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L'ombra nera

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(20 Agosto 2012) Enzo Apicella
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Sardegna: l'industria nelle mani dell'Europa. EURALLUMINA, ALCOA, VINYLS e FLUORSID attendono decisioni

In gioco centinaia di posti di lavoro. Le responsabilità dirette di Bruxelles nei confronti della Sardegna Operaia

(5 Aprile 2010)

La liberal-liberista Unione Europea ha l'ultima parola sul sudatissimo "decreto ALCOA". Dopo averlo inizialmente bollato come "aiuti di stato"

La situazione dell'industria energetica in Sardegna non ha fatto alcun concreto passo in avanti. In particolare, il settore energetico continua a registrare un mucchio di parole, fogli volanti, ma nessun atto che ufficializzi il rilancio produttivo, e con esso il ritorno al lavoro per centinaia di operaie ed operai.

Le maestranze della VINYLS hanno occupato da tempo l'isola dell'Asinara lanciando la Lotta d'impatto mediatico denominata da loro stessi "L'isola dei cassa-integrati". Mercoledì è stato turno di visita formale per l'anonimo presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, il quale ha annunciato la pubblicazione del bando internazionale per la vendita dell'azienda arrivando ad affermare che, con molta probabilità, già nella giornata di venerdì (domani) potrebbe arrivare la "felice conclusione" della trattativa tra l'ENI e la multinazionale del Qatar RAMCO GROUP, la quale ha già visionato lo stabilimento sardo. Sino ad ora, giovedì notte, nessuna notizia in merito è ancora trapelata, il che fa presupporre come prevedibile ad uno slittamento dell'eventuale accordo almeno alla prossima settimana. L'occupazione operaia, nel frattempo, continua imperterrita senza cedimenti nè illusioni.

EURALLUMINA, unica azienda a podurre ossido di alluminio nell'area del Mediterraneo, attende con giusta impazienza le decisioni della multinazionale russa RUSAL, proprietaria dello stabilimento che conta a Portoscuso oltre 700 operai. RUSAL sta ripianificando la strategia inerente alla mappatura dei siti per effetto dell'abbassamento dei costi delle materie prime e del contemporaneo innalzamento dei prezzi dell'allumina arrivati a registrare un incremento del 75% in un anno al London Stock Exchange, la borsa mondiale dei metalli: si è passati da 1150 dollari del febbraio 2009 ai 2200 dollari di oggi.

Dal canto suo, il governo pare essersi svegliato, incalzato dalla borghesia italiana in terra sarda che lavora con l'enorme indotto portato da EURALLUMINA e contemporaneamente dalla dura ed aspra Lotta fatta di manifestazioni, scontri ed occupazioni permanenti delle maestranze: il Decreto Legge 3/10 estende i benefici economici sulla sicurezza del sistema elettrico anche alle isole maggiori, inizialmente escluse dal Decreto Legge 99/09. Le condizioni economiche dunque ci sono tutte per riaccendere le luci sull'impianto di Portoscuso, con il conseguente riassorbimento di tutto il personale.

La vicenda di EURALLUMINA è legata a doppio filo a quella della ALCOA, 600 dipendenti circa diretti più altri 300 contando le imprese di manutenzione e l'indotto in senso lato: infatti la prima vende il 30% del suo prodotto lavorato alla seconda. che provvede alla trasformazione in alluminio finito, ed una parte equipollente va alla FLUORSID di Assemini, nel cagliaritano. Una vera e propria catena di produzione che passa per oltre 2000 posti di lavoro concentrati nel volano economico della terra sarda, escludendo turismo (sempre più di lusso) ed il settore primario (con l'agricoltura e l'allevamento sostanzialmente lasciati agonizzare da governo sardo ed italiano).

Il 17 marzo il governo italiano ha provveduto a convertire in legge il cosiddetto "decreto ALCOA", che è tuttora al vaglio della Commissione Europea. Il Commissario alla Concorrenza dell'Unione Europea borghese ed ultra-liberista per statuto, Joaquin Almunia, ha espresso un "cauto ottimismo" circa il provvedimento: le preoccupazioni di Bruxelles vertevano infatti sull'intromissione delle istituzioni nel sacrosanto libero mercato, con il rischio di vedersi respinto e bollato il testo di legge come "aiuto di Stato". D'altronde, è stata la stessa UE pochi giorni fa a definire "positivo" il pacchetto di misure anti-crisi del governo Berlusconi, perchè non incidenti sui conti pubblici. Tanto per dare l'idea...

Il bacino economico industriale sardo deve dunque attendere le risposte della liberale e liberista Bruxelles, a loro volta direttamente o meno dipendenti dalle scelte di chi governa davvero, ovvero le multinazionali alle quali anche questo governo così "autoritario" e "severo" si è piegato, senza alcuna capacità di imposizione al tavolo delle trattative. Per parafrasare il Ministro dell'Interno, Roberto Maroni, "dobbiamo essere cattivi". Non con i migranti però, caro Ministro, ma con i potenti ai quali lei è così assiduamente vicino.

Mattia Laconca - CUB Pavia

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