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(18 Agosto 2012) Enzo Apicella

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(Il saccheggio del territorio)

Vicenza: associazioni femminili sfrattate dal comune

comunicato della segreteria CGIL di Vicenza

(21 Dicembre 2002)

In questi giorni abbiamo appreso che le Associazioni Donna-chiama-Donna e Luna e l'altra, operanti da anni in via Torino a favore delle donne vicentine ed immigrate, si sono viste recapitare dal Comune una sorta di lettera di fratto (immotivata) dai locali fino a quel momento occupati per la loro attività. Questa nuova decisione dell'Amministrazione comunale è grave e non può essere ritenuta né casuale, né incidente di percorso, ma si inscrive in una cultura e una politica sempre più ostili alle attività, alle associazioni, alle manifestazioni di pensiero 'altre' rispetto a quelle delle forze politiche che compongono la Giunta stessa.

Sarebbe sbagliato trattare pezzetto per pezzetto le questioni, chi il divieto di sfilare in corso Palladio, chi lo sfratto, chi la revoca di convenzioni, chi la cosiddetta norma antibivacco. Nei mesi scorsi l'abbattimento del centro sociale Ya Basta sembrava affare di pochi ragazzi poco per bene; il divieto di percorrere Corso Palladio era indirizzato ai movimenti eccessivamente in movimento dopo Genova, ma anche a CGIL CISL UIL che avevano 'disturbato' il cuore della città con una grande manifestazione di lavoratori immigrati; la norma antibivacco è indirizzata in particolare agli immigrati; adesso tocca alle donne.

Il denominatore comune è l'equazioni aberrante tra manifestazione e vandalismo, tra dissenso e violenza data per certa (come a Firenze, ricordate?), tra immigrati e disturbo.

A leggere le delibere (cosa che consiglio ai cittadini di Vicenza) e le parole scelte, pare che la nostra città sia perennemente violata, imbrattata, disturbata, una città da panico e sospetto.

E' una città tutta inventata, ma è un modo subdolo per scoraggiare la partecipazione, per impedire l'integrazione e la solidarietà, per coprire di una patina luccicante anche i disagi e i malesseri che anche la nostra città ha.

A questa Amministrazione capire non interessa. Non interessa sapere quale mole di lavoro prezioso svolgano le due Associazioni di donne di via Torino (mi sembra non si siano degnati di una telefonata); quali interventi possano fare le Associazioni che da anni lavorano con i bambini o con i ragazzi e alle quali sono state revocate convenzioni e finanziamenti; come mai Campo Marzo sia diventato per molti immigrati luogo di incontro, di riposo e di pulizia personale; come mai i cittadini dei quartieri e i giovani rivendichino più spazi sociali, più verde, un traffico sostenibile.

Questa Giunta deve rispondere, evidentemente, ad altri soggetti (macchè donne in difficoltà, macchè giovani ed immigrati...) e ad altri interessi (macchè verde, centri sociali, spazi di aggregazione...).

Crediamo che si debba prendere tutti velocemente atto dei rischi di deriva culturale che sta correndo Vicenza, città che deve restare aperta, solidale, democratica.

Crediamo che si debbano rispettare le regole della civile convivenza e il lavoro di tutti, commercianti compresi.

Ma crediamo che ci si debba opporre strenuamente a chi vuole ridurre i manifestanti in vandali, i cittadini in onsumatori, i portatori di diritti in postulanti di concessioni comunali.

Vicenza, 13 dicembre 2002

Marina Bergamin
Segreteria CGIL Vicenza

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