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Fincantieri. Il governo non riceve gli operai. “Uccideteci, non ci fate niente”

(1 Ottobre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.dirittidistorti.it

Venerdì 01 Ottobre 2010 14:50

Ieri Vincenzo, un compagno di lavoro, disoccupato da quattro mesi si è tolto la vita, ed oggi la vita e la lotta per difendere il posto di lavoro va avanti, così sono venuti in migliaia a Roma per dire «no alla chiusura dei cantieri». In testa al corteo, organizzato dai sindacati dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil, c'è lo striscione degli operai della Fincantieri di Castellammare di Stabia; poi quelli di Palermo. Di Castellammare era anche Vincenzo e durante la manifestazione c’è chi lo ricorda: «Conoscevo Vincenzo, lavorava per l'indotto ma tra poco il pensiero di ammazzarsi verrà in mente anche a qualcun altro. A dicembre scade la cassa integrazione per l'indotto. E allora molte teste crolleranno», spiega Enzo Esposito, 26 anni, operaio di Fincantieri anch’egli a Castellammare. Per le strade di Roma la preoccupazione e la delusione cresce e con loro anche la tensione, il governo – in altre faccende affaccendato – non riceve la delegazione di quei lavoratori che hanno viaggiato di notte, coprendo tanti chilometri per avere risposte, magari qualche speranza. Il prossimo appuntamento è per l’11 ottobre con il Tavolo con il ministero. Ma c’è il timore che possa trattarsi di un altro buco nell’acqua. «Rischio la cassa integrazione - dice Luigi, 30 anni - non credo che riuscirò a mettere su famiglia, non me lo posso permettere. Siamo stati la spina dorsale di questo paese e invece ora il governo ci snobba. È stata una manifestazione deludente, abbiamo fatto centinaia di chilometri per arrivare a Roma e ci aspettavamo che almeno una delegazione dei lavoratori venisse ricevuta dal governo». Stessa rabbia e disperazione da Eugenio, «ho moglie e due figli e alterno mesi di cassa integrazione a giorni di lavoro, in più ho spese e mutuo da pagare di manifestazioni ne ho fatte tante, ma non abbiamo mai ottenuto nulla».
Non se ne può più, è chiaro anche a fine corteo, quando a Piazza SS Apostoli, mentre la polizia impediva ai manifestanti di passare, gli operai hanno alzato le braccia urlando: «uccideteci, non ci fate niente».

Alessandra Valentini (DirittiDistorti)

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