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Arsenico Lupin

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(6 Dicembre 2010) Enzo Apicella
Emergenza in Lazio per le concentrazioni di arsenico nell'acqua superiori ai livelli stabiliti dalla UE

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«Stop all'operazione Acea»

(15 Aprile 2012)

Un larghissimo fronte di opposizione cittadina è pronto a scendere in campo contro la decisione del sindaco Gianni Alemanno «di privatizzare l'acqua della Capitale» e i servizi pubblici locali. È intorno a questa battaglia comune che ieri mattina nel corso di una partecipata assemblea al Teatro Colosseo a Roma, indetta dal Comitato romano per l'acqua pubblica, si sono confrontati e alleati forze cittadine, sindacati (dalla Cgil alle organizzazioni di base), lavoratori delle aziende pubbliche, movimenti, associazioni, studenti e tutti i partiti politici dell'opposizione capitolina, dal Pd ai Verdi a Sel e Fds. Da un lato la vendita del 21% di Acea «presentata ai romani come scelta necessaria per fare cassa in nome del debito comunale e delle restrizioni imposte dal patto di stabilità», operazione che porterebbe il comune a detenere il 30% delle quote dell'azienda dell'acqua e dell'energia. Dall'altro la decisione di riunire in una holding tutte le aziende pubbliche capitoline come «primo passo verso la definitiva privatizzazione dei servizi cittadini». Due decisioni «con le quali Alemanno sta ipotecando il futuro della città mettendone in discussione la vivibilità». Ieri si è prospettata una battaglia contro un «esproprio di democrazia» che si combatterà sia nelle piazze e nei quartieri (all'assemblea hanno partecipato i presidenti dei municipi IX, X e XI) e sfocerà in un corteo cittadino sabato 5 maggio, sia in Campidoglio, dove l'opposizione farà ostruzionismo. «Abbiamo preparato centinaia di emendamenti» conferma Marco Miccoli, segretario romano del Pd. Per il Comitato romano per l'acqua pubblica «Alemanno sta raccontando una grande bugia dicendo che è obbligato a vendere Acea dall'art. 4 della manovra di agosto 2011 del governo Berlusconi, perché dimentica che il servizio idrico e l'energia ne sono escluse». Tutti concordi nel considerare l'operazione Acea «una vera e propria svendita: quando Alemanno è salito sulla poltrona più alta di questa città le quote di Acea valevano 16 euro mentre ora solo 4». 200milioni di euro è la cifra che la giunta capitolina vuole ottenere dalla vendita delle quote dell'azienda, «una cifra che potrebbe essere benissimo ricavata rivedendo i finanziamenti di altre voci, magari di qualche inutile grande opera», commenta Sandro Medici, presidente del X municipio. E se questa mobilitazione parte dalla forte vittoria referendaria alle spalle, «c'è tanto da lavorare per organizzare e far crescere la manifestazione del 5 maggio».

YLENIA SINA - Il Manifesto

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