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La bufala della lapidazione

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(20 Settembre 2010) Enzo Apicella
Il presidente iraniano Ahmadinejad: Sakineh non è mai stata condannata alla lapidazione, il "caso" è una montatura giornalistica del governo USA

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La testa mozzata di Ahmadinjed

(12 Febbraio 2010)

Oggi si celebra in Iran il 31 anniversario della rivoluzione che mise in fuga il sanguinario Scià che era stato messo al potere dopo l'assassinio di Mossadeq, il leader di un movimento laico, democratico, progressista che aveva avuto l'ardire di nazionalizzare l'industria petrolifera da decenni predata dall'occidente. Lo Scia aveva fatto dell'Iran quello che Kissinger chiamava Stato-Gendarme, un ruolo oggi assolto con crudele diligenza dall'Egitto di Mubarak che aiuta Israele a tenere ben tappati come dentro una trappola per topi i palestinesi della striscia di Gaza. Nell'Egitto di Mubarak non ci sono rivoluzioni "colorate". Gli americani non hanno interesse, oggi, a destabilizzarlo dal momento che è la pietra angolare della loro politica di guerra nel Medio Oriente. Inoltre, le prigioni del Il Cairo rigurgitano di migliaia e migliaia di prigionieri politici che vengono regolarmente torturati e rinchiusi senza processo per diecine di anni. Basta accusarli di terrorismo e di fondamentalismo islamico.Lo stesso accade nell'unica "democrazia" della zona a quasi ventimila palestinesi chiusi nelle carceri israeliane dalle quali usciranno, se mai potranno farlo, come larve umane o utilizzate come spie dei loro fratelli per pagarsi la libertà che concede Israele.

La pressione internazionale dei massmedia per una rapida risoluzione della questione iraniana, una questione inventata di sana pianta per giustificare la politica destabilizzatrice ed aggressiva degli USA e dei loro alleati, cresce di giorno in giorno. Non escludo che oggi, per lordare di sangue la ricorrenza, agenti provocatori infiltrati tra la folla sparino per addossarne la colpa al regime. E' già successo con l'assassinio di Neda, fa parte di una tecnica che conosce tantissime varianti. Ogni notte in Colombia le squadre della morte del regime militare filoUSA, addestrate dagli USA, irrompono nelle abitazioni degli oppositori per trascinarli via o trucidarli assieme alle loro famiglie. La grande catena dei giornali che si diparte dal New York Times ed arriva a Repubblica non se ne occupa e non se ne occuperà mai. I morti che oggi la propaganda antiiraniana si sarà procurati a Teheran primeggieranno sulle prime pagine, i titoli saranno cubitali e strillati, si cercherà di sollevare una ondata di odio per travolgere l'Iran.

Qualcuno crede davvero che gli americani vogliono esportare la democrazia in Iran? Qualcuno crede davvero che la rivoluzione verde di Mussavi instaurerà un regime liberal che darà ai giovani la possibilità non solo di leggere Lolita a Teheran.Mussavi e Rafsaniani vogliono sottrarre il petrolio al controllo dell'attuale gruppo dirigente, avviare privatizzazioni e spartirne i proventi con le multinazionali. Quello che oggi serve a finanziare le spese per la sanità, le pensioni, i salari e la scuola e che appartiene a tutti, dovrà essere fonte di arricchimento di pochi e dei loro alleati esterni. La posta in gioco non è la libertà come si fa credere a tanti giovani, ma il possesso del petrolio, petrolio che dal 1920 è causa di sofferenze, di invasioni, di bombardamenti delle potenze colonialiste.

Non dubito che nei progetti degli americani c'è l'impiccagione di Ahmadinjed come ieri c'era l'impiccagione di Sadam Hussein. La stessa campagna di odio ha invaso l'Occidente e l'odio darà i suoi velenosi frutti. L'Iraq di Sadam Hussein era una delle civiltà più prospere del mondo. Era laico. Aveva oltre trecentomila ingegneri, tante università, professori, una classe dirigente colta, di alto livello e specializzazione. La gente stava bene. Oggi l'Iraq è una montagna di macerie avvelenate dall'uranio e dal fosforo dove i bambini nascono deformi. Al centro di Bagdad campeggia una enorme base militare americana quasi certamente con depositi di bombe nucleari, una cittadella-enclave che ha tolto per sempre l'indipendenza al paese "liberato".

Stamane durante la conversazione che il conduttore di primapagina radio tre concede agli ascoltatori è intervenuta una signora iraniana che si è dichiarata rifugiata politica. Una persona che è fuggita dall'attuale regime e che abita in Italia da molti anni. La signora ha implorato che il suo paese fosse lasciato in pace e non fosse "liberato" dall'Occidente. L'esperienza apocalittica dell'Iraq e dell'Afghanistan la induceva a ritenere che gli Usa siano cambiati in peggio, non sono più i liberatori dell'Europa dal nazifascismo, ma gli occupanti terribili di due nazioni che non hanno pace e dove scorazzano eserciti alleati e killers professionisti della Blackwater ed altre compagnie del terrore. Ha aggiunto che quando si sarà devastato l'Iran ci troveremo con altre diecine di migliaia di persone che affolleranno i nostri confini in cerca di sopravvivenza. Proprio così dal momento che i movimenti di emigrazione verso l'Europa sono tutti derivati dalle guerre coloniali. Arrivano forse emigranti dalla Libia o dal Venezuela? Arriveranno a migliaia quando questi paesi saranno aggrediti magari da qualcuno che vuole liberarli da Gheddafi o da Ugo Chavez.

Ma i quattro cavalieri dell'Apocalisse sono attesi a Teheran.
Delenda Chartago! Delenda Teheran

Pietro Ancona

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