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Natuzzi. Mobilità per 1726 lavoratori. Vendola, un piano di lacrime e sangue

(2 Luglio 2013)

É di ieri, nell’incontro romano, l’annuncio della Natuzzi, produttrice di mobili, ai sindacati in merito alla riorganizzazione dell’assetto italiano del gruppo che significa la collocazione in mobilità di 1.726 dipendenti a partire dalla fine della cassa integrazione (cioè a ottobre prossimo).

Tutto ciò secondo l’azienda serve a "salvaguardare la posizione di 2.789 lavoratori, di cui 1.449 interni e 1.340 nell'indotto”.

La Fillea Cgil ha subito avvertito che "si preannuncia una stagione di lotte durissime a partire da subito, e di un coinvolgimento da parte delle Istituzioni regionali e nazionali per costringere la Natuzzi a bloccare i licenziamenti e avviare un confronto serio per il rilancio del Made in Italy dell'area murgiana e la salvaguardia dei livelli occupazionali". Come ha dichiarato il segretario generale della Fillea Cgil Puglia, Silvano Penna.

"Dopo 11 anni di finanziamenti, di sacrifici, di Cassa Integrazione - conclude - la Natuzzi regala al nostro territorio altri 1.726 licenziati. Tutto ciò è inaccettabile”.

Intanto da oggi inizieranno le assemblee ed il confronto con le istituzioni, mentre gli stabilimenti di potenza hanno dichiarato sciopero generale unitario subito dopo il traumatico annuncio.

È intervenuto sulla vertenza anche il presidente della Puglia, Nichi Vendola, che ha chiesto "al Ministro per lo Sviluppo Economico Flavio Zanonato, l'immediata convocazione, presso il ministero, di un Tavolo nazionale dedicato alla ricerca di possibili soluzioni per la vertenza Natuzzi che, in queste ore, sta prendendo una piega assolutamente inaccettabile e pericolosa".

"Prendiamo atto - aggiunge Vendola - che il piano industriale, presentato a Roma è un piano di lacrime e sangue, che va oltre ogni ragionevole condivisione. La chiusura di ben due stabilimenti e la messa in mobilità di oltre 1700 dipendenti - continua il presidente della Regione Puglia - non può che destare preoccupazione e allarme. E' però indispensabile, a questo punto, che intervenga il Governo nazionale e che intervenga con serie e credibili proposte di politica industriale che, fino a questo momento, hanno più brillato per assenza che non per efficienza e concretezza".


2-7-2013

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