazione si impegnava, così come si legge, «a riconoscere nel proprio Statuto il Diritto umano all'acqua, che il servizio idrico integrato è un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica» e cosa più importante a mettere in campo «un'iniziativa per la ripubblicizzazione del servizio idrico».

La gestione di Acqualatina e l'accordo per rimediare ai suoi errori ai danni dei cittadini smentiscono tutto ciò. Il pubblico sembra essere così in balia di poteri privati più potenti mostrando una forte subalternità. A meno che, come riportano le cronache di un giornale locale “Il Caffè”, non siano veritieri gli impegni presi dal presidente dell'Ato Cusani affinchè venga riconosciuta un'adeguata rappresentanza dei Comuni di Anzio e Nettuno all'interno dell'Ambito di gestione.

www.radiocittaperta.it

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