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Se ero tibetano...

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(14 Agosto 2012) Enzo Apicella

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La Fiom Marsica accusa: «Sulla crisi Micron di Avezzano siamo all'eutanasia industriale»

Regione, Comune e Governo sembrano disinteressati alla sorte di 4000 lavoratori e all'economia di un'intera area

(5 Aprile 2009)

A novembre 2008 la dirigenza Micron Italia ha ammesso le prime difficoltà, a dicembre ha messo tutto il personale in ferie forzate e dal 5 gennaio in Cassa integrazione. Oltre incontri e annunci stampa, però, sulla vicenda domina un silenzio che la Fiom definisce «mortificante».

1600 dipendenti direttamente coinvolti, un indotto oltre che doppio che sta rischiando di saltare e con loro un'intera economia di commercio, artigianato e servizi, oltre che di mutui e di famiglie, che rischia seriamente di andare in fumo. Nonostante questo quadro, però, in Abruzzo e a Roma nessuno sembra volersi occupare seriamente della crisi dello Stabilimento Micorn Technology di Avezzano, specializzato in produzioni di memorie Sdram e sensori di immagine, da gennaio scorso con il personale in cassa integrazione per un drastico calo di mercato.

La Fiom Marsica, diretta da Emilio Speca, ha tenuto iniziative e assemblee e, nell'ultima, svoltasi lunedì 30 marzo, il sindacato ha accusato apertamente Regione Abruzzo, Comune di Avezzano e Governo nazionale di non voler risolvere questo gravissimo problema, nonostante sin dai tempi del ministro Bersani, Governo Prodi, giaccia un tavolo istituzionale al Ministerod ello Sviluppo economico fra le parti che attende solo un piano che consenta a questa realtà di avere un futuro e uno sviluppo industriale.

Nessuno deve disturbare il manovratore, insomma, anche se poi si lascia a terra qualche migliaio di lavoratori con le loro famiglie e i loro drammi. Drammi che non sono solo personali ma soprattutto collettivi. Bisogna tornare a ragionare in senso collettivo e capire che se una grande realtà industriale scompare, con essa scompare un pezzo di noi, del nostro tessuto economico ma anche sociale e di solidarietà e di umanità. Non è vero che siamo dei singoli raggruppati, è vero che 1600 lavoratori fanno girare una fabbrica e producono 100 milioni di euro di reddito e di ricchezza l'anno in un'area come la Provincia dell'Aquila e dell'Abruzzo fra le più in difficoltà in Italia.

La fine del capitalismo non deve significare anche la fine dei lavoratori e della civiltà del lavoro.

Pierluigi Palladini

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