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Casa della carità e Avvocati per niente spiegano perché gli immigrati hanno ragione

(11 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.dirittidistorti.it

Scritto da DirittiDistorti
Giovedì 11 Novembre 2010 11:56
Ci sembra utile dare diffusione a questo importante documento scritto dalla Casa della carità e dalla Associazione Avvocati per niente, che spiega le ragioni della protesta degli immigrati, che da giorni a Brescia e Milano chiedono di ottenere il permesso di soggiorno. A Brescia come a Milano gli immigrati hanno attuato forme di protesta pericolose per loro stessi, ma lo fanno per chiedere anche rispetto e non essere considerati solo braccia da lavoro buone solo quando serve. Da questo documenti un’analisi chiara e puntuale per capire le ragioni degli immigrati e l’assurdo di alcuni provvedimenti.

“I riflettori tornano ad accendersi sui problemi dell’immigrazione, ma con il rischio che si parli solo della correttezza o meno delle forme di protesta prescelte e si parli poco dei problemi più immediati e concreti dai quali la protesta è partita. E sono tutti problemi che nascono dalle scelte irrazionali di chi ha dovuto mettere insieme la propria immagine di chi “tiene le porte chiuse agli immigrati” con la inevitabilità di una sanatoria, partorendo così un vero mostro giuridico capace di portare all’esasperazione anche il cittadino più paziente. Su questi problemi chiediamo che si torni a porre attenzione trovando immediatamente soluzioni che facciano uscire le persone coinvolte da una drammatica situazione di incertezza e di ingiustizia.
In particolare:
1) si moltiplicano i casi di datori di lavoro che dopo aver avviato la pratica nel 2009 non si presentano in Prefettura non essendo più interessati all’assunzione. Il che è perfettamente logico ove si pensi che vengono convocati a un anno e mezzo di distanza dalla dichiarazione di emersione, quando la necessità dell’assunzione è venuta meno. Ad oggi il Ministero non ha ancora emanato una circolare che riconosca il diritto del lavoratore rimasto a metà strada nel percorso di emersione di ottenere un permesso di soggiorno per avere il tempo di ricercarsi un nuovo datore di lavoro;
2) come ben poteva prevedersi quando si è scelta la strada della sanatoria, anziché di un razionale allargamento delle possibilità di ingresso, si sono moltiplicati i casi di truffe ai danni di immigrati che hanno pagato migliaia di euro in cambio della promessa di una “emersione” poi mai realizzata, spesso ricevendo false attestazione di consegna dei documenti alla Prefettura. Esigenze di giustizia minima impongono che anche a costoro venga rilasciato un permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale (previsto dall’art. 18 TU) o per ricerca occupazione;
3) la sanatoria era ovviamente rivolta a sanare la situazione di stranieri entrati irregolarmente e pertanto aveva, giustamente, come destinatari, tutti gli irregolari che non avessero commesso reati incompatibili con la presenza sul territorio. Dunque anche coloro che avevano ricevuto un decreto di espulsione. Secondo una interpretazione restrittiva, alla quale le prefetture si attengono, non potrebbero essere “sanati” gli espulsi che, essendo stati trovati in Italia dopo l’espulsione, erano incorsi nel reato di mancato ottemperanza all’ordine di lasciare il territorio. Il che è assurdo se si pensa che questi ultimi sono esattamente nella stessa condizione dei primi, salvo aver avuto la sfortuna di essere stati fermati su un tram o in una stazione dopo la consegna del decreto di espulsione;
4) la sanatoria aveva anche escluso coloro che avevano in passato ricevuto una segnalazione per essersi trovati irregolarmente in un altro paese dell’area Schengen. Anche in questo caso si tratta di persone che si trovano nella medesima situazione di ogni altro irregolare, salvo aver ricevuto una segnalazione in qualche aeroporto o stazione d’Europa durante le loro peregrinazioni passate. Ma non vi è alcun motivo logico per cui vengano trattati in modo diverso da un “normale” irregolare. Tra l’altro la soluzione di questo problema, come del precedente, va a vantaggio di tanti italiani che hanno avviato la procedura di emersione ignari della esistenza di un ostacolo alla regolarizzazione e che ora si trovano ad essersi “autodenunciati” per il reato di occupazione di lavoratore irregolare senza più possibilità che tale reato venga sanato dal completamento della procedura di sanatoria;
Riteniamo pertanto assolutamente indispensabile che i poteri coinvolti (Ministero, prefetture e parlamento) si attivino per adottare immediatamente tutti i provvedimenti necessari a far cessare queste situazioni di palese ingiustizia e riavviare anche nel nostro paese una politica dell’immigrazione fondata sulla ragionevolezza e sul rispetto delle persone”.

Fondazione Casa della carità
Associazione Avvocati per niente

11-11-10

DirittiDistorti

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