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Fuoco libico

(14 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.dirittidistorti.it

Scritto da Alessandra Valentini
Martedì 14 Settembre 2010 15:10
Non sparate sulla Croce Rossa, invece no. Un peschereccio italiano può essere colpito senza motivo alcuno da una motovedetta di un Paese, la Libia, tanto amico del nostro Governo. Questo è quello che è accaduto nella notte di domenica al peschereccio “Ariete”, colpito da una lunga raffica di spari da parte di una motovedetta libica (una delle sei motovedette cedute dall’Italia alla Libia per il pattugliamento del mare). Sull’accaduto domani riferirà in Aula il ministro Frattini. Ma la vicenda ha dell’incredibile, e visto che è stato fatto fuoco sulla cabina e sulle bombole di gas solo per caso non ci si è trovati davanti ad una carneficina. «Un peschereccio italiano che viene mitragliato da una motovedetta donata alla Libia dal governo italiano e che a bordo aveva militari italiani della Guardia di Finanza è certamente un caso anomalo», così afferma Vincenzo Asaro, armatore del peschereccio mazarese. «Il mio rammarico - spiega - è che si è sparato ugualmente nonostante la presenza sulla motovedetta libica dei militari italiani». Il comandante del peschereccio, Gaspare Marrone, raccontando l’accaduto, ha anche commentato le parole del ministro Maroni, secondo cui l’imbarcazione poteva essere stata scambiata per una nave con clandestini a bordo. «Non si può scambiare un moto-peschereccio di 36 metri con un barcone», dice Gaspare Marrone, e poi aggiunge la domanda che è il vero nodo della vicenda: «se erano clandestini li ammazzavano tutti?». Marrone riferisce che «era in acque internazionali. Mi sono identificato come moto-peschereccio, col numero di matricola e nazionalità. Ho chiesto che se mi avessero dovuto controllare, lo facessero in presenza di autorità italiane. Ho avuto paura di essere sequestrato e portato in Libia. Perchè abbiamo esperienza del sequestro che fanno loro e di come ci trattano». Oltre al racconto del comandante, anche i dati del sistema Blue box, una sorta di Gps, rilevano che il peschereccio si trovava in acque internazionali quando è stato raggiunto da colpi, secondo tali dati si trovava 18 miglia fuori dalle acque territoriali libiche, nonostante Gheddafi rivendichi la giurisdizione anche su quel tratto di mare.
Non solo dal mondo politico ma anche dalla Chiesa è giunta condanna, indignazione e preoccupazione per quanto accaduto. Chiarissime le parole del vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero ai microfoni di Radio Vaticana: «il clima che si respira, questa esasperata caccia all'immigrato, per cui ogni imbarcazione è un potenziale mezzo nemico che tenta di portare in Occidente persone 'pericolosissime’ è da rinviare subito al mittente, certamente non giova a rasserenare i rapporti, e a risolvere la questione nella maniera più umana possibile, cioè attraverso il dialogo e l'intesa».
Dopo questo episodio, sembrano sovvertite anche le più elementari e millenarie regole del mare.

A. V.

14-9-10

www.dirittidistorti.it

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