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Ventiquattro ore senza di noi

Ventiquattro ore senza di noi

(1 Marzo 2010) Enzo Apicella
Sciopero generale dei lavoratori migranti

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(L'unico straniero è il capitalismo)

Dalle giornate al Cpt di Gradisca

(2 Marzo 2006)

per chi non sapesse: a Gradisca d'Isonzo, Friuli, Pisanu sta forzando la mano per aprire un cpt di nuova generazione; mostruoso come tutti i suoi simili ma un passo piu' in la': concepito e costruito per annullare e violentare ogni tipo di memoria identitaria in chi vi viene recluso. Ogni azione quotidiana - ogni azione - e' regolata, determinata, controllata da un grande guardiano centrale. Non si accende luce che lui non voglia, non si apre porta che lui non controlli, non si apre finestra che lui non comandi. Tutte le luci sono incassate nei soffitti, distanti e aliene, tutti i tavoli imbullonati al suolo, tutte le porte sbarrate, ogni dieci metri la vista e l'interazione umana sbarrati da cancelli. Le celle - che altro sono? - da sei isolate le une dalle altre, i cortili su cui danno isolati gli uni dagli altri.
Doveva aprire nell'autunno del 2004.
Doveva aprire, assolutamente, cascasse il mondo, oggi.
Almeno in questo hanno fallito

Martedi, 28 febbraio

Appuntamento questa mattina alle 7.30 davanti al cpt, a ricevere il buon giorno da chi li' davanti ci ha dormito, nelle tende o nelle roulottes. Ci accoglie addirittura del caffe', della musica e un fuoco. Fa freddo, infatti, un freddo becco come si dice nel nord. Si battono le brocche, anche cosi' si dice nel nord (est).
Piano piano si arriva, siamo circa trenta.
Allora cominciamo a sciamare.. :) uno sciamino di trenta apine.. sulla statale di fronte al cpt, interrompendo mezze corsie invandendole con gli striscioni e volantinando alle macchine che costringevamo a rallentare o fermarsi e poi serpeggiare.
Cominciano ad arrivare i mezzi della Minerva, la sedicente cooperativa sociale che s'e' aggiudicata l'appalto - offrendo il prezzo piu' alto, e' un bel mistero - per la fornitura dei servizi interni.
Scatta l'operazione "stirami ma non passi".
"Non ti vergogni? cosa racconti ai tuoi figli del tuo lavoro?" a me sembra una domanda imbarazzante, ma non sembra scalfire i due lavoratori croati che siedono davanti nel primo furgoncino. In quindici siamo li' davanti, ad impedirgli di passare, la polizia e i carabinieri - in proporzione di due a uno con noi - alle spalle. Il sorrisetto sparisce quando noi non ci spostiamo. Armeggiano con i cellulari, chiedono istruzioni.
La digos cerca di toglierli dall'imbarazzo, ma vinciamo noi.
Retromarcia, a casa.
Arrivederci, ciao. Salutate i figli da parte nostra.
Arrivano due auto. Ancora, noi davanti. Non si passa, oggi sciopero. La lavoratrice sulla prima macchina sorride, ci manda baci. Se la incontrassi per strada penserei che e' stata una figlia dei fiori. Manda baci, sembra che dica "I love you". Ma niente retromarcia. Rimane li', guarda tutti e nessuno, sorridente assente. Una professionista, altro che figlia dei fiori.
I pulotti - abbiamo l'onore della celere di Padova - cambiano strategia e ci aggrediscono da dietro.
Spinte, strattoni, calci.
Qualcuno di noi s'offende e allora partono pugni e manganelli.
Ci si offende ancora di piu'. Poco distante da me Sandro Metz (consigliere regionale dei verdi) cade per terra, si protegge la testa ed il ventre dai manganelli e dalle pedate.
Calma, stallo. Si rialza e protesta vivacemente con un dirigente. Uno zelante celerino lo colpisce allora come neanche capitan uncino: una manganellata alla tempia. Birichino, gli dice il dirigente.
Sandro riesce appena ad allontanarsi, poi crolla. Rimane a terra dieci minuti prima di riprendersi. Poi arriva l'ambulanza che comunque lo porta via.. e' ancora in ospedale, vi rimarra' per 24 ore. L'aveva detto Pisanu, nel suo discorso, di un certo MetzMalvagio. Il prefetto gli aveva negato l'accesso, sabato, a lui che come consigliere ha libero accesso alle carceri (ma allora questo che cos'e'? non e' un carcere, dicono, pero' ha il filo spinato, i cancelli con uncini medievali, tutto blindato, anche l'aria. cosa sara' mai?). Insomma, l'avevano avvertito, da manuale di procedura mafiosa. Ma lui niente, fa orecchie da mercante. E allora non l'hanno piu' solo avvertito, l'hanno colpito, a freddo. Per il resto di noi, qualche livido, qualche botta, bernoccoli vari.
Poi diranno che sono dovuti intervenire perche' noi avevamo circondato vetture private e cercato di rovesciarle.

