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La questione sindacale

(17 Novembre 2008)

L'ostracismo governativo per la CGIL, favorito dalla complicità di Cisl ed Uil, ha motivazioni legate ad un progetto di eliminazione del sindacato come soggetto autonomo e rappresentativo Ai sindacato CISL ed UIL viene promesso (ed accettato) un diverso coinvolgimento istituzionale ed un ruolo di fatto parastatale. Il Sindacato cessa di essere soggetto rappresentativo di diritti per diventare cogestore di servizi che vengono erogati o in regime bilaterale con Confindustria o parastatale. I rinnovi degli accordi contrattuali vengono limitati all'azienda e riguardano calcoli legati alla produttività. Non in tutte le aziende. Nel grosso di queste il trattamento verrà erogato sulla base di un rapporto individuale del lavoratore con il datore di lavoro e cioè dalla decisione unilaterale del datore di lavoro. Fine del contratto collettivo nazionale di lavoro.

La rottura e l'isolamento della CGIL hanno un significato diverso dal patto per l'Italia del 2001 firmato da Pezzotta. Allora la posta in gioco era limitata e più modesta: Si trattava di fare avallare dal Sindacato le scelte del governo ma non si metteva in discussione come ora la natura profonda del sindacato ed il suo ruolo autonomo di soggetto rappresentativo di istanze ineliminabili dei lavoratori. Ora la posta in gioco è molto più alta.

Purtroppo la posizione della CGIL finora espressa non risulta del tutto chiara e convincente. Epifani continua ad offrire la sua collaborazione al governo sostenendo la insufficienza di quella della CIsl e UIL. In sostanza dichiara la propria insostituibilità nella realizzazione degli obiettivi di politica economica e sociale che il governo si propone di raggiungere.

Questa posizione è estremamente debole, ambigua, incapace di conquistare il consenso
dei lavoratori. Gli accordi Alitalia dovrebbero insegnare qualcosa. Anche con il concorso della CGIL non è possibile azzerare brutalmente diritti che appaiono irrinunziabili. La piattaforma di proclamazione dello sciopero del 12 dicembre è del tutto subalterna alle linee di Confindustria e Governo.

Inoltre risulta autolesionistico avallare la campagna terroristica di governo e confindustria sulla recessione. Intanto perchè sposta l'interesse sulla difesa delle aziende a spese delle famiglie e dei lavoratori. Inoltre l'avallo alla linea della privatizzazione dei servizi produce un aumento delle spese delle famiglie per mantenere le nuove satrapie che si installano laddove c'erano le municipalizzate. La CGIL dovrebbe essere in grado di presentare una proposta di gestione della recessione garantendo i redditi da lavoro e da pensione. Questa proposta non c'è. Non si capisce perchè la crescita zero dovrebbe produrre effetti catastrofici quando il Giappone vi ha resistito per oltre un decennio senza
ridurre con le pezze al culo le sue classi lavoratrici.

In sostanza, sono convinto che la CGIL ha già perduto la sua partita quando dà una interpretazione moderata al riformismo della sua tradizione e quando si limita a proporsi per una gestione migliore delle politiche liberistiche. Cosa che la destra del Paese considera oramai priva di interesse dal momento che si propone la sconfitta definitiva e storica della classe operaia e del suo ruolo di protagonista.

Il PD non si illuda. La sua competizione con una destra che si è deta questo ambizioso obiettivo è perdente.

Pietro Ancona
www.spazioamico.it

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