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(10 Giugno 2008)
La polizia è arrivata, ha circondato il campo, ha messo la gente in fila, ha ritirato i documenti e ha cominciato a fare le perquisizioni. Fra i messi in fila e i perquisiti c'è anche una medaglia d'oro, Giorgio Bezzecchi. "Mio nonno è finito ad Auschwitz, col fascismo di allora. Mio padre è scampato per caso alle retate. Noi siamo qui in Italia da sessant'anni. Siamo italiani. Vergogna!". Imbarazzo fra i funzionari e nei giornali. Forse qualcuno ha ecceduto. Forse bisognava metterci un po' di diplomazia. "Ma con tutti gli zingari che ci sono, proprio uno con la medaglia d'oro dovevi andare a beccare!". "Un equivoco, Eccellenza. Sì, comprendo benissimo, Eccellenza. L'opinione pubblica, quel che diranno all'estero, le strumentalizzazioni...". Poi, messo giù il telefono: "Ma insomma, perché non se li vengono a perquisire loro, 'sti maledetti zingari, invece di fare i cagasentenze da Roma?". Neanche perquisire il padre di Anna Frank, ex ufficiale decorato ancorché ebreo, era stato facile a suo tempo.
Nel campo, una bambolina di pezza, abbandonata per terra in mezzo al fango. La radio trasmette Lilì Marlene, la Polizei se n'è andata senz'altri intoppi. E tutto è normale, in Italia, salvo quella targa stradale, vicino al campo zingari di Rogoredo appena "normalizzato": "via Peppino Impastato".
La Catena di San Libero n. 366 9 giugno 2008
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