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FIAT Pomigliano: il Partito Democratico ha tradito i lavoratori

(10 Luglio 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.comunistiuniti.it

Centro-destra e centro-sinistra, tutti coi padroni. Non basta la resistenza disperata degli operai. Occorre la direzione politica del Partito Comunista. Lavoriamo subito alla ricostruzione.

La Fiat di Marchionne ha imposto un accordo-capestro ai lavoratori di Pomigliano d’Arco. Ha voluto infierire. Non si è limitata, infatti, a firmare il solito accordo separato con CISL e UIL, ma ha preteso che le maestranze si calassero le brache platealmente, davanti a tutta la nazione, attraverso un referendum. Evidentemente voleva impartire una dura lezione non solo ai lavoratori dello stabilimento di Pomigliano, ma anche a tutti i dipendenti del gruppo Fiat, anzi a tutti gli operai italiani.

Le condizioni di lavoro previste nell’accordo sottoposto a referendum sono umilianti. Vengono messi in discussione il diritto di sciopero, garantito dalla Costituzione, e la pausa mensa, conquistata dagli operai Fiat nel corso degli scioperi del 1943-’44, quando c’erano la Repubblica di Salò e l’occupazione nazista. Ma v’è di più. Si vuole imporre un metodo di lavoro, il quale, dove è stato applicato (si pensi alla Francia), ha provocato numerosi suicidi, perché i lavoratori non hanno resistito ai ritmi forsennati e ripetitivi.

Non c’è bisogno di aggiungere altri particolari per descrivere la crudeltà padronale. Ma quelli che dovevano difendere i lavoratori come hanno reagito? Bersani, segretario del Partito Democratico, ha invitato i dipendenti della Fiat di Pomigliano a votare “sì” al referendum. Guglielmo Epifani si è allineato agli ordini del suo partito in maniera furbesca. Mentre i lavoratori venivano bastonati dai padroni, che cosa faceva il segretario generale della CGIL? Incontrava la Marcegaglia, presidente di Confindustria. L’incontro veniva definito dalle parti “cordiale”. Epifani, euforico, si abbandonava alle previsioni sull’esito del referendum: “A occhio e croce i lavoratori andranno a votare e diranno di sì. Sarà un sì per l’occupazione, per il lavoro e per gli investimenti”. La parola d’ordine veniva subito colta al volo ed amplificata dalla CGIL della Campania e di Napoli, che invitava esplicitamente i lavoratori di Pomigliano a votare “sì”. La Fiom, in un primo momento, si esprimeva per il boicottaggio del referendum. Successivamente consigliava amichevolmente ai dipendenti della Fiat di recarsi alle urne, per non essere identificati e perseguitati. Una calata di brache un po’ meno eclatante, ma ugualmente significativa.

Per chi non l’avesse ancora capito, il Partito Democratico e la CGIL hanno tradito i lavoratori e, nei momenti decisivi, stanno sempre dalla parte dei padroni. Gli operai di Pomigliano sono stati abbandonati a se stessi, ma, nonostante ciò, il plebiscito che Marchionne si aspettava non c’è stato. I “sì” hanno ottenuto circa il 63% e i “no” circa il 36%. Se si tiene conto che gli impiegati costituiscono circa il 20% dei votanti, la distanza tra i tra i “sì” e i “no”, nell’area operaia, è limitata: 42% contro 36%.

Tutto questo è potuto accadere perché in Italia i comunisti sono stati espulsi dalle istituzioni, grazie ad una legge, voluta congiuntamente da Berlusconi e dal Partito Democratico, che pone una soglia di sbarramento. Difatti, in Grecia, dove i comunisti sono ben presenti, il sindacato PAME, espressione del Partito Comunista (KKE), ha paralizzato il Paese con diversi scioperi generali di 48 ore ciascuno.

La morale della favola è semplice: in Italia, se i lavoratori non vogliono essere calpestati, debbono ridare forza al Partito Comunista, che, se vuole fare sul serio, dev’essere alternativo a centro-destra e a centro-sinistra. Ci stiamo organizzando. Avrete presto nostre notizie.

Antonio Catalfamo
fonte:
http://www.costituentecomunista.it/italia/pomigliano-d-arco-il-partito-democratico-ha-tradito-i-lavor.html

www.comunistiuniti.it

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