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NO MUOS

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(10 Agosto 2013) Enzo Apicella
Un centinaio di manifestanti no-Muos è riuscito a sfondare la recinzione e ad entrare nella base militare americana di Niscemi, in Sicilia.

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(Il saccheggio del territorio)

Contro la Privatizzazione dei servizi

(24 Agosto 2005)

A partire dagli anni novanta è stato avviato anche in Italia il processo di liberalizzazione dei mercati e di privatizzazione delle aziende pubbliche. In questo filone si colloca il Decreto Legislativo “Letta” (n° 164/2000) che ha disciplinato il mercato del gas, delle utenze industriali e domestiche.

A partire dal 1° gennaio 2003 è in sostanza possibile che la gestione delle principali strutture di distribuzione d’energia sia in mano ad aziende private. In Emilia-Romagna la conseguenza di questa normativa è stata la trasformazione delle principali municipalizzate che erogano i servizi di pubblica utilità in Società Per Azioni e il prolificare oltre misura di centrali Turbogas per la produzione di Elettricità.

A Bologna, Ferrara, Ravenna e, notizia degli ultimi giorni anche Modena, la gestione di gas e acqua è stata “affidata” al gruppo Hera, una società multiutility costituita da un'ampia e diversificata compagine sociale, rappresentato dal 55,5% da Enti istituzionali (di cui il maggiore risulta essere il Comune di Bologna con circa il 17%) e il restante 44,5% da azioni private.

Con questo non s’intende una gestione controllata da una maggioranza composta da rappresentanti istituzionali, ma da un Consiglio di Amministrazione formato da 14 membri (il Comune di Bologna può inserire 5 membri, uno a testa sono assegnati a Ferrara e Ravenna, i restanti delegati dagli investitori privati), che avrà in ogni modo la massima autonomia decisionale a discapito degli interessi pubblici.

Le ex municipalizzate di Piacenza, Parma, Reggio Emilia invece si sono costituite in un’altra multi-servizi denominata New. Co SPA, che da quando è quotata in Borsa ha proceduto, come del resto ha fatto Hera, secondo le "direttive europee" ad aumentare le tariffe di acqua, gas e rifiuti.

Cosa comportano le privatizzazioni….

Se da un lato le entrate economiche dovute a queste operazioni hanno in parte sollevato le casse comunali dei comuni citati, dall’altro la possibilità di una futura completa gestione privata apre scenari allarmanti.

Le conseguenze che le privatizzazioni comportano ovunque (in Europa come all’estero) sono un aumento dei costi ed una diminuzione della qualità dei servizi. Ricordiamo per esempio l’Inghilterra, quando nel 1989 la Thatcher privatizzò l’acqua, le bollette rincarano nel giro di pochi anni del 141%! Oppure negli Stati Uniti, ad Atlanta (Georgia), il comune ha appaltato a United Water il sistema idrico per 24 milioni di dollari l’anno e dopo un anno, un rapporto dell’ispettorato comunale mostrava che l’acqua distribuita violava tutte le regole sanitarie ed i livelli del cloro erano sei volte superiori a quelli consentiti. Anche in Italia casi simili non mancano come a Firenze dove il gestore dell’acqua si chiama Pubbliacqua SPA, costituita nel dicembre 2001, i rincari sono stati superiori al 30%!

Questo è facilmente spiegabile poiché la logica del servizio pubblico viene sostituita da quella della massimizzazione del profitto tipica del settore privato. Di conseguenza non si pensa più a fornire alla collettività (cioè a tutti) quanto necessario a tariffe calmierate, ma si vende un servizio in regime concorrenziale e si tagliano le attività non remunerative ( a discapito delle fasce deboli).

Cosa comportano le centrali turbogas….

Anche se la pericolosità della costruzione di centrali di questo tipo nelle vicinanze di luoghi abitati è evidente e la popolazione sia molto spesso contraria, non si ferma, a livello regionale così come in tutta la penisola, il processo di costruzione, come a Bentivoglio e Minerbio (BO), Ferrara, Pedrignano (Parma), Reggio Emilia e Brescello, ecc.
Le giustificazioni delle istituzioni vertono sulle esigenze produttive ovvero sul presunto fabbisogno energetico di nuove attività industriali. In realtà non è necessaria alcuna nuova centrale visto che già esiste un esubero di potenza rispetto a quella attualmente utilizzata (l’energia prodotta dalla SEF a Ferrara servirebbe solo per la metà al polo industriale). La realtà dei fatti è che l’energia in esubero può essere ceduta dalle imprese produttrici al mercato creando un business estremamente vantaggioso.
Dal punto di vista ambientale l’aumentata efficienza tecnologica non è sufficiente a giustificare il nuovo insediamento alla luce del fatto che le fonti inquinanti già esistenti non vengono meno, se non in piccola misura.
Le aziende evitano i costi di smantellamento o riconversione delle centrali esistenti e investono nelle nuove costruzioni che permetteranno di rivendere a prezzi prestabiliti (con alto tasso di sicurezza) al GRTN (costretto ad acquistare) l’energia prodotta. Ci sono studi che provano che il ritorno, in termini economici, si completa nel giro di ¾ anni, permettendo successivamente di avere introiti molto elevati. Le aziende sono favorite in questa strategia della piega che la legislazione statale ha preso: in Italia è stato recentemente convertito in legge il D.lgs n. 25 recante: “Disposizioni urgenti in materia di oneri generali del sistema elettrico” che, di fatto, viene procrastina il c.d “decreto Marzano (una legge sblocca-centrali che prevede strappi alle leggi ambientali per far funzionare le centrali in condizioni critiche e la possibilità per l´Enel di sforare il tetto fissato dall´ Autorità dell’energia e del gas).

