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Palestina: un appello, una proposta

(12 Febbraio 2009)

“Per il bene dell’Italia, dell’Europa e del Medio Oriente, abbiamo bisogno di una posizione europea molto diversa da quella attuale”. Questo è l’appello che Ilan Pappé, esponente dei “nuovi storici” israeliani, ha rivolto durante il seminario di sabato 24 gennaio 2009, sul tema “La guerra israelo-occidentale contro Gaza”, organizzato a Roma dalla sezione italiana dell’International solidarity movement e da Forum Palestina. Secondo lo studioso israeliano – autore di “La pulizia entnica della Palestina” (Fazi), è necessario che l’Italia si attivi con una politica diversa, visto il suo importante ruolo in Europa: “…se continuerà con la posizione attuale, le prossime generazioni ricorderanno le sue élites attuali come quelle che hanno giocato un ruolo molto negativo, contribuendo alla distruzione del popolo palestinese e destabilizzando la sicurezza internazionale”. (Il Manifesto 27/01/2009). Il seminario sulla Palestina aveva un titolo significativo “Israele imprigiona Gaza per fare fuggire i palestinesi”.

L’appello di Ilan Pappé, che sollecita una diversa posizione politica dell’Italia e dell’Europa, pone a noi l’urgenza di una iniziativa politica forte, che sia in grado di pesare sul serio sulla politica europea e italiana. Le elezioni europee possono dare un sostegno importante a questa richiesta! Come quella di riunire tutte le realtà di base, i movimenti, le associazioni a sostegno di una lista alle elezioni europee per la Palestina libera, in modo da stabilire un ponte con i palestinesi e spingere verso un coinvolgimento internazionalista, le organizzazioni politiche, dei movimenti e le associazioni europee per portare dentro l’Unione i diritti e la parola dei palestinesi e per affrontare anche altre fondamentali questioni come il lavoro, le condizioni della precarietà, il salario minimo garantito la crisi economica ed altro ancora.

‘Volare alto’ lo impone la gravità della situazione Palestinese, e l’appello rivolto dallo storico Ilan Pappé ci riguarda da vicino considerando lo scandaloso sostegno politico a Israele dato dai due principali partiti italiani ed europei. Ai motivi accennati dallo storico israeliano vorrei aggiungerne qualcun altro, non adeguatamente sottolineato: in Italia è dalla caduta del fascismo che non si era mai vista una censura così profonda, estesa e manipolata sui fatti della Palestina e sui bombardamenti di Gaza, è solo un esempio del ‘tallone di ferro’ che l’imperialismo sta portando avanti, per esempio: per alcuni mesi, fino alla vigilia delle olimpiadi in Cina, abbiamo tutti assistito ad una mirata e capillare propaganda nel Tibet per i diritti politici, ma trasformati abilmente in diritti umani. Contemporaneamente, negli stessi mesi, la Striscia di Gaza veniva sottoposta ad un barbaro assedio, quello sì, in violazione dei più elementari diritti umani, il tutto sotto una ferrea censura dei mezzi di informazione. Se il fenomeno si è manifestato a livello planetario e visti i tempi e le modalità della sua gestione è legittimo pensare ad un’unica e mirata regia? Anche le modalità di gestione della vicenda Englaro ci obbligano a ripensare la scelta astensionista, di fatto in vigore. La chiarezza passa attraverso contenuti chiari e alternativi, non sul silenzio e sono i contenuti ad indicare il percorso e le sue diverse modalità di attuazione. Intanto le élites politiche sinistrate, già clamorosamente bocciati, proprio in virtù di questo vuoto politico si possono permettere il lusso di riproporre la loro egemonia politica nel gestire la rappresentanza nei parlamenti, palesando alla luce del sole la perversa relazione “mezzi-fini”. Sono arrivati a proporre un cartello elettorale “con chi ci sta”, su quali contenuti? Inesistenti ! L’unico obiettivo quello di superare la soglia dello sbarramento, ossia la morte della politica. Attualmente, non fare nulla equivale delegare a questi ‘vuoti a perdere’, i quali, da tempo, ci stanno facendo fare la fine dei “ciechi di Brugel”. Necessita una iniziativa forte e chiara, con uno spirito politico ed un programma come quello della manifestazione del 9 giugno 2007 contro la visita, a Roma di Bush, e in alternativa ai baroni della sinistra carrierista. Il movimento antagonista, dal basso, deve continuare a camminare con le proprie gambe, non delegare! La scadenza delle elezioni europee può essere un momento di solidarietà internazionalista e l’occasione per ripensare e rovesciare gli attuali meccanismi perversi della rappresentanza. Questa proposta, può trovare un momento di confronto? Una opportunità per creare condizioni di controinformazione in merito alla reale situazione in Palestina e tentare di portare il dramma palestinese direttamente dentro il dibattito pubblico della politica.
Proviamo almeno ad aprire un confronto, nello spirito politico della manifestazione del 9 giugno 2007.
Palestina libera

Alberto Bianchi

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