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Marchionne agli operai: 'sareste disposti a fare la mia vita?'

(17 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it


Mila Pernice, Radio Città Aperta

17-09-2010/12:57
--- Continua l’arroganza verso gli operai della Fiat da parte del manager Sergio Marchionne. E questa volta sembra proprio si sia raggiunto il limite. I lavoratori si lamentano? Prima di contestare dovrebbero chiedersi "se sarebbero disposti a fare una vita come la mia". È quanto ha affermato l'amministratore delegato della casa automobilistica torinese nella conferenza stampa al termine dell'assemblea degli azionisti.
«Voglio rispondere alla domanda che mi hanno fatto fuori», ha detto Marchionne, riferendosi al presidio delle organizzazioni sindacali di base davanti al Lingotto, «se sia giusto che io venga pagato 400 volte il salario più basso di questa azienda. Intanto la relazione è sbagliata, perché bisogna fare il calcolo su un salario medio pagato dalla Fiat in tutte le parti del mondo. A parte questo, io vorrei sapere quante di queste persone sono disposte a fare questa vita. Domandi quando è l'ultima volta che sono andato in ferie e poi ne parliamo». Il problema, ha continuato il 'povero' manager, è che «si parla sempre di diritti e mai di doveri. Non possiamo - ha proseguito Marchionne- fare discorsi provinciali per gestire un'azienda che ha ambizioni e posizioni globali”.
Intanto l'Unione Sindacale di Base ha ricevuto una diffida dagli avvocati della SEVEL (la fabbrica del gruppo FIAT con oltre 6.000 dipendenti ad Atessa, in Abruzzo) per avere osato proclamare lo sciopero nei prossimi 4 sabato di lavoro straordinario imposto dall'azienda. Il gruppo FIAT non è nuovo a questi tentativi intimidatori: già nel 2007, a fronte di scioperi indetti nei sabato di straordinario, fece pervenire analoghe diffide seguite da una denuncia con annessa richiesta di risarcimento dei danni per mancata produzione; denuncia ritirata poi dalla FIAT nel corso della causa in tribunale. Oggi, sull'onda del "nuovo corso” indicato da Marchionne, la FIAT torna sui suoi passi e minaccia nuove richieste di risarcimento dei supposti danni subiti per effetto degli scioperi. Secondo USB, è evidente il tentativo di intimidire i lavoratori della SEVEL, a cui si vuole imporre una “disponibilità totale” che prevede una sorta di lavoro a chiamata anche per i lavoratori con contratti a tempo indeterminato. Nel confermare il proprio dissenso nei confronti di un'azienda che utilizza la cassa integrazione a proprio uso e consumo, che licenzia 1200 lavoratori precari e che per sopperire alla mancata produzione causata da tali licenziamenti chiede agli altri lavoratori di fare lo straordinario, l'USB conferma lo sciopero indetto nei sabato di straordinario ritiene che se la SEVEL e Marchionne hanno la necessità di incrementare la produzione, debbono restituire ai lavoratori il premio di produttività che è stato loro scippato e richiamare al lavoro i precari licenziati. USB ha inoltre dato mandato ai propri legali di rispondere alla FIAT, diffidandola dal proseguire con iniziative che si configurano come antisindacali, e sottolinea che il diritto di sciopero è sancito dalla Costituzione e dalle altre leggi dello Stato.
Intanto Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli - i tre operai della Sata di Melfi licenziati dalla Fiat - ieri hanno manifestato a Roma sotto il Ministero di Grazia e Giustizia a Piazza Cairoli, a conclusione della marcia che li ha visti partire dalla fabbrica lucana e passare per gli stabilimenti di Pomigliano e Cassino. Nella Capitale sono stati accolti dal segretario generale della Fiom Maurizio Landini "Siamo stanchi", hano detto ai giornalisti. "Abbiamo marciato per far capire a tutti che quello che stanno facendo é contro la democrazia, i diritti e la libertà. E senza diritti non é possibile lavorare. Chiediamo che la legge sia uguale per tutti, non é possibile che in Italia la legge si fermi davanti ai cancelli della Fiat". Ad accogliere i tre lavoratori licenziati e senza giustizia c’erano anche i lavoratori del Ministero in agitazione contro l’accordo separato firmato solo da alcuni sindacati confederali.

www.radiocittaperta.it

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