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Chiusura MERCK PAVIA: non saremo complici della finanza

(13 Giugno 2013)

Non saremo complici nel creare nuovo disagio sociale ed economico, continuando a sostenere che la questione del lavoro, della salute e dell'emergenza abitativa devono essere il primo e l'ultimo pensiero di chi ha nelle mani il potere per contrastare e prevenire la gravità di queste sempre più numerose realtà

La scorsa settimana i vertici di MERCK SHARP & DOHME hanno comunicato l'intenzione diventata “irrevocabile” di procedere alla chiusura dello stabilimento di Pavia entro dicembre 2014.
Già nel 2010 era stata manifestata la stessa volontà, ed anche allora istituzioni e sindacati si mossero da subito per identificare un nuovo investitore che rilevasse lo stabilimento: ciò è avvenuto con il colosso farmaceutico MSD ITALIA.

Oggi la salvifica ricetta proposta trasversalmente da destra come da sinistra è sempre la stessa: trovare l'ennesimo compratore, magari un po' compiacente con i potentati locali, che possa far fruttare i propri affari sulla pelle dei lavoratori incentivato da finanziamenti pubblici.
Il prossimo 21 giugno al Ministero delle Attività Produttive a Roma si incontreranno governo, istituzioni e parti sociali per una disanima preliminare della vicenda: ricomincia così il balletto che alla MERCK prosegue da diversi anni, che anche questa volta può fruttare consistenti argomentazioni per le future campagne elettorali.

Le demoratiche istituzioni, peraltro nuovamente bocciate dalla metà della popolazione, non hanno interesse alcuno a chiarire in maniera netta che quello di MERCK è l'ennesimo caso legato ad un mercato sempre più stretto nella morsa del potere finanziario: si parla di piano di ristrutturazione globale, senza però citare il fatto che il farmaco antidiabetico prodotto in esclusiva nazionale sul nostro territorio sia il più venduto in assoluto, come attestano i dati resi pubblici dalla stessa MERCK.

Va sottolineato inoltre che gli affari nel nostro continente sono dati dalla medesima fonte in ripresa dall'ultimo quadrimestre del 2012, e che il calo sostanziale delle vendite si registrano nel Nordamerica.
Chiudere a Pavia indica forse la volontà di trasferire produzioni in Paesi emergenti, sfruttando l'onda di un'economia in movimento con un costo del lavoro decisamente inferiore?

La nostra città è sempre stata un fulgido esempio di eccellenza nel campo della produzione, settore che deve essere innanzitutto sostenuto con ogni mezzo e poi rilanciato: togliere altre centinaia di posti di lavoro aggraverebbe ulteriormente la situazione sociale nel nostro territorio, con le conseguenze che sono ogni giorno sotto gli occhi di tutti quelli che non vogliono girarsi dall'altra parte.
Intendiamo con chiarezza restare fuori da pericolosi giochetti che incidono, anche e purtroppo irrimediabilmente, sulla pelle della gente.

Non saremo complici nel creare nuovo disagio sociale ed economico, continuando a sostenere che la questione del lavoro, della salute e dell'emergenza abitativa devono essere il primo e l'ultimo pensiero di chi ha nelle mani il potere per contrastare e prevenire la gravità di queste sempre più numerose realtà.

SINDACATO DI BASE PAVIA

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