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Ventiquattro ore senza di noi

Ventiquattro ore senza di noi

(1 Marzo 2010) Enzo Apicella
Sciopero generale dei lavoratori migranti

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Malta: Il lager

(1 Aprile 2006)

Il centro di detenzione Safi Barracks, a Malta, è una gigantesca gabbia dove i migranti vivono come bestie. Quando i militari maltesi aprono il lucchetto decine di africani ci accolgono urlando "freedom!", "liberté!"... Si avvicinano con occhi ansiosi, è un coro ininterrotto di "aiutateci, qui dentro non possiamo vivere, soffriamo troppo". Sulle grate hanno appeso un lenzuolo: "Dio giudicherà Malta per ciò che fa ai migranti".

L'odore dei loro corpi, lavati con una sola saponetta al mese in bagni spaventosi, è insopportabile. Nelle camerate dormono in materassi lerci, i più fortunati dispongono di lenzuola ormai gialle di sporcizia; vivono qui da mesi senza sapere perchè, senza vedere medici, avvocati, volontari delle Ong. Un'ora d'aria al giorno, a volte nemmeno quella "se non fanno i bravi". Senza un libro o un giornale da leggere, né una penna per scrivere; c'è una televisione in fondo al ballatoio, ma non una panca per sedersi a guardare l'unico canale in maltese. "Diventeremo pazzi". Alcuni, pazzi, lo sono già diventati. Non ce la facevano più a sopportare l'attesa, 18 mesi di carcere perchè sei illegale e con l'unica chance di ottenere l'asilo politico a Malta. Non ce la facevano più: sono usciti di senno, i militari li hanno forzati a firmare un foglio, e poi se li sono portati via. Dove?

Mohammed mostra una bacinella da bucato: all'interno ci sono avanzi di riso in bianco e patate bollite a fette. "Guarda cosa ci danno da mangiare. Ogni giorno gli stessi cibi: macaroni e riso. carne mai, né verdura, solo qualche mela." Poi ne prende un pugno e lo mette in bocca. "Non abbiamo forchette, né piatti". Solo una gavetta per il Lipton, come chiamano il té. Un sudanese si tocca il petto, ha l'asma ma gli hanno dato un medicinale scaduto il mese scorso. Si tratta di un campione gratuito, italiano. Durante la visita numerosi migranti ci faranno vedere pasticche, sciroppi e aspirine: tutti scaduti. I malati gravi sono a letto: non riescono a unirsi alla concitazione; uno soffre di gozzo, un altro è diabetico, un altro ancora ha una bolla nell'occhio: "Mi hanno dato una pomata ma non è guarito".

La Convenzione di Ginevra sui rifugiati stabilisce che i malati sono "vulnerabili" e hanno la precedenza. Non dovrebbero stare in carcere. Eppure il governo conservatore di La Valletta assicura, nella voce del tenete colonnello Brian Gatt, un uomo di due metri, che il safi in realtà è il luogo più decente. Perchè negli altri centri di Malta succede di peggio: dietro le sbarre finiscono per mesi e mesi, anche bambini e donne incinte. Nel Tà Kandja proprio nel giorno della visita della Commissione Diritti civili Giustizia e Affari interni del Parlamento europeo, un gruppo di migranti si è ribellato e nella colluttazione un soldato ha quasi perso un dito. E sempre nel pomeriggio, giusto quando la delegazione di Bruxelles usciva dal signorile palazzo del ministero della Giustizia e degli Interni, novanta africani sono fuggiti dal centro "La Floriana" scatenando una caccia all'uomo nelle vie dell'elegante centro storico.

Da mesi i migranti sono in agitazione permanente, si sono autorganizzati e provocano tumulti o fanno lo sciopero della fame. Ci vuol poco a capire che dal 2004, quando la Commissione per i diritti dell'uomo do Strasburgo scrisse un rapporto severo sulle condizioni dei richiedenti d'asilo a Malta, le cose non sono cambiate di una virgola. I maltesi anzi sono diventati insofferenti. Ai prigionieri che scappano dalle grinfie della polizia gridano:"Bisognerebbe bruciarli in piazza" e "Ringraziate che vi diamo ospitalità". Il razzismo è diventato un problema politico e ha un partito alternativo ai conservatori e ai laburisti che si sta facendo strada a colpi di slogan xenofobi. Il governo dell'isola non nasconde la crisi causata dai migranti. Crisi che si è acutizzata dal 2004, anno dell'entrata nell'Unione europea, trasformando cosi' questa terra nella porta principale tra l'Africa mediterranea e il vecchi continente.

Il ministro della Giustizia e dell'Interno Tonio Borg snocciola dati e spiega che Malta non è in grado di gestire i migranti. Il corollario non fatica ad arrivare: "L'Unione europea deve aiutarci, non possiamo fare tutto da soli".

Oggi ogni Stato membro può comportarsi come meglio crede e la legislazione maltese è durissima in proposito: a tutti i migranti illegali riserva il carcere per 18 mesi. I migranti non hanno poi la possibilità, appena sbarcati, di chiedere un permesso di soggiorno per lavorare: pare che il governo non contempli minimamente la possibilità. Molti richiedono anche l'asilo politico, ma invano: la commissione per i rifugiati maltesi é l'ufficio più sguarnito e il lavoro procede troppo a rilento. In tutto questo, i membri della delegazione del Parlamento europeo sono rimasti scioccati e disgustati: "Bruxelles non può più tollerare questi lager, occorre armonizzare le leggi sull'immigrazione dell'Unione europea". Da destra e sinistra il commento è unanime.

l'articolo originale all'indirizzo: claudiofava.netfirms.com

Laura Eduati

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