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Acqua

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(18 Novembre 2009) Enzo Apicella
Il senato approva la privatizzazione dell'acqua.

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Da partigiani dell'acqua a partigiani della democrazia partecipata

(9 Giugno 2008)

Nel nostro territorio, il Veneto, si parla molto di identità, andando a ripescare nella storia, in modo ignorante, una origine a dir poco improbabile in una terra di confine e di scambio.
Molto più semplicemente basta chiedersi come può la nostra società essere e farsi società, dare identità, suscitare appartenenza se i cittadini stessi non hanno niente in comune, nemmeno per quanto riguarda i beni e i servizi essenziali per vivere insieme.

La cultura dominante che noi veneti in particolare esprimiamo è diventata quella privatistica: ognuno per sé. Non ci sono più i diritti umani e sociali (lavoro, salute, educazione garantita, casa, pensioni dignitose e, per quel che concerne la nostra ricerca, acqua pubblica) dove i costi siano coperti in tutto o in parte dalla fiscalità generale, ma sono esaltati i bisogni individuali da soddisfare nell'ambito del mercato.

Chi ha i soldi può soddisfare i propri bisogni, gli altri no. Le tasse non sono percepite come un contributo proporzionale alla solidarietà, ma come un furto al nostro portafoglio. Nessuno collega più le tasse come lo strumento per fare scuole, ospedali... acquedotti.
Si è ridotto il diritto a bisogno e il bisogno a merce. Si è scivolati in modo impercettibile da cittadini a utenti e da utenti a clienti/consumatori. Ovviamente in questo cambiamento ci sono responsabilità collettive ed individuali assai diverse.

Anche sul bene comune acqua il percorso sta diventando questo e che questo bene sia di tutti non può essere messo in discussione, sotto nessun punto di vista.

I politici hanno come compito originario la buona gestione del beni comuni. Sull'acqua le competenze sono della regione, delle province, dei comuni. Per prima cosa anche i nostri politici veneti hanno svuotato i vari consigli regionali, provinciali, comunali. Sull'acqua noi cittadini non sappiamo nulla, ma nemmeno i nostri consiglieri ai vari livelli. Le decisioni sono prese negli ambiti più ristretti e coperti degli esecutivi: le giunte regionali, provinciali, comunali.

Il passo successivo lo stanno compiendo con il trasferimento dei poteri della politica al chiuso dei consigli di amministrazione della spa/multiutility più o meno pubbliche: nel nostro caso specifico Etra Spa.

I nostri politici "veneti" che non hanno progettato correttamente sul bene comune acqua (quindi incapaci) che non hanno tutelato questo bene, visti i livelli di inquinamento (dove è la sicurezza ambientale per i cittadini?) dimostrandosi o corrotti o collusi o omissivi con chi ha inquinato, stanno facendo l'ultimo passo, quello decisivo: la privatizzazione senza avvertire i cittadini che sono proprietari.

Per completare l'opera si sono pure piazzati in questa Spa, con lauti stipendi, e si sono fatti anche gli organi di controllo, altri posti e altri stipendi. Qui però ci sarà il miracolo: quei politici incapaci di gestire il bene pubblico, d'un tratto, con la gestione privata, diventano dei grandi manager. Ma anche noi veneti polentoni sappiamo come va a finire.

Vero è che in tutta questa storia non muore solo il bene pubblico, muore la democrazia, muore l'informazione, muore la partecipazione.
Non abbiamo più la nostra acqua e quindi "non semo paroni a casa nostra".
Per questo essere partigiani dell'acqua significa difendere la democrazia.

Il pane e le rose

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