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(31 Gennaio 2012) Enzo Apicella

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Ilva di Taranto, il ministero rimuove i tecnici anti-emissioni

(1 Novembre 2008)

Una volta tanto la salute dei cittadini era stata anteposta agli interessi di un gigante industriale. Per una volta ci si era ricordati che il lavoro, l'occupazione, non sono nulla se il prezzo da pagare è la morte di tante persone, di ogni età, perché il cancro non si fa scrupoli di età. Accadeva a Taranto, la città dei due mari, la capitale della Magna Grecia (attualmente in dissesto finanziario), la sede del più grande stabilimento siderurgico d'Europa, l'Ilva.

Un comitato di esperti avrebbe dovuto decidere, entro il 31 marzo prossimo, se concedere al gigante del ferro l'Aia (l'autorizzazione integrata ambientale), un test necessario per proseguire l'attività: o lo si passa o si chiude. I cittadini ringraziavano, forse è meglio perdere il lavoro che morire di cancro. Invece il comitato tecnico non deciderà nulla. Il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha infatti rimosso gli esperti in carica per sostituirli con tecnici di fiducia del ministero. "Una decapitazione del sapere tecnico-scientifico che dà forte ragione di inquietudine", commenta il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.

Tutti sono rimasti increduli, membri del comitato e Tarantini. "Convocati a Roma ci siamo trovati davanti il nuovo presidente del nucleo di coordinamento scelto dal ministro Prestigiacomo - spiega l'assessore all'Ambiente, Michele Losappio - Stranamente, più volte e con grande enfasi, ha voluto sottolineare come le emissioni dell'Ilva siano tutte nei limiti dell'attuale normativa nazionale". Il direttore dell'Arpa regionale pugliese, il professor Giorgio Assennato, aggiunge "Per la prima volta al tavolo c'erano anche i tecnici dell'azienda". I limiti di emissione di diossina dell'attuale normativa, di cui i tecnici dell'Ilva garantiscono il rispetto, sono i più alti d'Europa: 3,5 nanogrammi per metro cubo, contro 1 nanogrammo di limite fissato dalla normativa europea mai recepita in Italia.

Limiti di emissioni troppo alti che consentono all'Ilva di continuare a fare utili senza investire nell'ecosostenibilità degli impianti di produzione, aggiunge Nichi Vendola.

A Taranto la diossina è arrivata a contaminare tutto. Mentre ci si indignava per la contaminazione delle bufale campane, più in giù nello stivale accadeva la stessa cosa, forse anche peggio, e per di più nel silenzio generale. Anche a Taranto il latte, i formaggi, le carni erano impregnati di diossina.

Già nel 2005, i dati ufficiali dell'Eper, il registro europeo delle emissioni inquinanti, indicavano a Taranto una produzione di 93 grammi di Pcdd (policlorodibenzo-p-diossine) e Pcdf (policlorodibenzo-p-furani), famiglia di diossine cancerogene che secondo l'Eper provenivano dallo stabilimento dell'Ilva. Praticamente il 90% del totale emesso in tutto il paese, 103 grammi. All'inizio del 2008 l'associazione "Tarantoviva" ha fatto analizzare dal laboratorio Inca di Venezia il sangue di dieci volontari. Tra le persone più anziane, quelle più esposte, il livello di diossina registrato era il più alto mai rilevato nella casistica internazionale. I dati raccolti dall'Asl da marzo a oggi indicano inoltre che su 30 allevamenti esaminati 7 risultano positivi alla diossina.

La regione Puglia ha già annunciato che se si continuerà sulla stessa linea darà parere negativo al rilascio dell'Aia. Anche se il parere regionale non è vincolante. Motivo per cui lo stesso presidente Vendola presenterà al consiglio regionale una legge che imporrà all'Ilva e a tutte le altre aziende che operano sul territorio regionale la riduzione delle emissioni inquinanti. Chi non la rispetta dovrà chiudere. Intanto i cittadini di Taranto aspettano sfiduciati. Anche quelli più maliziosi, che facendo maliziosamente due più due sospettano che la sostituzione dei tecnici fatta dal ministero dell'Ambiente sia stato un regalino fatto al patron dell'Ilva Emilio Riva, entrato a far parte della cordata CAI che ha rilevato Alitalia e nel cui progetto ha investito parecchio denaro. I soliti maliziosi.

Paolo Cordova

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