Stallo, la macchina della baciosa e' passata, l'altra no. Altre due ferme davanti ad uno striscione. Dentro anche un migrante africano.
Che cazzo fai? mi sembra una domanda imbarazzante, viste le circostanze, ma loro non si imbarazzano. Discutono ma senza tirare giu' il finestrino. Andatevene a casa, ragazzi. Non si fa il carceriere. Non sta bene.
Non ho ordini in questo senso, dice chi guida. Ma che cazzo succede, pensa ognuno di noi. Non hai ordini? ma che dici?? sei un lavoratore di una cooperativa sociale e dici di andare la' dentro per solidarieta'.. una solidarieta' da 5 milioni di euro per il tuo padrone e 900 euro al mese per te. E la dannazione per il tuo compagno africano.
Dici che non hai ordini per pensare da solo ad una situazione, per pensare da solo a che cazzo fai, per sapere da solo che cosa e' solidarieta', che cosa e' umano e cosa e' diabolico.
Ma che diavolo succede, appunto? cosi', tanto per sapere.
Che razza di iniezione stanno facendo alle coscienze, ai pensieri, alla realta' stessa delle cose? che fanno, giocano a domino con le parole componendo e scomponendo ossimori cosicche' alla fine qualsiasi cosa va bene.
Una coop sociale fa la carceriera, i soldati fanno la guerra umanitaria.
Logico e coerente, non lasciamo buchi nella trama della nuova lingua.
Cosa pensi che succedera' li' dentro se qua fuori spalmano sull'asfalto cosi' un consigliere regionale? mah, silenzio. Evidentemente non sono affari suoi, per 950 euro la mese la sua rata di solidarieta' si e' fermata al di qua di certi dettagli.
Poi, marcia indietro, entrambe le macchine. Arrivederci, ciao.
Carabinieri e polizia zitti e buoni, a pochi metri da noi. Ma come? e perche' cinque minuti fa sono scattati i calci in culo? e' un bel mistero.

Sono le nove della mattina, solo le nove della mattina.
Il resto della giornata si dipana occupando la statale e dando volantini. E qui sta l'incredibile. Dieci a uno, se ti metti a fermare le auto su una statale come minimo cercano di metterti sotto. Invece diamo via poco meno di duemila (2000) volantini e solo una ventina di persone ci vogliono male. La maggior parte sorride, ammicca, accoglie volentieri, addirittura solidarizza "bravi", "resistete", "tenete duro", "grazie". Pero' non si fermano con noi.
Molti alla sera fanno il percorso contrario e ci trovano ancora li'. Minchia, pensano, ma dopo le botte state ancora qua pronti a farvi menare? le stesse facce da stamattina che ancora fermano il traffico e danno volantini, sorridendo, scherzando? ma forse, continuano a pensare, qua c'e' qualcosa di grosso che muove 'sti ragazzi(e). Forse possiamo anche non farci scippare i sogni, la ribellione, la voglia di resistere, di esistere. Ancora non si fermano con noi pero', manca ancora un quid, quello che farebbe chiudere il cpt prima di essere battezzato dalla disperazione dei deportati. Quale sara' questo quid? che cazzo dobbiamo fare di piu'? mah, non lo so, ma intanto continua a sorridere che anche per oggi questa fogna non ha aperto.

