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(26 Ottobre 2012) Enzo Apicella
Una ricerca del ministero della Salute indica che a Taranto le morti per tumori sono nettamente al di sopra della media

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(Il saccheggio del territorio)

Capodoglio spiaggiato a Porto Selvaggio, marina di Nardò

Dopo la pubblica denuncia dello "Sportello dei Diritti" arriva l'indagine della Procura della Repubblica di Lecce avviata dal Procuratore Leone De Castris

(30 Dicembre 2017)

Si tratterebbe della prima inchiesta giudiziaria europea per l'accertamento delle cause della morte di questi mammiferi marini. Tra le possibili, i famigerati airgun per le prospezioni petrolifere

capodoglio spiaggiato

Lo “Sportello dei Diritti” esprime grande soddisfazione dopo aver appreso dell’apertura di un’indagine da parte della Procura della Repubblica di Lecce a seguito del ritrovamento lo scorso 15 dicembre della carcassa del grande esemplare di capodoglio nelle acque di Porto Selvaggio, ed in particolare nella baia di Torre Uluzzo, marina di Nardò. Il fascicolo che sarebbe sul tavolo del Procuratore della Repubblica Leonardo Leone De Castris, ha sostanzialmente raccolto l’invito pubblico formulato dalla nostra associazione, circa il necessario accertamento delle cause della morte del grande mammifero marino, anche per i precedenti di numerosi ritrovamenti analoghi che si sono susseguiti negli ultimi anni e che non avevano fornito delle risposte circa eventuali responsabilità umane ed in particolare per la non astratta possibilità che a cagionarne la morte possano essere state le operazioni per le note attività di mappatura geologica che da tempo interessano i mari intorno all’Italia, e per quanto di competenza l’Adriatico e lo Jonio, con prospezioni sismiche a mezzo di air gun, le cui onde sonore provocano il disorientamento degli animali a insospettire più di qualcuno tra gli addetti ai lavori e in particolare chi ha a cuore l’ecosistema del Mediterraneo. È notorio, infatti, che da tempo nei nostri mari sono in corso ricerche tese ad individuare possibili giacimenti di gas o di petrolio ed il principale metodo utilizzato per individuare gli eventuali giacimenti consiste nella scansione dell'intera zona prescelta mediante dei dispositivi detti “airguns” (cannoni d'aria) che, trainati da apposite navi, emettono suoni per via dell'introduzione nella colonna d'acqua di aria ad altissimi livelli di pressione: l'eco di questi suoni, riflessa dal fondale, rivela presenza, profondità e tipologia del giacimento. In ogni caso, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” al di là degli esiti, l’inchiesta opportunamente e tempestivamente avviata dal Procuratore della Repubblica di Lecce e delegata alla Guardia Costiera di Gallipoli sarebbe la prima in Italia, se non in Europa, in una materia così delicata che potrebbe vedere contrapposti gli interessi generali e imprescindibili alla tutela ambientale e dei delicati equilibri degli ecosistemi marini con quelli di pochi tesi all’esclusivo sfruttamento delle risorse presenti sotto la superficie dei nostri mari da parte delle multinazionali dell’energia.

Giovanni D’AGATA

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