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(31 Gennaio 2012) Enzo Apicella

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(Il saccheggio del territorio)

Affitti e salari

una ricerca del Sunia

(22 Aprile 2003)

Inequivocabile il disastro che stanno delineando le scelte sciagurate degli anni scorsi e, a maggior ragione, il progetto immobiliare che anima il governo in carica. Presentata la ricerca condotta dal Sunia (un tempo famoso "sindacato inquilini") sul mercato degli affitti nelle aeree metropolitane. In molte città gli affitti pareggiano o superano l'intero reddito di coloro che hanno bisogno. Basti pensare che nelle 11 aree prese in esame l'affitto medio - tra sud e nord, zone centrali e periferiche - è di 882 euro.

L'esame è stato condotto sulla base delle pubblicazioni specializzate, quelle che si trova davanti il cittadino comune che inizia a cercare un appartamento, e rappresenta pertanto uno specchio abbastanza fedele della realtà. Al Sunia hanno incrociato questi dati con le più frequenti fasce di reddito, ottenendo così l'incidenza della voce "casa in affitto" sul reddito disponibile.

La constatazione è semplicemente agghiacciante: per chi dispone di meno di 7.500 euro (pensione di vecchiaia, insomma) non esiste nessuna tipologia di appartamento che possa essere presa in affitto ai prezzi di mercato (un monolocale inciderebbe per l'81% del reddito). Nelle fasce reddituali superiori la situazione migliora di poco, e anche ai livelli medio-alti (fino a 37.500 euro l'anno, un appartamento con quattro vani pesa per più del 30% delle disponibilità economiche di una famiglia. Il tutto senza nemmeno calcolare le spese fisse aggiuntive (riscaldamento, condominio, ecc).

E' indubbio che la rendita si è ricavata in questi anni uno spazio enorme ai danni del salario. Di certo, il superamento dell'equo canone (obbligato dalla pura e semplice scomparsa di un mercato legale degli affitti) non ha portato a una disponibilità superiore di appartamenti disponibili, e la legge successiva (la 431) si è ben presto ridotta alla legittimazione ex post delle dinamiche (e delle speculazioni) del mercato, senza i meccanismi compensativi scritti sulla carta.

Il governo Berlusconi ha azzerato - nella recente finanziaria - qualsiasi voce di sostegno all'edilizia sociale (come "fondo nazionale" per gli affitti o la legge sul disagio abitativo), e non finanzierà mai più nessun piano di edilizia pubblica. Se gli enti locali, Regioni soprattutto, vorranno farsene carico, dovranno farlo a loro spese, ricorrendo anch'esse alle "cartolarizzazioni" del proprio patrimonio immobiliare, favorendo così - come il tesoro fa a livello centrale - la speculazione dei grandi gruppi.

Il Sunia chiede il ripristino di un significativo finanziamento dell'edilizia sociale (un miliardo l'anno), potenziamento del fondo nazionale di sostegno all'affitto (500 milioni) e della legge sul disagio abitativo (altri 500), agevolazioni fiscali per i proprietari che affittano usando il "canale concordato" e, soprattutto, il blocco o il disincentivo della cartolarizzazione degli immobili pubblici ad uso abitativo. Perché sarà pur vero che l'80% delle famiglie vive in case di proprietà, ma la precarizzazione del lavoro renderà sempre più difficile il ricorso al mutuo bancario. E con questi livelli degli affitti i giovani saranno sempre più costretti a rimanere in casa oltre i 30 anni di età. Ma anche questo, alla lunga, cessa di essere una curiosità culturale, buona per i film. E diventa un segnale del degrado sociale di un paese.

Centro di documentazione e lotta - Roma

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