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(5 Febbraio 2011) Enzo Apicella
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Fine della middle e class

(1 Marzo 2010)

Sono entrato in un grande magazzino di Palermo di elettrodomestici. Rispetto l'ultima volta che c'ero stato mi è sembrato deserto. C'era pochissima gente e, ad ogni piano, le commesse ciondolavano senza avere niente da fare. Si ingegnavano a non farsi vedere senza un impegno. Mi sono chiesto perchè mai, nonostante i prezzi allettanti e le combinazioni assai comode di pagamento di bellissimi elettrodomestici e non ci fossero folle di acquirenti. Una volta c'era persino un piccolo giardino di infanzia com baby sitter per intrattenere i pargoli dei clienti. La risposta che mi sono dato è che la gente deve scegliere, darsi delle priorità, stabilire che cosa continuare a consumare. Quando gli stipendi ed i salari sono congelati o scendono verso il basso la qualità della vita subisce peggioramenti. Non ci sono più soldi per cambiare il televisore, per farsi il forno a microonde o comperare la lavastoviglie o per seguire le novità che la tecnologia sforna a getto continuo.. La popolazione italiana è più povera di quanto non lo fosse ancora qualche anno fa. La massa di redditi da lavoro è dimagrita notevolmente. Circa il 15 per cento del reddito nazionale si è spostato dal lavoro e dalle pensioni al profitto ed alle rendite. E' venuto a mancare ciò che consentiva alle famiglie il tenore di vita di relativo anche se non scintillante benessere del ceto medio.

Non c'è solo non solo impoverimento ma regressione sociale. La scala per passare dalla classe operaia alla borghesia è stata ritirata. Non c'è più. Molti salivano questa scala attraverso la scuola. Il figlio del contadino o dell'operaio riusciva a diplomarsi e poi a laurearsi con sacrifici tutto sommato sopportabili dalle famiglie. Uno dei Presidenti della Regione Sicilia era figlio di un calzolaio che riuscì a farlo laureare seppur a costo di sacrifici titanici. La laurea era il lasciapassare, la chiave che apriva le porte delle professioni, della politica, dell'agiatezza. L'Italia ha conosciuto un grande periodo di mobilità sociale ascensionale dal basso verso l'alto che onora la storia e la politica degli anni fino alla disfatta di tangentopoli. Ora la laurea o il diploma sono diventati carta straccia dal momento che i posti di lavoro connessi sono stati cancellati. Una ragazza, mia vicina di casa, era riuscita a trovare un posto di insegnante a Bergamo. La incontravo per le festività natalizie contenta di potersi mantenere da sola, seppur lontana da Palermo. L'ultima volta che l'ho vista era assai abbattuta. Era diventata una vittima della Gelmini. Il feroce ridimensionamento della scuola pubblica e la riduzione della sua offerta formativa esclude non meno di centomila persone dal lavoro e cancella il loro futuro. Che cosa faranno? E che cosa succederà quanto sparirà questa generazione di pensionati che integra i redditi dei figli e spesso li surroga? La grande maggioranza degli insegnanti espulsi dalla scuola sono meridionali. Con la loro esclusione sociale, con la loro dispersione verso i margini inferiori della società, viene meno una sorta di equilibrio che ha retto la società italiana per mezzo secolo: il sud forniva la maggior parte dei quadri alla scuola, al pubblico impiego, alla magistratura, alle forze armate, mentre il Nord si dedicava alla industria, ai commerci, all'imprenditoria. Con l'attacco al welfare la destra italiana ha distrutto questo equilibrio ed il Sud non ha più niente. La mia vicina di casa che aveva trovato lavoro a Bergamo dovrà contentarsi di lavori e lavoricchi governati dalla malvagità della legge Biagi o addirittura dal "nero".Alle famiglie del Sud verranno meno redditi sui quali finora si è mantenuto un equilibrio sociale che si è già disgregato.

I figli degli operai, dei contadini, dei poveri non potranno mai più aspirare a diventare "dottori" dal momento che i redditi delle loro famiglie non lo consentiranno ed anche se lo diventeranno non avranno ottenuto niente. Oggi non conta più la laurea ma solo il censo, la famiglia in cui si nasce. Il ceto della famiglia è diventato il discrimine più importante come lo era un secolo fa, prima della grande era fordista e keinesiana. Se sei figlio di notaio o di farmacista sarai notaio o farmacista. Se non lo sei andrai a lavorare in farmacia o nello studio notarile con un salario che ti consentirà di vivere stentatamente, anche peggio dei tuoi genitori proletari.Anche la politica è stata grande fattore di promozione sociale. Moltissimi quadri della politica venivano dai ceti deboli e poveri della società. Ora non sarà più così. I politici vengono scelti dall'alto della piramide del Potere e non per promozione dei meritevoli dalla società. Questo cambiamento è simboleggiato dai listini che propongono i candidati alle Presidenze della Regioni..

Il sistema sociale che si sta creando esclude o riduce al minimo la classe media e polarizza molto gli estremi di ricchezza e povertà. Le distanze aumentano vertiginosamente. Un amministratore delegato di una società se ieri guadagnava venti volte il salario del suo operaio, oggi lo distanzia per molto di più. Al salario medio di 15 mila euro si contrappone l'emolumento medio di cinquecentomila euro.

Quando le distanze diventano così abissali la coesione sociale è destinata a venir meno. Inoltre i ricchi tendono all'accaparramento dello Stato e delle sue risorse e questo impoverisce di molto quanti ricavano da questo aiuto ed integrazione alla loro condizione. Se una famiglia operaia deve spendere una parte consistente del suo reddito per l'asilo nido fornito da privati la sua condizione diventerà sempre più pesante e precaria. Tutte le privatizzazioni che vengono fatte aumentano il peso delle "bollette". Una sinistra imbecille ha permesso che si facessero privatizzazioni di servizi resi in regime di monopolio. Ha messo praticamente la testa dei consumatori nel cappio dei profittatori dell'energia elettrica, del gas, dell'acqua, dell'igiene cittadina....

Che fare? Questo capitalismo è riformabile? Potrà tornare ad essere fordista ? Sarà capace il socialismo ad offrire una alternativa ? Quanto tempo dovremo aspettare?

Pietro Ancona

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