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(15 Ottobre 2010)
Gli attivisti di Greenpeace chiedono chiarezza e avvertono sui rischi per la salute degli abitanti di Kolontar
Il governo ungherese che ha preso il controllo dell'industria Mal - responsabile della fanghiglia rossa tossica che ha invaso l'area di Kolontar - ha deciso di riaprire oggi gli stabilimenti produttivi e procedere al reinsediamento delle persone evacuate dall'area colpita. Secondo Greenpeace, si tratta di un atto "assolutamente irresponsabile" dal momento che non ci sono elementi obiettivi per ritenere la zona sicura e perché non sono state ancora individuate le cause del disastro ambientale. Il muro di fango tossico, derivante dalla lavorazione dell'alluminio, ha provocato - il 5 ottobre scorso - la morte di 9 persone, il ferimento di oltre 120 abitanti della zona e il serio inquinamento di un affluente del Danubio. In un comunicato ufficiale, gli attivisti di Greenpeace hanno chiesto al governo "di interrompere le procedure di ripristino delle attività fino a quando non verranno individuate le cause del disastro e finché non sia rientrato il rischio di danni alla salute degli abitanti". Le operazioni di ritorno degli sfollati sono iniziati alle 12 di oggi. A ognuno di loro, l'unità di crisi ha consigliato di indossare in maniera permanente mascherine contro la polvere. Il portavoce ministeriale ha precisato che è obbligatorio indossare le maschere anche se non ci saranno sanzioni per chi trasgredisce. Un obbligo, dunque, che conferma l'allarme lanciato da Greenpeace.
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