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Dal Valle a Rio in difesa dell'ambiente

(26 Aprile 2012)

Mercoledì 25 Aprile 2012


Domenica si è celebrata per la 42° volta la giornata mondiale della Terra. Come ogni anno, per un intero giorno si è fatto un gran parlare, anche sui media, della necessità di salvaguardare l'ambiente e migliaia sono state le piccole e grandi azioni organizzate ovunque nel mondo per onorare la ricorrenza.



Pochi tuttavia hanno spiegato ai loro lettori e telespettatori quanto gravi siano in realtà le condizioni di salute del pianeta Terra, e quanto urgente sia invertire la rotta prima che sia troppo tardi. In Italia a provarci è stata Rigas, la Rete italiana per la giustizia ambientale e sociale nata alcuni anni fa e al lavoro su un triplice piano: locale, nazionale e internazionale. La rete, che raccoglie oltre 70 realtà sociali tra sindacati, università, comitati, organizzazioni e associazioni, ha lanciato con una grande kermesse al Teatro Valle Occupato a Roma la campagna Priorità futuro, in vista dell'importante appuntamento col vertice Onu di Rio+20 che si terrà a giugno prossimo a Rio de Janeiro, in Brasile. Vent'anni dopo lo storico Earth Summit del 1992, in Brasile si riuniranno nuovamente a giugno governi, imprese e istituzioni finanziarie per un bilancio di questi due decenni di politiche di sostenibilità. Un bilancio che non può muovere che dal fallimento del concetto stesso di sviluppo sostenibile, e spingere a riflettere sull'urgenza della transizione verso un altro modello. Il vertice ufficiale, cui si affiancherà quello dei popoli convocato dalle reti internazionali, si preannuncia invece tutto orientato a trovare nuovi mercati e nuova linfa per l'attuale modello in crisi, anche se la nuova linfa ha un nome che incanta: green economy. Uno dei messaggi centrali della campagna è proprio questo: la green economy senza una nuova visione, pensata per ricalcare gli stessi meccanismi di accumulazione, sfruttamento selvaggio, produzione e consumo di oggi, non ci salverà affatto. Anzi. Prolungerà l'agonia di un sistema economico che ha già dimostrato ampiamente la sua inostenibilità ambientale e sociale. Questa la considerazione da cui muove la rete, confluita assieme al portato delle tante realtà firmanti in una piattaforma politica scaricabile sul sito della campagna www.prioritafuturo.org.



La drammatica situazione ambientale che vive il pianeta, e le conseguenti ingiustizie sociali che ne derivano, sono tali da non poter essere lette con categorie ambientaliste ma con la lente della giustizia. È quanto è emerso dalle decine di interventi che si sono succeduti nella platea del Valle. «I movimenti per la giustizia ambientale stanno ridefinendo il concetto di ambiente. Ben lungi dall'essere il boschetto da preservare, l'ambiente è i luogo dove viviamo, lavoriamo, studiamo, giochiamo, preghiamo. Per fare giustizia alla Terra, abbiamo bisogno di reimpostare il modello a partire dall'etica, e di riconoscere e tutelare i diritti della Natura» ha spiegato Giuseppe De Marzo di A Sud, una delle organizzazioni fondatrici della Rete. A intervenire all'evento, oltre ai firmatari del documento, Ascanio Celestini, Ulderico Pesce, i Tetes de Bois, gli artisti del Valle ed esponenti del mondo dell'informazione, la cui parzialità e il cui asservimento ai poteri economici rimane uno dei temi centrali della riflessione. Roberto Natale, presidente della Fnsi, ha richiamato l'attenzione sulle gravissime responsabilità dell'informazione: «La tv - ha detto - piuttosto che stimolare come dovrebbe processi di cittadinanza attiva si occupa piuttosto di incoraggiare una latitanza civile diffusa. Il conflitto di interessi non riguarda solo la politica, è altrettanto forte nell'editoria. In tal senso c'è bisogno di una forta azione congiunta da parte della società civile per difendere un diritto sacrosanto e costituzionalmente garantito come quello all'informazione».



Quella lanciata al Valle è una campagna di sensibilizzazione, informazione ma anche mobilitazione che pretende di organizzare, da qui a Rio, iniziative, azioni, occasioni di confronto e approfondimento. In gioco, lo dice la campagna, c'è il futuro e la necessità di riscriverlo va ben oltre la data di giugno. «Rio+20 è una buona occasione per ragionare sul futuro e su quello che possiamo fare, altrimenti saremo maledetti dai nostri figli e nipoti», ha chiosato Alex Zanotelli, missionario comboniano da anni in prima linea in difesa dei beni comuni. «La nostra generazione è colpevole di aver causato una situazione ambientale che mette a rischio il futuro del pianeta. Gloria dei homo vivens, si diceva. Ossia Gloria di Dio è l'uomo vivente. Oggi è necessario aggiungere terra vivens, perché se la Madre Terra muore non ci sarà vita per nessuno».

Marica di Pierri - Il Manifesto

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