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Pomigliania

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(24 Giugno 2010) Enzo Apicella
Mentre la Lega rilancia la secessione della Padania, gli operai di Pomigliano fanno fallire il plebiscito richiesto dalla Fiat.

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Quali storie racconta Marchionne? Intanto a Torino un operaio edile sospeso dal lavoro dopo la contestazione a Bonanni

(25 Ottobre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

25-10-2010/14:22 --- Nel salottino di Fabio Fazio ieri sera Sergio Marchionne ha pontificato sulla Fiat e gli operai, ha ironizzato sui sindacati anche quelli “buoni”, ha detto che l'Italia rappresenta un peso per la Fiat ma non ha sciolto le riserve sugli investimenti promessi, i famosi 20 miliardi di euro che Fabbrica Italia dovrebbe spendere entro il 2014. Sono passati quasi sei mesi da quando l'ad del Lingotto annunciò a Torino il lancio dell’ambizioso progetto “Fabbrica Italia”. Un piano che prevedeva, entro il 2014, la realizzazione di investimenti per 20 miliardi di euro in Italia, il raddoppio della produzione nazionale da 650mila a 1,4 milioni di vetture, 10 nuovi modelli e il restyling di altri 6 vetture. Ma a tutt’oggi “Fabbrica Italia” è ferma, non è stato investito neanche un euro. Questa situazione di stallo è preoccupante e delude anche i sindacati collaborazionisti, più che bendisposti a raccogliere le esigenze organizzative e produttive della Fiat.
Anche ieri nell’intervista con Fabio Fazio, Marchionne invece di mettere sul tavolo modelli, fabbriche, numeri, ha usato le parole e lo stile già impiegati nei mesi scorsi per mettere i sindacati con le spalle al muro. La Fiat vuole garanzie sulla governabilità delle fabbriche, e i sindacati sono pronti a negoziare. Ma dopo lo strappo di Pomigliano d’Arco, dopo la vittoria del sì al referendum nella fabbrica campana, dopo la disdetta del contratto dei metalmeccanici, dopo le deroghe immaginate per andare incontro alle esigenze della Fiat, che cosa vuole ancora Marchionne? Quali altre garanzie desidera?
Nei giorni scorsi si è parlato dell’ipotesi di «andare oltre Pomigliano», come se le condizioni di lavoro stabilite per quell’impianto, con una chiara compressione dei diritti e delle garanzie dei lavoratori, non fossero sufficienti e avessero bisogno di ulteriori ritocchi o inasprimenti.
L’impressione è che Marchionne, pur mantenendo fermo l’impegno a investire in Italia e volendo anche recuperare un rapporto costruttivo con la Cgil, si trovi oggi in una situazione di grande difficoltà in larga misura determinata dal crollo del mercato in Italia e in Europa, e dalla necessità di finanziare un piano di investimenti di 20 miliardi di euro battendo di nuovo cassa allo Stato.

A Torino intanto c’è chi torna al lavoro e chi viene licenziato. È tornato infatti oggi al lavoro Pino Capozzi, l'impiegato degli enti centrali di Mirafiori e delegato Fiom licenziato dalla Fiat perché utilizzava la posta elettronica aziendale per inviare comunicati sindacali. L'azienda ha deciso il reintegro a tutti gli effetti del lavoratore, come disposto ormai parecchi giorni fa dal Tribunale del Lavoro di Torino. La notizia è resa nota dalla Fiom locale che esprime soddisfazione per la decisione della Fiat ma fa notare che la stessa cosa dovrebbe accadere per alcuni suoi delegati dello stabilimento di Melfi reintegrati dal tribunale del lavoro ma ai quali la Fiat non permette di tornare al lavoro.
E se Capozzi è riuscito a tornare al lavoro, un altro attivista è stato licenziato. All'indomani dell'ormai famosa contestazione al sindacalista giallo Bonanni durante la festa del PD, a Damiano Piccione, lavoratore del settore edile, veniva inviato un telegramma che intimava la sua sospensione, in quanto "colpevole" di aver partecipato alla suddetta contestazione resa famosa dal famoso lancio di un fumogeno che avrebbe rovinato la costosa giacca di Bonanni.
Nella missiva veniva contestata la presenza all'interno della protesta mentre, per l'azienda, Piccione avrebbe dovuto essere a casa per guarire il più presto possibile e rientrare al lavoro. Nella lettera, fatta pervenire qualche giorno più tardi, il direttore del personale dell'azienda Itinera S.p.A. del gruppo Gavio metteva in opera la contestazione disciplinare, contestando a Damiano Piccione che "nella serata del 8 settembre 2010, abbiamo assistito a reportage televisivi in cui, inequivocabilmente, Ella era impegnato a contestare un noto sindacalista nazionale intervenuto alla festa del PD in Torino nella medesima
giornata".

Redazione Radio Città Aperta

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