Quelle persone alla mattina non erano maldisposte ma dopo il tiggi' sorridevano platealmente, ci incoraggiavano. A sera anche di piu'. Tutte quelle centinaia di persone passavano ogni giorno davanti a quel muro osceno, alieno anche solo nella sua fissita' in un paesaggio di campi e fossi; ogni giorno passavano ma si saranno mai chiesti cos'era, se si poteva davvero sopportare o se invece non sentissero la necessita' di andare li' a smontarlo? si saranno mai chiesti se davvero tanto loro non potevano farci nulla? Chissa' cosa si sono chiesti vedendoci li'. Qualcosa si sono chiesti, e si sono dati anche una risposta, altrimenti non ci avrebbero sorriso.

Vedere decine di ragazze e ragazzi, dai venti ai sessant'anni, disposti a farsi menare o tirare sotto per non farlo aprire, disposti a stare al freddo becco tutto il giorno - e la notte, alcuni - fa la differenza. Non possono non farsi domande e non darsi poi delle risposte, anche se magari un po' in background. Quelle domande e quelle risposte fanno la differenza, fanno l'antidoto a quelle iniezioni, rispostano il domino delle coscienze e dei pensieri, riportano al linguaggio i suoi ossimori. Che cazzo e'? un centro di permanenza temporanea? no, un carcere schifoso. Che cazzo ci fa li una coop sociale? solidarieta'? no, la carceriera.
arrivederci, ciao.
a domattina, primo marzo, alle 7.30, davanti al cpt, per tenerlo chiuso e far nascere pensierini.

Mercoledi, 1 marzo

questa mattina siamo ancora li, non ho capito se pochi di piu' o pochi di meno.
facce contente dalle auto, pollici alzati, sorrisi. pochi stronzi che vorrebbero tentare di metterti sotto.
All'improvviso la polizia - oggi anche qualcuno dell'antisommossa di gorizia - infila i caschi. Sara' il freddo, sara' che vogliono far entrare una carovana di auto, una carovana di migranti, chissa'.
Siamo pochi, troppo pochi per giocare alle strategie.
Quello che faranno e' ovvio: blocco del traffico, metterci tutti al muro con qualche manganellata, far passare i "lavoratori" o chi altro. Puntuali, dopo poco ci chiedono gentilmente di fare luogo. Ma dico, secondo te se bastava chiedermelo stavo gia' da un'altra parte no?
dietro avanza la falange, non so se piu' ridicola o piu' obbrobriosa, contro trenta-quaranta la cui massima aspirazione sarebbe di essere da qualche altra parte liberi tutti.
arrivano le macchine, sgusciamo come apine fra i manganelli e ci piazziamo davanti, sopra, sotto.
Inevitabilmente trascinati via, spintonati. Niente manganelli o quasi, almeno.
La cosa piu' misera sono le facce dei "lavoratori" dentro le macchine. Qualcuno si copre il volto, cos'avra' paura di vedere? o forse pensa sul serio che non abbiamo di meglio da fare che andarli a cercare.
Facce dure, distanti, o addirittura piene di scherno. Almeno c'e' qualcuno che gode.
Due, tre, quattro - non sono riuscito a contare, la digos mi sparigliava i conti - lavoratori migranti impassibili ci sfilano sotto il naso, dentro le auto che continuano ad avanzare spingendoci sulle gambe quando noi siamo davanti.
Lager per scelta, insomma; se ne avessero un'altra non lo so, ma una di sicuro l'hanno fatta.

(mi fermo alle 11 della mattina)

diverse persone che passavano in auto ci chiedevano "vi hanno picchiato? ma fate una manifestazione?? qualcosa??"

arrivederci, ciao
a sabato mattina, gorizia. assemblea cittadina. alle 9.

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