L’Emilia “regione rossa” che si vantava del capillare funzionamento del proprio stato sociale, è quindi all’avanguardia nel cedere sotto il peso dell’economia euro-capitalista, l’usufrutto delle risorse energetiche.
Ora siamo a pieno titolo dentro l'economia globale, ovvero inseriti dentro progetti presenti e futuri di sviluppo e relazioni sempre più legate a dinamiche internazionali nella sfera della produzione, del trasporto e del consumo di merci.

E' in questo scenario che possiamo comprendere le grandi opere infra-strutturali, l'esplosione della speculazione e dell'espansione urbanistica, la razionalizzazione e la privatizzazione dei servizi.

Questo allarme è di natura non solo economico/politica, il messaggio che traspare è, di fatto, la caduta di qualsiasi possibile alternativa all’esasperante globalizzazione, ma l’aumento del caro-vita inteso, come detto in precedenza, con bollette e tasse in rialzo, precarizzazione del lavoro, diminuzione dei salari.

Segnaliamo come esempio emblematico quanto accaduto il 26 agosto dell’anno scorso, quando i lavoratori Hera dell’impianto d’incenerimento di Coriano (RN) sono stati costretti a svolgere un’assemblea sindacale nell’area antistante l’impianto, come documentato dalla stampa locale, tutto questo dovuto al fatto che al momento l’azienda si rifiuta di riconoscere il costituito sindacato Cobas Hera (aderente alla Confederazione Cobas), nonostante abbiano aderito a questa nuova struttura il 40% dei dipendenti dell’impianto.

Come Rete Regionale Anticapitalista dell’Emila-Romagna crediamo sia importante, quindi, essere cassa di risonanza critica e radicale davanti a queste scelte, tanto impopolari quanto inique soprattutto quando la disinformazione della stampa e l’opportunismo di certi partiti politici, tendono a far passare nel silenzio queste operazioni di mercato, che hanno esclusivamente nella ricerca del profitto il fine ultimo.

Ma non possiamo tuttavia fermarci nella sola analisi critica di questa situazione ma cercare di aprire vertenze che possano ribaltare l’esistente, Siamo perfettamente consapevoli che oggi, da più parti, esistono proposte ed alternative possibili e praticabili sicuramente più pulite e meno impattanti rispetto alla salute e all'ambiente nel settore del riciclaggio, della gestione delle acque e del settore energetico, tuttavia questo non basta se questo tipo di lotte non metta in primo piano i nessi tra le contraddizioni capitalistiche e le loro ricadute sulla vita quotidiana, perché è proprio l’incapacità di un’alternativa politica ad impedire lo sviluppo e l’attuazione di altri percorsi. Se da un lato, questo deve essere un punto preciso di partenza, dall’altro non dobbiamo nemmeno aver paura di aprire vertenze su quelle che possono apparire “battaglie arretrate” come l’aumento delle bollette, livelli insostenibili d’inquinamento.

Invitiamo ad iniziare una serie di percorsi di lotta ( presidi, distribuzione di materiale contro-informativo, proteste dirette contro Hera e New. Co spa, ecc.), con i cittadini, con i compagni interessati, con i lavoratori di queste aziende, sostenendo tutte quelle realtà politiche e sociali che si stanno muovendo attorno a queste tematiche.

Proponiamo una giornata di confronto a livello regionale con tutti i gruppi di base e i soggetti interessati verso la metà del mese di novembre a Ferrara.
Invitiamo inoltre a sottoscrivere e diffondere quest’appello e inviare le prime adesioni all’indirizzo seguente:
noprivat@libero.it

PER LA COSTRUZIONE DI UNA RETE DI COLLEGAMENTO CONTRO LE PRIVATIZZAZIONI E LO SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE E DELL’AMBIENTE

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