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Morti bianche

Morti bianche

(1 Settembre 2011) Enzo Apicella

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(L'unico straniero è il capitalismo)

Impronte digitali, topi, “pacchi sicurezza”, imperialismo

(3 Luglio 2008)

Spesse volte, nel corso degli anni, abbiamo dissertato intorno ai diritti dei migranti e della loro esigenza ad essere riconosciuti quali cittadini a pieno titolo. Abbiamo lottato contro la loro criminalizzazione, per ottenere i permessi di soggiorno in tempi decenti, contro l’uso schiavistico della forza-lavoro e per tutta una serie di ragioni, atte a rendere la loro permanenza decorosa.

Indubbiamente, le emergenze e le ragioni di “pancia”, sono state prioritarie, anche se, immaginiamo, create artatamente, al fine di rivolgere le potenzialità di lotta verso altre aspirazioni più immediate e tendenzialmente fautrici di divisioni comunitarie, fra lavoratori regolari e non, tra favorevoli all’assimilazionismo, al multiculturalismo o all’integrazione subalterna.

Queste giuste e necessarie rivendicazioni, hanno tuttavia tralasciato, a nostro avviso, altri aspetti direttamente legati all’immigrazione o non adeguatamente approfonditi e da cui riteniamo dover partire.

Le parole di Rosa Luxemburg, ci possono offrire un contributo per meglio comprendere quello che cercheremo di esplicare: “..la tendenza del capitalismo all'espansione costituisce l'elemento più importante, il tratto notevole dell'evoluzione moderna; in effetti, l'espansione accompagna tutta la carriera storica del capitale, essa ha preso nella sua attuale fase finale, l'imperialismo, un'energia così impetuosa che mette in discussione tutta l'esistenza civilizzata dell'umanità" ( da: “L’accumulazione del capitale” ).

In questa breve frase, viene anticipata la futura evoluzione dei conflitti di classe nelle società capitaliste.

L’imperialismo moderno, non più colonialista, si è sempre più “specializzato” come processo al servizio del capitale, il quale basa la sua sopravvivenza esclusivamente sullo sfruttamento politico-economico, a cui necessita, utilizzando le risorse dei paesi su cui affonda i suoi artigli, l’espansione e la crescita continue.

Dobbiamo precisare, che sarebbe fuorviante considerare gli USA, come unico paese imperialista, nonostante la sua unicità di potenza militare, perché la condivisione degli stessi appetiti, è prerogativa sia europea, che di altri paesi. E non devono trarre in inganno le “grandi coalizioni” organizzate in occasioni di guerre recenti e meno: i conflitti intercapitalisti esigono anche tali alleanze, in quanto tornano utili a gestire il giro d’affari futuro. Poi, ognuno torna ai suoi sporchi giochi, mentre le popolazioni coinvolte, restando escluse dalla “ricostruzione”, che le vede private dei loro beni, sono costrette ad accettare salari da fame o trovare nuovi luoghi d’approdo.

Come affermato, l’imperialismo oggi, non privilegia più la colonizzazione, preferendo a questa, una diversa penetrazione nei territori, attraverso le armi del mercato capitalista ( investimenti transnazionali, società globalizzate, delocalizzazione della produzione in paesi più poveri ).

Contrariamente alle braccia immigrate, il capitale, nonostante sia portatore di immense illegalità, non subirà nessuna “direttiva di rimpatrio”.

Il crescente impoverimento dei paesi fornitori di ricchezza, che naturalmente vengono esclusi dal benessere da loro prodotto, deriva anche dalle imposizioni tariffarie al ribasso delle materie prime, imposte dal mercato finanziario e dalle multinazionali. I cosiddetti aiuti economici, resi insolvibili da meccanismi strozzini, accentuano ulteriormente la dipendenza verso le economie più ricche ( per non parlare dell’apparato corrotto di alcuni governi ). Il capitalismo, attraverso l’imperialismo, mostra tutta la sua capacità di controllare e manovrare economie di interi paesi ed espropriarne le ricchezze, manifestando una crescita esponenziale, la quale, tuttavia, restringe i campi d’intervento, facendo confliggere gli attori interessati alla spartizione economica della Terra.

Non solo: l’”energia così impetuosa, che mette in discussione tutta l’esistenza civilizzata dell’umanità”, con la sua incontrollabile crescita, mette in serio pericolo la vita stessa del/sul pianeta. I disastri ecologici, le mutazioni climatiche estreme, la deforestazione, la desertificazione, la carenza di acqua, la manovrata “crisi alimentare”, coinvolgono sempre più vaste aree; la competitività fra stati capitalisti, la ricerca forsennata del profitto, la pauperizzazione di interi territori e popolazioni, produce un’ irreparabile distruzione ambientale.

La clandestinità è figlia legittima, ma ripudiata, di tali connubi.

Il clandestino, prima rapinato nel suo habitat, rischia la vita per raggiungere i suoi predatori, che decideranno, così come nei luoghi natii, della sua nuova esistenza nelle terre di arrivo. Il clandestino, reifica così la cattiva coscienza di noi “fortunati” cittadini, sempre più alienati e stranieri verso noi stessi. Cittadini elemosinanti diritti, ma attaccati ad effimeri privilegi, inconsapevoli di essere ingranaggio interscambiabile, qualora non fossimo più utili; un vecchio, duraturo, ma sempre valido giochetto: l’intenzione di costituire categorie privilegiate di lavoratori ( gli autoctoni ), avverso la massa di tutti gli altri, spingendoli persino a parteggiare per fazioni, sinistre o destre, della borghesia capitalista.

Da parte loro, i sindacati concertativi, si sono trasformati in strumenti del “pensiero unico”, confondendo, artatamente, gli interessi dei lavoratori, con quello dei padroni.

Fino a che non riusciremo a far comprendere quanto detto in precedenza, fin tanto che non riusciremo ad accomunare la lotta al capitale e la lotta contro la comune precarietà delle esistenze e contro il razzismo, ben poco potremo per decidere del nostro futuro collettivo.

Riteniamo non sia più tempo di ipocrite lezioni di “civismo democratico”, di illusori appelli a favore di una presunta legalità, di vuote parole sull’inclusione, che poi sottendono assimilazione.

E’ fondamentale, oggi, riconoscere il vero comune nemico, che non è l’appartenenza ad una diversa “etnia” o alterità, ma quel “pensiero unico” che devasta le menti ed altera i comportamenti, privatizzando anche le coscienze.

Occorre riaffermare, che milioni di individui, quotidianamente, vengono spogliati dei loro diritti a causa delle rapine procurate dal capitale, quale sia la nazionalità ed il contesto.

Ci vengono offerte delle enormi possibilità: l’unificazione e l’internazionalizzazione delle lotte può partire dai nostri territori meticci. Questa, può diventare la vera globalizzazione.

Sportello immigrati Roma RdB-CUB

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