">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Thatcher

Thatcher

(9 Aprile 2013) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Capitale e lavoro)

Telecom: privatizzazione e appalti

(6 Novembre 2003)

Se il telefono di casa diventa improvvisamente muto, che si fa? Si chiama la Telecom e, dopo aver perso buoni dieci minuti alle prese con nastri registrati che - tra un'offerta e l'altra - ti costringono a fare la gimcana sulla tastiera, si segnala il guasto a un operatore (quasi sicuramente un lavoratore «atipico» che risponde da chissà dove) e si resta in attesa dell'intervento riparatore.

Peccato che assieme ai tempi della segnalazione, anche quelli della riparazione si siano allungati terribilmente negli ultimi anni. Miracoli della privatizzazione. E degli appalti che hanno esternalizzato l'assistenza come la manutenzione e la messa in opera della rete telefonica. A farla sono ormai imprese che non hanno più nulla a che fare con Telecom, che ottengono l'appalto con offerte al massimo ribasso e che sempre più spesso utilizzano anche personale irregolare, lavoratori in nero. In alcuni casi questi fantasmi che attraversano l'Italia su misteriosi furgoni sono lavoratori cassintegrati delle stesse imprese appaltatrici, che in questo modo arrotondano i magri proventi della Cig in cui "vivono" da diversi anni.

Il disagio per l'utenza, l'abbassamento della qualità dei servizi e la giungla del lavoro nero marciano di pari passo. Da quando la Telecom è stata completamente privatizzata, nel 1997, passando per Colaninno e approdando a Tronchetti Provera, si è aperta la voragine della corsa agli appalti della gestione della rete, che Telecom, nonostante la liberalizzazione, continua a controllare. Ne hanno pagato i costi gli utenti attraverso l'abbassamento della qualità del servizio e i lavoratori con la contrazione occupazionale. Iniziava la corsa al massimo ribasso nell'attribuzione degli appalti, perché, come in tutte le imprese private, la competizione si fa sui costi, pazienza per la qualità, tanto gli utenti non hanno alcun potere contrattuale, possono al massimo cambiare gestione (con non poche difficoltà burocratiche) ma anche la concorrenza deve passare attraverso i cavi della Telecom.

Dieci anni fa i lavoratori che posavano i cavi, li accudivano e facevano assistenza ai clienti erano 45.000; oggi sono 25.000, distribuiti tra tante imprese, alcune consistenti (come la Site che occupa 1.400 addetti), altre minuscole. Ma di questi 25.000, almeno 10.000 sono irregolari, cioè non risultano da nessuna parte, o risultano tra quei 5.000 lavoratori, concentrati soprattutto al sud, che sono - alcuni anche da nove anni - in cassa integrazione. E' un lavoro che richiede alta professionalità, ed è naturale che persone abituate a un salario dignitoso non si accontentino del sussidio di cassa integrazione, non abbiano voglia di starsene con le mani in mano e si prestino al lavoro nero. E le imprese sono ben contente di ricorrere alle prestazioni irregolari attraverso il subappalto, visto che un'ora di lavoro di un operaio specializzato costa attorno ai 22 euro, mentre la cifra scende a poco più di 7 euro per chi lavora in nero.

Centro di documentazione e lotta - Roma

6472