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(18 Novembre 2009) Enzo Apicella
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Roma. Movimenti e lavoratori in piazza: ‘Alemanno giù le mani dall’acqua’

(25 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Roma. Movimenti e lavoratori in piazza: ‘Alemanno giù le mani dall’acqua’

foto: www.radiocittaperta.it

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

24-11-2010/21:07 --- "Nelle linee guida del nuovo piano industriale di Acea é prevista la salvaguardia integrale dei posti di lavoro: non ci saranno licenziamenti nel futuro della società, é un impegno che prendo come sindaco e come primo azionista". Lo ha detto oggi pomeriggio il sindaco di Roma Gianni Alemanno intervenendo in Campidoglio durante la seduta straordinaria dell'assemblea capitolina dedicata all’Acea. "La gestione del turn over e gli esodi volontari -ha aggiunto il sindaco- saranno gli unici interventi sul personale, ma non va fatto terrorismo psicologico nei confronti delle famiglie dei dipendenti". Ma i sindacati non sono affatto tranquilli, e parlano di un piano industriale dell’azienda controllata dal Comune di Roma che porterebbe a circa 1200 esuberi tra cessioni di rami di azienda e mobilità. Mentre dentro le aule del Campidoglio si susseguivano gli interventi dei consiglieri e dei rappresentanti della Giunta, in piazza manifestavano i comitati, le forze sociali e sindacali che stanno contrastando la privatizzazione. A Roma città sono state più di 70.000 le persone che hanno firmato i referendum contro ogni forma di consegna al mercato di un bene essenziale alla vita come l’acqua. I manifestanti hanno chiesto di bloccare intanto ogni aumento delle tariffe e di avviare il processo di modifica dello statuto comunale, inserendovi il riconoscimento del servizio idrico come bene privo di rilevanza economica, così come già richiesto da 5 Municipi con altrettante delibere.
“L’Acea è la prima multinazionale italiana della gestione del sistema idrico che è andata a fare ‘shopping’ in giro per il mondo ed anche all’interno del nostro territorio nazionale è il primo gestore in termini di utenti serviti, anzi clienti, come ormai bisogna dire vista la privatizzazione del servizio” spiega ai microfoni di Radio Città Aperta Paolo Carsetti, del Forum Italiano dei movimenti per l’acqua. “Ricordiamo che Acea viene spesso impropriamente definita ‘società pubblica’ quando in realtà è una Società per Azioni quotata in Borsa. Il Decreto Ronchi dello scorso anno prevede che entro il 2015 la partecipazione degli enti pubblici alle società quotate in Borsa debba scendere sotto al 30% dal 51% attuale. Ma Alemanno ha più volte fatto sapere che non vuole affatto attendere il limite del 2015 per imprimere una ulteriore privatizzazione all’Acea, che finora è stata formalmente controllata al 51% dal Comune di Roma e da altri Comuni della provincia. Diciamo formalmente perché in realtà la gestione privatistica e la ricerca del profitto a tutti i costi sono già una caratteristica di questa azienda di fatto privatizzata. Non cambierebbe molto con la diminuzione del controllo pubblico sull’Acea, ma di fatto ci troveremmo di fronte ad una accelerazione di processi che al contrario i comitati e le forze sociali che hanno promosso i referendum stanno tentando di ritardare se non addirittura di bloccare attraverso una moratoria che lasci tutto com’è fino a quando non ci permetteranno di votare e quindi di abolire ogni forma di privatizzazione della gestione delle risorse idriche”.
“Tramite la manifestazione di oggi – racconta Carsetti a Rca - siamo tornati a denunciare le speculazioni che vedono al centro l’Acea. Ultimamente abbiamo assistito ad una vera e propria scalata al capitale dell’azienda da parte di Caltagirone, che è stato tra l’altro favorito da una speculazione che mirava a far scendere il valore delle azioni in maniera che l’imprenditore in questione potesse acquistarle ad un prezzo irrisorio e rastrellare così un altro 4-5% in più rispetto alla quota già consistente che deteneva”.
L’appuntamento di oggi non esaurisce l’agenda dei movimenti che considerano l’acqua un bene comune da difendere. Il 4 dicembre in quasi ogni regione d’Italia si terranno manifestazioni in contemporanea; ogni comitato locale organizzerà le iniziative in base alle specificità del proprio territorio e ai temi ritenuti più prioritari. Ma la piattaforma generale poggia su due richieste ben precise: ‘moratoria subito’ e ‘diritto al voto nel 2011’. Il pericolo è che, se vengono sciolte le Camere, i referendum vengano rimandati di addirittura un anno, come prescrive la legge. “Noi chiediamo – aggiunge Carsetti - che in quel caso si voti non nel 2012, ma almeno nell’autunno del prossimo anno, come avvenne nel 1987 nel caso dei referendum contro il nucleare. In caso contrario la volontà espressa dai cittadini italiani attraverso una petizione che ha raccolto ben un milione e quattrocentomila firme verrebbe disattesa. Il rischio grosso è che con il passare del tempo le varie aziende che operano nel settore della gestione idrica cerchino di accaparrarsi fette sempre più consistenti delle ex municipalizzate rendendo di fatto inutile un voto contrario da parte dei cittadini nei confronti delle privatizzazioni che se arrivasse nel 2012 sarebbe tardivo e non potrebbe realmente ribaltare un processo ormai arrivato a compimento di consegna nelle mani dei privati dell’acqua”.

Radio Città Aperta - Roma

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